Daniele Martini, Il Fatto Quotidiano 2/11/2013, 2 novembre 2013
ALITALIA IN PROFONDO ROSSO MA GLI SPRECHI VOLANO ANCORA
Chissà se i dirigenti Alitalia stanno preparandosi il premio di Natale, come fecero l’anno passato, quando si attribuirono tanti bei soldi: 36 milioni di euro, secondo quanto risulta al Fatto. Meno secondo l’azienda che però non ha esibito alcun dato. Forse alla fine questa volta prevarrà il pudore, ma non è detto. In base ad una sana e corretta gestione, nessuno al vertice avrebbe neanche dovuto pensarci al premio di produzione (Mbo in gergo) in questi 5 anni di nuova vita privata e in continua perdita. E invece ci pensavano, eccome se ci pensavano, dedicando all’argomento laboriosissime riunioni. Fu l’amministratore Andrea Ragnetti a fare il babbo Natale un anno fa. Poi è stato mandato via a forza, ma l’azienda lo tiene sempre nel cuore. Ieri ha volato a New York per correre la Maratona ed aveva prenotato in classe economica. Ma premurosi dagli uffici della compagnia gli hanno offerto una comoda poltrona in Magnifica. Evidentemente gli sono riconoscenti.
LA NUOVA Alitalia ha tentato di scrollarsi di dosso il vecchio imprinting di azienda sbracata, modello partecipazione statali, con gli sprechi, le ruberie, le clientele. Ma il richiamo della foresta è sempre forte. Qualcuno dei nuovi dirigenti ha anche provato a cambiare passo, e qua e là qualcosa di buono hanno anche fatto, soprattutto negli ultimi tempi, quando il vecchio management di Ragnetti è stato sostituito da Gabriele Del Torchio, personaggio assai più concreto e meno sfarfallante. Prima dell’estate Del Torchio ha imposto ai dirigenti un taglio degli stipendi del 10 per cento, un segnale forte per far capire che non ce n’era più per nessuno. Ma è stato come una noce nel sacco. Rispetto al tempo dell’Alitalia statale gli sprechi hanno solo cambiato natura : se prima erano il frutto di una gestione allegra in cui tutti si permettevano tutto in una specie di assalto alla diligenza, con i “patrioti” berlusconiani la compagnia ha continuato a buttare soldi dalla finestra, ma per altri motivi. Per incompetenza, soprattutto. I cinque piani industriali in 5 anni dicono più di mille discorsi. E il fatto che il nuovo progetto messo a punto all’inizio dell’estate sia stato cestinato appena tre mesi dopo, è emblematico. È la riprova che nessuno al vertice sa che pesci prendere e si va avanti per tentativi, nella speranza di imbroccare il dirizzone giusto. Perfino nella ricerca dell’irrinunciabile alleato internazionale vanno a tentoni: chi spinge per gli arabi di Etihad, chi pensa a una compagnia europea, chi invoca Air France. Ieri è tornata forte l’ipotesi russa Aeroflot (la prossima settimana una delegazione volerà a Mosca). La moltiplicazione dei progetti di business ha un costo, ovviamente. Non solo impegna manager e risorse per pensarlo e prepararlo, ma poi significa un continuo rimescolamento di carte, lo spostamento di risorse, la ricollocazione della flotta, un diverso utilizzo dei piloti. Clamoroso è il caso della riconfigurazione degli aerei. A un certo punto ebbero la brillante idea di introdurre tre classi sul lungo raggio: economy, business e premium che non era né carne né pesce. Dieci Boeing 777 e 12 Airbus 330 furono completamente svuotati, le poltroncine sbullonate e poi ricollocate secondo il nuovo ordine imposto dal marketing.
NON CONTENTI, pensavano di estendere la bella novità anche ai velivoli per il medio e corto raggio. La riconfigurazione di ogni aereo è costata circa 5 milioni di euro; in totale sono stati spesi un centinaio di milioni. Soldi buttati via, per un’operazione che alla fine è stata ripudiata. Sono tornati a due classi rismontando gli interni degli aerei. E altri milioni di sprechi si sono sommati ai milioni. Idem nel settore della comunicazione. Per risparmiare hanno svuotato mezzo ufficio stampa, salvo poi accorgersi che una grande azienda di servizi non può funzionare bene senza un rapporto continuo con l’esterno. Quindi sono tornati sui loro passi tirando a bordo anche un’agenzia specializzata milanese, la Image Building. Che ovviamente si è fatta pagare bene: circola la cifra di 75 mila euro al mese.