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 2013  novembre 03 Domenica calendario

«JANE AUSTEN ERA BRUTTA» POLEMICA FEMMINISTA SULLA BANCONOTA RITOCCATA


Lei, la protagonista della questione, sorride da sotto una cuffietta smerlettata, sulla nuova banconota da dieci sterline. Jane Austen, signorina a modo della campagna inglese dei primi dell’Ottocento. Oppure Jane Austen, la scrittrice mito, la femminista non femminista,l’animo ribelle nascosto dietro la facciata da brava ragazza. Di sicuro, il suo nome è ormai intoccabile, i suoi romanzi sono oggetto di culto e di pellicole cinematografiche, lei stessa è diventata la protagonista di un film, Becoming Jane , in cui a interpretarla è Anne Hathaway. Ecco, bisognerebbe sapere come ha reagito Paula Byrne, professoressa di Oxford e autrice della biografia The Real Jane Austen , nel vedere gli occhioni languidi e il visino di porcellana di Anne Hathaway impersonare la sua prediletta. Perché oggi, di fronte alla banconota, la professoressa Byrne si è indignata: il ritratto scelto dalla Banca d’Inghilterra- accusa- è un «photoshop vittoriano», una immagine abbellita e ritoccata a uso e consumo del moralismo ottocentesco, che voleva le donne docili, obbedienti, inoffensive, nonpensanti.
Sembra una riproduzione seppiata e innocente, ma è un affronto, una perversione ideologica ed estetica, un ribaltamento dello spirito austeniano. La Byrne non lo dice proprio apertamente, ma quel ritratto è troppo bello rispetto alla «vera» Jane (quella di cui lei si è occupata), la fa sembrare «una graziosa bambolina con gli occhioni dolci». È un peccato sembrare un po’ bamboleggiante? Sì, pare, se sei una scrittrice venerata, considerata l’antesignana di molte battaglie di donne (brutte per forza pure loro?, chissà). E ancora sì, se in realtà non eri così carina, ma lo sei diventata per volere di un nipote che ti ha fatto «migliorare » il ritratto, in origine realizzato da Cassandra Austen, sorella di Jane, vedi la solita perfidia femminile che cosa combina. E infine, di nuovo sì, è un peccato e quasi un crimine, se tutto ciò è avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento, in un momento in cui le donne non dovevano lasciare trasparire il carattere nei loro tratti esteriori, e ancora meno, poi, averne uno forte. Insomma riproporre quell’immagine della Austen è insultare una donna «intelligente e determinata », «un’autrice profonda», non una bamboletta o addirittura- come hanno scritto i giornali britannici- una Katie Price dei nostri tempi, cioè una starlette affezionata al silicone. Dice Byrne che Jane Austen non è una scrittrice «rassicurante» bensì «sovversiva», che è «una femminista», una che «scrive delle classi sociali». Invece quel ritratto ne tramanda una immagine innocente, per via degli occhioni, dei boccoli, del sorrisetto, dell’aspetto troppo gradevole. «Imperdonabile» per la studiosa.
Anche perché Jane Austen è stata scelta per sostituire Charles Darwin e rimediare alla carenza di donne sulle sterline (Regina a parte): ma se poi, per fare una operazione politicamente corretta, si eccede e si diventa- inavvertitamente- politicamente scorretti, superficiali e un po’ sessisti? Alla Banca d’Inghilterra pensavano di averci azzeccato, e invece no. Anche se per la Jane Austen Society quel dipinto va benissimo. Bisogna anche dire che sul Daily Mail , qualche mese fa, Frances Wilson si indignò per la scelta, ma per motivi opposti alla severa Byrne: Jane Austen è «noiosa e sopravvalutata» e, soprattutto, «il denaro per le sue eroine è come il calcolo delle calorie per Bridget Jones ». In pratica, ossessionate tutte, la scrittrice e le sue creature, dai soldi: altro che romanticismo e ironia. C’è comunque ancora tempo per il dibattito, la banconota entrerà in circolazione nel 2017. Ma è difficile che si torni indietro, al maschio Darwin.
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