Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 3/11/2013, 3 novembre 2013
PARIOLI, VIA TRE MADONNE CITOFONARE LIGRESTI
Le finestre sono chiuse, le tende tirate. Lì abita Angelino Alfano, il vicepremier, e i giornalisti stanno fuori dal cancello con il taccuino in mano: anche da qui si cerca di capire come possa evolvere lo scandalo Cancellieri, che monta senza lievitare in una crisi vera. Via Tre Madonne, Parioli alti, non è mai stato un indirizzo così importante. È il complesso edilizio della Milano Assicurazioni dove abitano ministri e manager di Stato, banchieri e onorevoli, segretari di partito e furbetti dell’edilizia romana.
MA IERI, DAVANTI alle tre palazzine color crema, non c’erano le gazzelle della Polizia nè l’auto di scorta con gli agenti in borghese che di solito seguono Alfano. “Qua c’è sempre un gran via vai, con ‘sta storia dei Ligresti si sono chiusi tutti dentro” dice la signora che porta fuori il cane e non apprezza i vicini vip. Da anni qui ci stanno politici e gente potente. “Vede lassù, quelle tettoie sull’attico? Roba abusiva, lo sanno tutti. Però qua la legge non conta. Qua, se ci abiti, vuol dire che la legge sei te in persona”.
Il carnet della casa è ormai noto: da Renato Brunetta alle sorelle Chiara e Benedetta Geronzi, da Italo Bocchino a Rocco Buttiglione, da Mauro Masi (ex direttore generale della Rai) a Marco Cardia (figlio dell’ex presidente Consob), gli inquilini degli ultimi anni si sono distinti per curriculum altolocati e gusti politici piuttosto uniformi. Area centrodestra, area Berlusconi, destini incrociati a quello dei Ligresti pre e post prigione.
E che si dice in via Tre Madonne della Cancellieri, la ministra che al telefono dice “ti voglio bene..., qualsiasi cosa io possa fare conta su di me” alla compagna di Salvatore Ligresti? Niente appartamento da 250 metri, come gli altri, ma l’hanno vista spesso qui, nell’edificio dove sta Alfano. “Vabbè, diciamo che è una di casa – ammette un testimone maneggiando i quotidiani di giornata –. E aggiungiamo pure che, ai tempi belli, quando tu stavi in rapporti col giro di Berlusconi e La Russa non c’era problema a prender casa qua, a prezzi pure buoni”.
È questo il dettaglio che fa impazzire Antonio Jezzi, avvocato con studio in via Tre Madonne dal 1985. Uno di quelli che, quando l’Ina cedette l’immobile alla Milano Assicurazioni attraverso Pirelli Re, fu buttato fuori senza tanti complimenti: “Non ero il tipo di inquilino che volevano loro – spiega Jezzi –; e soprattutto il problema era che io volevo comprare l’appartamento. Invece Ligresti queste case le voleva tenere a disposizione, per affittarle alle persone giuste, col prezzo giusto, accontentando le richieste di chi contava e non le legittime aspettative di chi è stato lì dentro vent’anni”.
Jezzi ha tentato la via processuale per difendere le proprie ragioni: sentenza favorevole in primo grado, e 5 milioni di euro come risarcimento. In secondo grado giudizio ribaltato a tempo di record: “In sette mesi hanno deciso per uno sfratto: io che faccio l’avvocato da una vita, sono rimasto stupito”, aggiunge Jezzi. Cui la forza pubblica ha tolto le chiavi al terzo accesso domiciliare (in genere non se ne parla prima dell’ottavo) e il cui mobilio è stato depositato in un magazzino senza nemmeno un avviso di ritiro.
UNA FRETTA TERRIBILE, con il guaio (per Milano Assicurazioni) che garage e giardinetto annessi all’ufficio sono rimasti nella disponibilità del vecchio affittuario, fuori dallo sfratto. Così l’accesso al cortile con Porsche in bella vista resta un’abitudine per l’avvocato Jezzi. “Mi hanno pure tirato su la serranda del garage, c’è dentro uno scooter non mio: mi tocca tornare dai Carabinieri a fare denuncia – s’amareggia Jezzi –. Credo che la legge italiana qui dentro valga ancora. Credo”.