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 2013  novembre 03 Domenica calendario

LO STILE BONAPARTE DI PAOLINA E LE ALTRE


Un impero di famiglia, quello di Napoleone. Tanto che nella prima sala della nuova mostra ospitata nel Musée Marmottan Monet il concetto è immediatamente chiaro. Sovrastati da un ritratto di “Madame Mère”, Letizia Bonaparte madre di Napoleone, ci sono i busti dei sette fratelli: il futuro imperatore, le sorelle Carolina, Elisa e Paolina, i fratelli Jérôme, Lucien e Louis, che furono tutti impegnati nell’attività di famiglia: fondare e mantenere un impero. Les soeurs de Napoleon – Trois destins italiens (fino al 26 gennaio 2014) racconta la storia delle tre sorelle che furono principesse, regine, seduttrici d’Italia. Elisa, la maggiore (1777-1820), sposò l’ufficiale dell’esercito francese Felix Baciocchi e fu principessa di Piombino e di Lucca, granduchessa di Toscana e, nel 1809, rappresentante dell’Imperatore in Italia. Paolina (1780-1825) fu la bellezza, l’eleganza, e anche la frivolezza; giovanissima vedova del generale Leclerc nel 1802, l’anno dopo sposò il principe Camillo Borghese, ma l’unico uomo al quale restò fedele fu suo fratello l’Imperatore. Carolina (1782-1839) fu la più forte. A diciotto anni andò sposa a Gioacchino Murat, con il quale ebbe quattro figli. Insieme nel 1808 salirono sul trono di Napoli e quando il marito ne fu cacciato, Carolina rimase a Napoli fino al 1815 come reggente.
Maria Teresa Caracciolo, storica dell’arte e ricercatrice al CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), ci guida per i bei saloni al pianterreno del Marmottan. È la commissaria della mostra e racconta del grande lavoro per assemblare le 140 opere che oltre alle storie di famiglia descrivono, intrecciate ben strette, anche la storia dell’Europa di quel periodo. Grandi musei come il Louvre o Palazzo Pitti hanno prestato dipinti e oggetti, accanto a musei napoleonici come la Fondation Napoléon o il Museo di Portoferraio, Isola d’Elba. La prima sala è dedicata a Elisa e, oltre ai ritratti della sorella maggiore, mostra anche uno dei celebri Portrait de Chateaubriand eseguiti da Girodet Trioson. Appassionata di arti e lettere, Elisa organizzò l’incontro tra Napoleone e Chateaubriand il quale, dopo la firma del Concordato tra l’Impero e la Chiesa di Roma nel 1802, pubblicò Il genio del cristianesimo.
Un piccolo ritratto del principe Camillo Borghese, opera di Bernardino Nocchi, è nella sala di Paolina accanto a un’enorme tela di Berthon che ritrae la bella principessa con la sua dama di compagnia Cristina de Mathis, per anni amante dell’imperatore. La Galleria Borghese non ha ovviamente concesso la statua di Canova, ma la mostra non se ne è comunque privata: l’ambasciata inglese ha rinunciato per qualche mese alla perfetta copia (se pur ridottissima) della Paolina Borghese come VenereVincitrice di Adamo Tadolini, allievo di Canova. E poche sale più avanti, di Paolina vediamo anche un bellissimo strascico in velluto verde ricamato in oro, prestato da Portoferraio.
A Carolina Bonaparte Murat sono riservate le tele più prestigiose. François Gérard la ritrae spesso e Carolina è quasi sempre in mezzo ai suoi quattro bambini. C’è anche un ritratto a opera di Elisabeth Vigée-Le Brun, pittrice dell’Ancien Régime rientrata a Parigi dopo l’esilio a causa della rivoluzione. Vigée-Le Brun dipinse Carolina nel 1805 e nelle sue memorie ne raccontò la mancanza di puntualità, l’impazienza, i capricci. Nel 1814 la volitiva regina di Napoli, non più giovane, avrà anche diritto a un ritratto di Ingres. La vediamo, nell’ultima sala della mostra, vestita di velluto nero, il volto illuminato da splendidi orecchini, in piedi nel suo “grand cabinet” nel Palazzo Reale. Dalla finestra alle sue spalle fuma il Vesuvio.