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 2013  novembre 03 Domenica calendario

DA ANNULLARE PER BROGLI UN CONGRESSINO SU QUATTRO


Un quarto dei congressi locali si è svolto senza che le tessere fossero certificate. Cioè registrate, inviate alla segreteria provinciale e quindi a Roma. Si parla di 34 federazioni su 118. E per questo motivo i congressi che lì si sono svolti già potrebbero (o dovrebbero) essere annullati. A ciò si aggiungono i casi di vere e proprie irregolarità. Che sarebbero circa il 10-15% del totale. A fornire il primo dato è Pippo Civati, che da settimane grida contro l’illegalità in cui si stanno svolgendo tanti congressi locali del Partito democratico. Se a livello centrale per ora non confermano, si ammette, però, che le denunce sono tante, tantissime. Riguardano, come si è detto, almeno il 15% delle federazioni provinciali. Le tipologie di violazione sono in genere due: tesseramenti gonfiati (in alcune zone sono più le tessere dei voti presi dal Pd alle elezioni normali) o non liberi (per esempio iscrizioni fatte solo agli amici di questo o quel notabile e impedite ad altri). Nelle ultime ore è soprattutto la Puglia ad essere sotto osservazione: decine i congressi che non si sono potuti svolgere per varie denunce.
Nel frattempo la polemica si è spostata sul piano politico. E infuoca i rapporti tra i candidati alla segreteria nazionale o tra i loro supporter. Lo scontro più aspro, ieri, è stato tra Beppe Fioroni e Matteo Renzi. Il capo degli ex popolari apre i fuochi su Twitter: «Se con le tessere care succede questo, alle primarie a basso costo che cosa succederà? Chi garantirà, senza controlli, dai brogli?». Poi lancia l’affondo al segretario in pectore del partito: «Rifletta, Renzi, non minimizzi e non banalizzi, in questo caos è coinvolto da attore principale come candidato favorito ». E questo perché «un congresso pieno di brogli ci consegna un segretario appannato, con molte ombre e poche luci», quindi «sta a lui chiedere di cambiare, di fermare gli imbrogli».
Gli risponde, sempre su Twitter, Davide Faraone, deputato vicino al sindaco di Firenze, ribaltando l’accusa: «Caro Fioroni, le ombre nella gestione del tesseramento sono su chi c’è stato fin ad ora, non su chi l’8 dicembre sarà chiamato a cambiare». Gli replica immediatamente Fioroni: «Certo, se ci va senza brogli. Se no è offuscato. Alle primarie, senza controlli, sarà un potenziamento degli imbrogli. Lo sai bene». Faraone non lascia cadere la polemica. Anzi: «Primarie fatte tante, fino ad ora sempre tutto bene. Questo nuovo meccanismo infernale è una trovata per inquinare i pozzi». Ma Fioroni non gli lascia l’ultima parola: «Tutto bene ciò che non si vuole vedere, tutto ciò che oggi si denuncia è stato sempre presente».
Ulteriore focolaio di discussione è la proposta fatta l’altro giorno da Gianni Cuperlo di fermare le iscrizioni, cioè di rivedere la regola per cui si era deciso di tenere aperto il tesseramento fino al giorno in cui si vota per il segretario nazionale. «Cambiare le regole in corsa sui congressi, senza averlo fatto quando era consentito e opportuno, ora è impossibile», chiude la porta Dario Nardella, fedelissimo di Renzi. «Il tesseramento resta aperto come stabilito, anche perché in caso contrario salterebbe la convenzione. Del resto siamo stati i primi a chiedere di svolgere i congressi locali con le tessere dopo le primarie nazionali, aperte a tutti. Non ci hanno ascoltati, ora non si può tornare indietro».
Critica la proposta di Cuperlo, ma anche la presa di distanza di Renzi, Pippo Civati: «È incredibile e molto ipocrita», scrive il candidato alla segreteria, «che a scandalizzarsi per il tesseramento gonfiato sia proprio chi ha tra i propri sostenitori e candidati sul territorio i signori delle tessere. Da settimane mi appello agli altri candidati perché fermino i loro sostenitori impegnati in queste pratiche. Appelli caduti nel vuoto: troppo facile, come fa Gianni Cuperlo, pronunciarsi adesso che i risultati sono in cassaforte, come nel caso dell’incandidabile Crisafulli eletto in Sicilia». Ma ne ha anche per il sindaco di Firenze: «Chi si propone di guidare il Pd non può dichiararsi disinteressato a ciò che avviene al suo interno, come fa Matteo Renzi». Gli risponde Patrizio Mecacchi, coordinatore del comitato Cuperlo, accusando lui e chi ha chiesto la massima apertura nei congressi e quindi nei tesseramenti: «Civati non parli di altro. Queste sono le conseguenze di una impostazione che riguarda anche lui. Alla domanda di apertura abbiamo risposto senza esitazioni con un regolamento che consentisse l’iscrizione al partito fino al giorno stesso del voto nei circoli. Se le cose non funzionano si possono e si devono cambiare. Lasciare che tutto degeneri è da irresponsabili».
Ma a cambiare le regole in corsa non ci stanno i renziani. Lo ribadisce il senatore Andrea Marcucci: «Chiudere il tesseramento sarebbe un riacutizzarsi della malatia, non la cura. Cambiare le regole in corsa non porta bene a nessuno, lo abbiamo visto anche nelle primarie del 2012. Gli organi di garanzia verifichino attentamente le segnalazioni che sono pervenute, ma i congressi devono andare avanti». Anche perché il problema, osserva Dario Ginefra, non è sospendere i congressi, ma «i signori delle tessere»: «Si dovrebbero sospendere con essi, attraverso lo strumento del commissariamento, i gruppi dirigenti per almeno un anno».