Ugo Bertone, Libero 3/11/2013, 3 novembre 2013
NON CI RESTA CHE PUNTARE SULLA BORSA
Perché Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del pianeta, non dà un occhio al Btp Italia? Il consiglio, non serio, viene spontaneo se si guarda ai problemi del saggio di Omaha, come lo chiamano i plotoni di risparmiatori che ogni anno salgono in Nebraska ad abbeverarsi alla sua scienza. Stavolta il problema è grosso: Berkshire Hathaway, la società di Buffett, ha in cassa 42,1 miliardi di dollari liquidi, assai più di quanto necessario. Ma Buffett, che negli ultimi tre mesi ha guadagnato 5 miliardi ed accumulato nuova cassa nonostante l’acquisto di Heinz (12,1 miliardi...) non vede in giro buone opportunità di investimento: è tutto troppo caro, manda a dire ai suoi soci.
Purtroppo, i risparmiatori hanno problemi più banali. Complice la crisi e le tasse, è crollata la passione per il mattone che, secondo gli ultimi sondaggi, ormai è considerato l’investimento preferito solo da un italiano su 4 (contro il 72% del 2007). Al contrario, godono di grande appeal i conti correnti, a partire da quelli vincolati, a conferma che la paura regna sovrana. In questa cornice si iscrive il Btp Italia 2013-2017, cioè il titolo che si potrà sottoscrivere da martedì 5 all’8 novembre (ma è quasi scontato che l’offerta sarà chiusa in anticipo mercoledì sera) in banca o via web, senza commissioni. Quanto renderà? Il Tesoro non farà regali: la previsione è per una cedola pari al 2,25% o anche meno. Probabile un rendimento del 2,10%. Difficile che il nostro Buffett, che negli ultimi 3 mesi ha guadagnato sugli investimenti il 29%, sia interessato. E qualche dubbio potrebbero averlo anche i risparmiatori comuni: in questi mesi, infatti, i Btp Italia (indicizzati all’inflazione di casa nostra) hanno reso meno degli altri Btp. E vista la discesa del carovita, è facile che il copione si ripeta nei prossimi mesi. Insomma, il Btp Italia è una buona soluzione difensiva quando c’è aria di tempesta. Ma quando le cose migliorano, rende meno degli altri. Che fare, allora, dei propri quattrini? È l’ora di correre qualche rischio in più?
a) Il consiglio di avvicinarsi alla Borsa, più volte ribadito in queste pagine, si è rivelato azzeccato. Negli ultimi 12 mesi Piazza Affari ha guadagnato il 25%. Da inizio 2013 il rialzo è superiore al 16%. Nel solo mese di ottobre il paniere principale, l’Ftse Mib, è salito del 10,5%. Se si va a vedere la performance di non pochi titoli di società piccole e medie che operano in prevalenza sui mercati internazionali si trovano performances ancora migliori. Le società trattate in Borsa sono un buon modo per sfruttare la ripresa dell’economia. Ma adesso? È troppo tardi per entrare? Probabilmente no, ma ci vuole prudenza. Nelle prossime settimane i mercati saranno dominati dalle mosse delle banche centrali. Gli operatori scommettono sul calo dei tassi europei (buona notizia per le Borse). Ma si riparla anche della mini stretta della Fed, che potrebbe favorire un rientro dei capitali investiti nei vari listini europei. Perciò, potrebbero essere settimane volatili. Il consiglio: frazionare il rischio attraverso i fondi di investimento, in parte su Piazza Affari (la più vivace d’Europa), in parte sulla Borsa americana per sfruttare il rimbalzo della moneta Usa.
b) E il reddito fisso? Nei prossimi mesi, salvo tempeste che non sembrano alle viste, i rendimenti di Bot e Btp dovrebbero puntare verso il basso. Chi scommetterà su un Btp a 10 anni, al netto delle commissioni ed altre spese, si dovrà accontentare presto di rendimenti largamente inferiori al 4 per cento. I rendimenti dei Btp a due anni sono addirittura ai minimi dalla nascita dell’euro. E la tendenza sembra destinata a durare. Di qui l’incentivo ad andare alla ricerca di cedole più ricche. Sul fronte delle obbligazioni, però, i rendimenti si sono ormai allineati verso il basso, salvo emissioni con una componente di rischio elevata. Il consiglio, per chi ha una propensione al rischio media, è di puntare su un Etf che abbia come sottostante un giardinetto di obbligazioni high yield. In questo caso il rischio di qualche brutta sorpresa è compensato da possibili exploit. E le obbligazioni subordinate? Si tratta di obbligazioni emesse dalle banche (sono in circolazione obbligazioni per 39 miliardi emesse da 140 istituti) che rendono un po’di più perché i sottoscrittori, in caso di fallimento della banca, dovranno mettersi in coda per rivedere i propri soldi. Gli obbligazionisti saranno pagati prima degli azionisti ma con una certa gradualità. Esistono cinque categorie di titoli subordinati, a cui corrispondono diversi profili di rischio. Un tema che, in coincidenza con l’avvio dei test della Bce sulla salute delle banche, assume la sua importanza. Del resto, tre cedole di bond Monte Paschi (riservate agli investitori istituzionali, non al pubblico) sono stati congelati nelle scorse settimane. Andrà tutto bene, certo, ma come spesso capita in finanza l’investimento all’apparenza più tranquillo si è rivelato più turbolento di un titolo azionario. Come insegna l’esperienza di Buffet che, nel 2013, i soldi li ha fatti con le azioni delle ferrovie Usa e con il ketchup. «Investi solo in quello che capisci» è il suo consiglio. Al solito saggio.