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 2013  novembre 02 Sabato calendario

PERISCOPIO


L’articolo 66 della Costituzione stabilisce che ciascuna camera giudica i titoli di «ammissibilità dei suoi componenti e le cause sopraggiunte di ineleggibilità e incompatibilità». Non si può sostenere che quel giudizio sia un semplice atto dovuto. Il Parlamento, in quanto organo politico, non è chiamato a emettere atti dovuti. La giunta prima e l’aula poi si esprimono in piena discrezionalità politica. Se l’articolo 66 della Costituzione non piace, lo si cambi. Ma, finché c’è, serve a evitare che sulla composizione delle camere incidano altri poteri. Il fatto che la legge Severino sia così rigida nel prevedere un automatismo pone il problema della sua costituzionalità. Nicolò Zanon, docente di diritto costituzionale all’Università di Milano e componente del Csm. Il Giornale.

Per cantare il dramma dell’Imu, una volta si è travestito da Robin Hood, un’altra ancora da Adele, e ha cantato «Monti, quanto fa questa cavolo di Imu?». Per Maurizio Crozza la tassa sulla casa è una vera ossessione. Tanto da essere diventato il tema più ripetuto nei suoi sketch. È un tema comico sicuro. Ma c’è anche una seconda ragione meno evidente: la stangata sulla casa fa male e non poco anche alla famiglia Crozza. Perché il suo primo lavoro è certamente fare ridere. Ma il comico genovese ha anche una seconda attività meno nota e gestita in coppia con la consorte, Carla Signori: quella dell’immobiliarista. Marito e moglie hanno intestati sette fabbricati. Franco Bechis. Libero.

Ognuno deve fare la sua parte, anche i politici, anche i giornalisti, ma in questi vent’anni lo sbaglio di noi magistrati è di non aver mai fatto un’autocritica o una riflessione perché si è verificato, ed è inaccettabile, che alcune indagini sono servite ad altro per gli stessi magistrati, per carriere, per entrare in politica. Ilda Boccassini, pm a Milano. la Repubblica.

Spiare si è sempre spiato, badando magari a non farsi scoprire. Diverte piuttosto il contorcimento di chi considera Wikileaks una cosa buona e giusta, atteggiandosi a verginella quando i capi di Stato non si fidano ciecamente l’uno dell’altro. Diverte chi non ha ancora capito (e Jeremy Betham lo aveva già spiegato nel Settecento) che la trasparenza assoluta sta alla base del carcere e degli stati totalitari, mentre la privacy è altamente democratica. Se ne deduce che il grido «intercettateci tutti» è un’idiozia. E francamente: se qualcuno deve ascoltare le nostre conversazioni telefoniche, preferiamo che a farlo siano i servizi segreti americani piuttosto che i magistrati italiani. Mariarosa Mancuso. Il Foglio.

Fino a pochi decenni fa in numerosi Paesi islamici erano al potere élite occidentalizzate. In Turchia il partito di Ataturk, in Iran lo Scià, in Algeria il Fln, in Egitto e Siria il partito Baath. Poi sono sorti e andati al potere i movimenti islamisti. In Iran hanno creato una teocrazia, in Siria dittatura, in Algeria, dopo aver vinto le elezioni, hanno fatto massacri. E anche in Egitto i Fratelli musulmani, dopo aver vinto le elezioni, stavano imponendo una costituzione islamista basata sulla sharia. Francesco Alberoni. Il Giornale.

Mi possono dire «stronzo», «comunista» (e hanno anche ragione) ma «antisemita» proprio no. Io non sono propenso alle querele ma non posso tollerare che mi vengano attribuiti aggettivi che io trovo sconci e osceni. L’unica cosa importante è che sia stato sancito che io non sono antisemita. Vauro. Il Fatto.

Qualche mese prima della bufala del Corriere della Sera sul nuovo Leonardo era stato «scoperto» un altro capolavoro, un «Sant’Agostino» di Caravaggio, dipinto circa 40 anni dopo la morte del maestro e reso noto con euforia sul Sole 24 Ore. Alle contestazioni sull’impossibilità, anche per Caravaggio, di dipingere dall’aldilà, il direttore del giornale fu turbato e quasi offeso, perché io, mai prima, come altri studiosi, interpellato, avevo rovinato la festa. Oggi a quel Caravaggio non crede più neanche chi volle, con grande convinzione, pubblicarlo. Stessa reazione da parte di Bruno Manfellotto, direttore de L’Espresso, il quale pubblicò in copertina un falso Raffaello (derivato dalla Visione di Ezechiele), promosso in assoluta solitudine dal più frivolo dei miei allievi, ragazzo scanzonato e del tutto incompetente per titoli e per esperienza, con l’aggravante di aver derubricato a copia l’originale conservato a Palazzo Pitti. Vittorio Sgarbi. Il Giornale.

Nel succedersi delle generazioni (e in quanto ogni generazione esprime la mentalità di un’epoca storica) può avvenire che si abbia una generazione anziana dalle idee antiquate e una generazione giovane dalle idee infantili, che cioè manchi l’anello storico intermedio, la generazione che abbia potuto educare i giovani. Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, quarto volume. Einaudi. Andrea Romano, Compagni di scuola. Mondadori. 2007.

Ciò che debbono dire i pittori lo si trova sulla tela, grido teso, vibrante. È con i mezzi dell’arte che essi comunicano la parte più segreta di loro stessi. Le parole, a loro, servono poco. Françoise Giroud, Leçons particulières. Fayard.

Tutto gli era sembrato facile fino a quel momento: la vita di caserma appena richiamato, la partenza per il fronte con il battaglione, le tradotte dei Balcani, la guerra, l’ubbidienza e la disubbidienza, i combattimenti ai quali aveva partecipato come una comparsa in costume, sparando dove sparavano gli altri, avanzando o fuggendo con la compagnia, col plotone, incalzato dagli ordini, ma infine diretto e guidato in quella incomprensibile geografia di monti e di fiumi ignoti. Ancora più facile gli fu abbandonare le armi, stendersi sul piancito di altre tradotte, passare fiumi e città, fino al campo di prigionia, nei pressi di Francoforte. E poi farsi scegliere, fra tanti, da un padrone di segheria che lo portò in un paese tra i boschi e lo mise in un laboratorio di falegname che gli ricordava il suo abbandonato quattro anni prima a Viconate, con tutti gli arnesi. Piero Chiara, Viva Migliavacca!. Mondadori. 1982.

Un perfetto gentiluomo, del resto, a li pedi c’aveva due pantofole; che parevano du zamponi d’elefante. Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti. 1957.

Un niente turba anche l’amicizia più disinteressata. Roberto Gervaso. Il Messaggero.