Andrea Di Biase, MilanoFinanza 2/11/2013, 2 novembre 2013
SERIE A ALL’ULTIMO STADIO
La legge sugli stadi è un priorità del governo Letta, che punta a favorire l’approvazione del provvedimento da parte del Parlamento entro la fine dell’anno. La presa di posizione del ministro degli Affari Regionali con delega allo Sport, Graziano Delrio, arrivata poche settimane fa, a favore di un nuovo quadro normativo sull’impiantistica sportiva è stata accolta con favore dal mondo del calcio e rappresenta senza dubbio un passo in avanti importante. Ma mentre in Italia siamo ancora alle enunciazioni di programma, le notizie che arrivano dall’estero fanno intuire che il gap infrastrutturale che separa la Serie A dalle altre principali leghe calcistiche europee è destinato ad ampliarsi ulteriormente. Mentre Delrio dichiarava il sostegno del governo alla proposta di legge presentata in Parlamento, il presidente del Real Madrid, Florentino Perez, forte dei 520 milioni di fatturato del club blanco, annunciava l’intenzione di ristrutturare completamente il mitico stadio Santiago Bernabeu. Un progetto da circa 400 milioni, che il numero uno del Real intende finanziare attraverso l’emissione di un bond da 200 milioni e raccogliendo gli altri 200 milioni dalla cessione dei naming right dell’impianto. Anche per questo Perez avrebbe chiesto ai quattro studi di architettura che sono in gara per aggiudicarsi il progetto dell’opera di rivedere i disegni in modo tale da includere uno spazio per il futuro sponsor sulla facciata del nuovo Bernabeu.
Ovviamente i pretendenti non mancano. Nel giro di poche settimane alla porta del presidente del Real Madrid avrebbero bussato colossi del calibro di Emirates Airlines (che già sponsorizza il club madrileno e che ha legato il suo brand allo stadio dell’Arsenal), Audi e addirittura Microsoft. Il progetto della dirigenza madrilena non è solo una dimostrazione di grandezza, ma ha alla base un chiaro razionale economico. Finora il Real Madrid, che con ricavi superiori ai 500 milioni l’anno è la società sportiva più ricca del mondo, ha lavorato molto sul lato della commercializzazione dei diritti televisivi (che a differenza dei club italiani può negoziare su basi individuali) e sul merchandising. Tuttavia, come ha spiegato recentemente il direttore tecnologia e sistemi dei blancos, Enrique Uriel, queste due fonti di ricavo sono destinate a stabilizzarsi nel tempo. Per questo in futuro il Real Madrid punta a ottenere ancora maggiori entrate dallo stadio. «Nelle leghe sportive Usa», ha spiegato Uriel, «il consumo medio di uno spettatore nello stadio è più di 10 euro, mentre in media ogni spettatore presente al Bernabeu spende solo 0,8 euro». Considerato che la capienza del nuovo impianto non dovrebbe discostarsi troppo da quella attuale (85.454 posti) si comprende quale potrebbe essere il vantaggio in termini di ricavi per il Madrid.
Ma se il Real, per la sua forza finanziaria e l’appeal del suo brand, può essere considerato un caso a sé, Germania e Francia hanno invece saputo fare sistema, cogliendo l’occasione dei Mondiali 2006 e degli Europei 2016 per rimodernare completamente le proprie strutture. Lo scorso 18 ottobre, alla presenza del presidente della Uefa, Michel Platini, il comitato organizzatore di Euro 2016 ha fatto il punto sui lavori relativi ai dieci impianti che ospiteranno la competizione. Dei quattro impianti nuovi, due sono già terminati. Lo stadio Stade Pierre Mauroy di Lille è stato inaugurato nell’agosto 2012: con una capienza di 50.100 spettatori, è il primo stadio francese con copertura retrattile. Un’altra innovazione tecnica è l’arena integrata: situata sotto la parte nord del terreno di gioco, consente di innalzare un palco per spettacoli con un’affluenza da 6.500 a 35 mila spettatori. Nizza ha inaugurato il suo stadio, l’avveniristico Allianz Riviera, il 22 settembre di quest’anno con la gara tra Nice e Valenciennes. L’impianto ospiterà anche il Museo nazionale dello sport che, con circa 100 mila cimeli, sarà una delle collezioni sportive più importanti del mondo. La costruzione dello Stade de Bordeaux è iniziata quest’anno e terminerà nella primavera del 2015. I lavori di fondazione del Grand Stade de Lyon, 58.000 posti di proprietà dell’Ol, sono iniziati ad agosto di quest’anno; l’inaugurazione è prevista per la stagione 2015-2016. Sono invece ancora in corso i lavori di ristrutturazione dello Stade Vélodrome di Marsiglia, del Félix Bollaert-Delelis di Lens, del Geoffroy-Guichard di Saint-Etienne, soprannominato il calderone, la cui capienza verrà aumentata a 41.500 spettatori, dello Stade Municipal de Toulouse, la cui costruzione risale alla Coppa del Mondo del 1938, che potrà ospitare fino a 33 mila spettatori e del Parc des Princes di Parigi. L’impianto, di proprietà della municipalità (che ha finanziato parte dei lavori), che ospita le gare interne del Paris Saint-Germain, arriverà ad avere una capienza di 45 mila posti. Ma il club di proprietà della Qatar Sports Investments punta ad aumentarne ulteriormente la portata, arrivando a 60 mila spettatori, facendo partire una nuova ristrutturazione subito dopo gli Europei del 2016.
Complessivamente i lavori di costruzione e ristrutturazione degli stadi francesi hanno mobilitato investimenti pubblici e privati per un ammontare complessivo di 1,6 miliardi.
In Italia, fatta eccezione per le esperienze pionieristiche della Juventus e dell’Udinese, siamo ancora al palo. È vero che sia il Napoli di Aurelio De Laurentiis sia la Roma di James Pallotta hanno come obiettivo dichiarato quello di dotarsi di un moderno impianto di proprietà, ma la dialettica in corso con i rispettivi comuni non sembra lasciare intravedere l’avvio di lavori a breve. E più il tempo passa, più il pubblico si allontana dai vecchi stadi italiani, mettendo in difficoltà i club anche nella commercializzazione dei diritti tv (ai broadcaster non piace trasmettere partite in cui si vedono gli spalti semivuoti). Come dimostrano i dati contenuti nell’ultimo studio pubblicato dall’European Professional Football League (Epfl), l’associazione che riunisce le principali leghe calcistiche europee, relativo al riempimento degli stadi, la Serie A continua a segnare il passo sia in termini di spettatori medi per partita sia per quanto riguarda il tasso di riempimento degli impianti.
Secondo i dati contenuti nello studio della Epfl, la scorsa stagione il campionato italiano ha registrato una media di spettatori a partita pari a 23.603 unità, pressoché in linea con il 2010-2011 e il 2011-2012. Peggio della Serie A ha fatto solo la Ligue 1 con una media di 19.261 spettatori per partita, ma solo perché la capacità media di accoglienza degli stadi francesi (prima della ristrutturazione in corso) era solo di circa 27 mila posti. Al top si conferma invece la Bundesliga con una media di 41.914 spettatori per gara, davanti alla Premier League (35.903) e alla Liga spagnola (25.464). Il quadro a tinte fosche per la Serie A non cambia nemmeno se, invece degli spettatori medi, si prende come parametro il tasso di riempimento degli impianti. Sotto questo profilo a primeggiare sono gli stadi della Premier League, che la scorsa stagione hanno registrato un tasso di riempimento del 95,3%, davanti a quelli della Bundesliga (91,4%). La francese Ligue 1 figura al terzo posto con il 70,7%, davanti alla Liga spagnola (64,1%) e alla Serie A (58,7%).