Gianluca Paolucci, La Stampa 2/11/2013, 2 novembre 2013
“MI SONO MOSSA ANCHE PER UN MALATO DI SCLEROSI E PER IL ROMENO CIORAN”
C’è il caso di Saverio Fanfulla da Bari, incarcerato nonostante la sclerosi multipla. La lettera scritta a mano da Nicolai Cioran, un cittadino romeno di 28 anni, «ristretto nella casa circondariale di Ancona e profondamente sofferente». C’è l’accorata preghiera del detenuto in Germania Angelo Ciceri, che lamenta condizioni fisiche drammatiche. Storie così.
Sei casi solo ad agosto. Sei casi che per il ministro Anna Maria Cancellieri dimostrano la sua assoluta buona fede. «Ho fatto il mio dovere», ripete ai più stretti collaboratori in queste ore difficili. «Cosa avrebbero detto di me, se Giulia Ligresti fosse morta in carcere di stenti? E se si fosse suicidata? Conoscendo la sua situazione, ero obbligata ad intervenire. Questa è la verità. Il mio è stato un intervento umanitario assolutamente doveroso». Il fatto che Giulia Ligresti fosse figlia di un vecchio amico di famiglia non è ritenuto significativo. «Sarei intervenuta per chiunque in quelle condizioni di salute». Come non rileva, per il ministro, la formidabile buonuscita intascata del figlio Piergiorgio Peluso, 3,6 milioni per un anno da direttore generale in Fonsai: «Ha ottenuto un ottimo contratto che prevedeva una lauta liquidazione. Io non c’entro».
Ecco la linea. Il ministro sta preparando la sua difesa, anche se ritiene sbagliato l’utilizzo di questo termine. «Nulla da giustificare. Non dobbiamo difenderci. Spiegheremo in Parlamento quello che è già sotto gli occhi di tutti. Le carte parlano». Ci sono cinque impiegati che lavorano per segnalare i casi particolari al ministro di Grazia e Giustizia. In queste ore stanno raccogliendo le sollecitazioni più significative di detenuti ammalati, per cui sono intervenuti. Certo, si potrebbe obiettare, non è la stessa cosa «sensibilizzare» il Dap con una lettera formale firmata dall’ufficio, piuttosto che con un intervento diretto. Ma anche su questo aspetto, il ministro ritiene che non ci siano motivi di inopportunità. Nessuna disparità di trattamento.
Anna Maria Cancellieri non vacilla. Non medita passi indietro. Chi la conosce bene e l’ha sentita ieri, la descrive così: «Molto amareggiata per quello che sta accadendo, ma tranquilla. Pensa al lavoro, non alle dimissioni. Sta programmando gli impegni dei prossimi giorni». Lunedì e martedì sarà a Strasburgo alla Corte Europea per due giornate non facili. Dovrà fare il punto sul piano delle carceri che dovrà presentare tassativamente entro maggio 2014, dopo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per il trattamento «inumano» delle nostre galere. Il tema è sempre quello, per certi versi.
Ma per adesso prevale il silenzio. Anche il figlio del ministro preferisce non commentare. «Con mia madre abbiamo concordato così», dice Piergiorgio Peluso. Per la famiglia Peluso-Cancellieri, quello dei Ligresti è un tema delicato. Che tocca un legame di amicizia che dura da 40 anni, nato sul pianerottolo della casa milanese dove abitava la famiglia del ministro e quella di Antonino Ligresti, fratello di Salvatore. E proseguito sui banchi di scuola, tra Giulia e lo stesso Piergiorgio. Legame cementatosi in modo particolare tra la Cancellieri e Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti. «Io poi sono originaria di Parma, il ministro Cancellieri è stata prefetto a Parma e spesso ci sentivamo anche solo per concordare qualche pranzo insieme in qualche nuovo ristorante», racconta ai pm la Fragni. Così, quando la salute di Giulia, in carcere, fa preoccupare la famiglia, il pensiero va subito all’amica illustre.
«Vorrei - dice il 17 agosto - che tu raggiungessi, perché io non ci sono riuscita, quella nostra amica. Penso che potrebbe fare qualcosa». Il 19 agosto, alle 14.25, arriva la risposta: «Ho stabilito il contatto». E in effetti quel giorno il ministro aveva chiamato Antonino alle 13.33. Sei minuti in cui, come chiarì Anna Maria Cancellieri ai magistrati, Ligresti le aveva spiegato i timori per le condizioni di Giulia. Il ministro si attiva il giorno stesso: «Ho fatto la segnalazione».