Adriano Melchiori; Gianfranco Ursino, Plus, Il Sole 24 Ore 2/11/2013, 2 novembre 2013
«GRANDI COOP» AI VERTICI DELLA RACCOLTA BANCARIA
Con le banche le Coop hanno in comune l’ordine di grandezza dei risparmi raccolti. Complessivamente, come si vede dalla tabella riportata in alto, l’aggregato delle nove grandi cooperative di consumatori, aderenti a Legacoop e al consorzio Coop Italia, va a occupare la 29esima posizione nella graduatoria dei depositi da clientela, raccogliendo dai soci 10,4 miliardi: più di quanto Unipol Banca raccolga dai clienti (31esima con 9,9 miliardi) e poco meno di Banca Mediolanum (25esima con 11,7 miliardi). Ma il confronto regge anche guardando alla posizione delle singole Coop rispetto alle 693 banche operanti in Italia: Unicoop Firenze, con i suoi 2,4 miliardi di prestiti sociali, si colloca all’81esima posizione, Coop Adriatica (1,8 miliardi) alla 100esima e così via fino a Coop Centro Italia (630 milioni) che occupa la 210esima posizione, lasciando sotto di sé altre 483 banche.
Quello che, invece, le Coop non hanno in comune con le banche e gli altri intermediari finanziari vigilati è il loro sistema di regole e controlli, di segnalazioni e tutele, affidato alla regia di Bankitalia. I soci prestatori non sono garantiti come i depositanti bancari (fino a 100mila euro) e le associazioni di categoria non hanno ancora promosso, a distanza di anni, alcuno “schema di garanzia”. Una soluzione consortile, quest’ultima, già contemplata dalle istruzioni di Bankitalia e a costo zero se davvero, come sostengono le Coop, i libretti fossero sicuri grazie ai loro patrimoni.
Del resto in passato ci sono già stati soci prestatori che hanno inutilmente reclamato, quali creditori chirografari non garantiti, la restituzione dei loro risparmi da cooperative fallite o poste in liquidazione coatta. È successo, per esempio, con Coop Risparmio 76 e Coopcostruttori di Argenta, come abbiamo ricordato su Plus24 del 19 ottobre scorso. Casi in cui si è assistito anche a un’operazione solidaristica da parte di Legacoop, seppur parziale, con un intervento forse suggerito anche dalla preoccupazione di evitare un giro di vite, da parte della Vigilanza, sulla normativa dei prestiti sociali, un sistema di raccolta riconducibile, per più dell’80%, proprio alle Coop.
Quando si raccolgono e gestiscono 10,8 miliardi di somme affidate da soci piccoli risparmiatori, in gran parte disinformati e inconsapevoli dei rischi che corrono, non ci si può affidare solo all’autodisciplina per fissare le regole. Dopo la retromarcia effettuata con la delibera del 19 luglio 2005 (rimozione dei precedenti obblighi di trasparenza informativa e contrattuale introdotti nel 1994), il Cicr e la Banca d’Italia sono sempre più sollecitati a tutelare i soci risparmiatori, almeno quando i numeri complessivi (soci prestatori e somme raccolte) esprimono realtà roppo rilevanti per essere disciplinate dal solo multiplo patrimoniale e lasciate in balìa dell’autoregolamentazione aziendale.