Antonio Spampinato, Libero 2/11/2013, 2 novembre 2013
ALTRI DISASTRI DI ZANONATO E DEL SUO UOMO (INDAGATO)
Si dice che Pier Luigi Bersani abbia lasciato tra le mura del ministero dello Sviluppo economico un segno indelebile del suo passaggio. Non è solo una questione sentimentale, di rispetto reciproco con i funzionari e i più stretti collaboratori. Ma anche di metodo di lavoro, che i suoi successori, volenti o nolenti, hanno ereditato. E il fiuto dell’attuale titolare del dicastero, Flavio Zanonato, nella scelta degli uomini di sua fiducia, sembra seguire acriticamente quella traccia, che ancora impregna, insieme all’odore stantio del mezzo toscano, gli arazzi di via Molise.
Come nel caso della nomina del commissario straordinario della Franco Tosi di Legnano, Andrea Lolli, avvenuta con decreto ministeriale lo scorso 16 ottobre. Una nomina che persino i sindacalisti più duri della fabbrica meccanica hanno fatto fatica a digerire. Anche seo proprio per questoLolli ha un passato politico nel Pci ed è già stato commissario straordinario di un consorzio laziale per lo smaltimento dei rifiuti, grazie alla nomina dell’onnipresente Bersani, posizione che però gli ha portato più di un grattacapo, con tanto di rinvio a giudizio e un’imminente prima udienza.
Un tempo a ricoprire il ruolo di commissario straordinario potevano essere solo commercialisti e avvocati. Poi, fondamentalmente per fare spazio al bravo Enrico Bondi, il Parlamento ha deciso di aprire alla figura dei manager. Ma cosa c’entra Lolli con le turbine?
Andrea Lolli, laurea in Fisica, dal 1980 al 1985 è stato sindaco, per il Partito comunista, di Bazzano, comune di quasi 7.000 anime nel bolognese, per poi diventare, fino al ’90, assessore all’Ambiente della Provincia di Bologna. Ha poi avuto incarichi di responsabilità legislativa in materia ambientale per i Ds. La gestione delle acque pubbliche lo ha portato a incarichi di rilievo in svariate società: presidente Acoser di Bolognapoi confluita in Hera -, presidente Amav Spa di Venezia, presidente Vesta, sempre a Venezia, presidente dell’associazione nazionale Federgasacqua, presidente del centro studi ProAcqua. Dal 1997 ha ricoperto l’incarico di commissario straordinario del Consorzio Gaia in amministrazione straordinaria, specializzata nella raccolta e smaltimento dei rifiuti di 21 comuni nelle province di Roma e Frosinone e nella gestione di due termovalorizzatori.
Insomma, politica, acqua e gestione dei rifiuti: di turbine, generatori o roba meccanica nel suo curriculum neanche l’ombra. Evidentemente il ministro Zanonato ha preso la decisione di nominarlo commissario per la sua esperienza maturata nello stesso ruolo ricoperto in precedenza. Anche se gli ha procurato, come detto, non poche rogne. Tra pochi giorni infatti si terrà,presso il tribunale di Velletri, la prima udienza di un processo in cui è coinvolto. Lo scorso gennaio è stato rinviato a giudizio insieme ai vertici del Consorzio Gaia in carica all’epoca dei fatti (2009), per la gestione degli inceneritori di Colleferro e in particolare per aver smaltito senza autorizzazione è l’accusa rifiuti pericolosi, classificati invece come ”speciali” nella discarica di Malagrotta di Roma e negli impianti di Colleferro.
Tra i rinviati a giudizio nella vicenda Gaia c’è anche l’ex rappresentante legale Franco Perasso, ora nominato da Lolli direttore generale della Franco Tosi. Un secondo dirigente neoassunto a Legnano è Mirco Mascagni, nel ruolo di coordinatore delle aree operative e commerciali dell’azienda meccanica. Difficile capire cosa dovrà coordinare, vista la situazione della società.
Di sicuro c’è il fatto che da quando alla Franco Tosi Meccanica è arrivato il nuovo commissario straordinario, i quasi 400 dipendenti della storica fabbrica di turbine si sentono nuovamente avvolti in uno stato di precarietà. Fino allo scorso metà ottobre, l’affitto d’azienda, propedeutico alla vendita, alla ligure Termomeccanica, la più attrezzata e vicina dal punto di vista industriale tra le quattro società che avevano presentato altrettante manifestazioni di interesse, sembrava cosa fatta. Termomeccanica aveva promesso ai sindacati di riassorbire nei primi 12 mesi 200 dipendenti e altri 140 nel successivo triennio, investendo nell’impianto 20 milioni di euro. In confronto allo spettro della chiusura o al proseguimento della cassa integrazione a rotazione attualmente in atto, appariva ai dipendenti come un eden.
Lolli ha invece, per prima cosa, deciso di resettare i precedenti accordi e, come secondo passo, ha assunto i due nuovi dirigenti; pericoloso per una società già zeppa di debiti e con i creditori che non sono riusciti a farla fallire (è stata dichiarata insolvente lo scorso 24 luglio) solo grazie all’intervento del Tribunale. Lolli avrebbe deciso di passare direttamente alla vendita dell’azienda senza optare, almeno nell’immediato, per l’affitto. Ma non basterà un anno, viste le macchinose procedure da seguire, prima di arrivare alla cessione. L’affitto serviva proprio a questo, ad assicurare una continuità aziendale e salvaguardare i posti di lavoro. L’asso nella manica di Lolli potrebbe invece essere una garanzia statale da calare nella partita con le banche, al fine di ottenere un finanziamento utile a proseguire l’attività ordinaria e completare così l’iter per la cessione dell’azienda. Dovesse andar male, c’è sempre l’affitto. Ma deve fare bene i suoi calcoli, perché di tempo, a Legnano, ne è rimasto davvero poco. Per questo, tutto sommato, la sua patente di bersaniano di ferro potrebbe servire a qualcosa. Con Zanonato, di sicuro, parla la stessa lingua.