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 2013  novembre 03 Domenica calendario

GLI INDICATORI DEL BENESSERE DIVIDONO DESTRA E SINISTRA


LA RICERCA
ROMA Il Pil misura tutto, eccetto che ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Molti o quasi tutti saranno d’accordo su questa celeberrima affermazione di Robert Kennedy. Ma al momento di indicare cosa davvero rende la vita degna di essere vissuta, o più precisamente quali sono i domini del benessere su cui investire risorse pubbliche, gli italiani si dividono in modo piuttosto netto lungo una linea di separazione che – guarda caso – coincide con quella dell’orientamento politico. Chi si definisce di destra vorrebbe maggiori investimenti finalizzati alla sicurezza e al benessere economico e spenderebbe meno per istruzione, ambiente, ricerca e sviluppo. Valori che invece sono cari a coloro che si collocano a sinistra.
ADDIO AL PIL
È il risultato di una ricerca condotta da un gruppo di economisti dell’Università Tor Vergata, coordinato da Leonardo Becchetti e Luisa Corrado. A un campione di 2.600 italiani è stato chiesto (attraverso siti di informazione tra cui Il Messaggero.it) come avrebbero idealmente ripartito una ipotetica somma di 100 milioni tra i 12 domini che compongono l’indice di benessere equo e sostenibile (Bes) messo a punto lo scorso anno dall’Istat insieme al Cnel, come forma di misurazione del benessere alternativa al prodotto interno lordo. I domini sono: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi. La priorità nelle risposte è stata data alla salute (16 per cento della somma totale) seguita dall’istruzione (13,5) dall’equilibrio tra lavoro e tempo libero (10,8) e dalla ricerca (9,1). In coda politica e istituzioni al quale sarebbe destinato solo il 4 per cento degli investimenti. Ma i ricercatori di Tor Vergata si sono spinti più avanti, esaminando le variabili che in misura maggiore risultano discriminanti nelle scelte, tra età, sesso, stato civile, lavoro, residenza geografica e orientamento politico. E proprio quest’ultimo risulta il fattore che più di tutti pare guidare le risposte. Le differenze emergono in maniera evidente se si guarda ai singoli indicatori all’interno dei 12 ambiti. Quelli che hanno ottenuto in generale più consensi sono l’aspettativa media di vita in buona salute, la riduzione delle file, la qualità dell’aria urbana, la riduzione delle uscite precoci dal sistema scolastico, la riduzione della violenza delle donne dell’abusivismo edilizio e del rischio di povertà relativa. A destra però gli indicatori che attirano di più l’attenzione sono le dipendenze da alcol fumo e droga, la povertà delle famiglie, l’istruzione matematica, la lotta alla criminalità, i posti letto in ospedale, l’accesso ai servizi pubblici essenziali. Chi si riconosce nella sinistra si preoccupa invece delle questioni di genere (dalla partecipazione delle donne al mercato del lavoro ai posti negli asili nido alla lotta alla violenza contro le donne), di vari aspetti della tutela dell’ambiente (emissioni di C02, uso delle rinnovabili, gestione dei rifiuti, riduzione dell’urbanizzazione e del rischio idrogeologico) e del sovraffollamento delle carceri.
Ci sono però anche indicatori abbastanza condivisi tra destra e sinistra, come la riduzione degli incidenti stradali, la lotta ai tumori, il miglioramento delle abitudini alimentari, l’occupazione, la lotta alla vulnerabilità economica, l’efficienza della giustizia, la lotta all’inquinamento.
LE SCELTE
Di conseguenza, argomentano gli economisti, si può pensare di gettare dei ponti tra le due aree del Paese o se si vuole costruire qualche forma di larghe intese a livello di opinione pubblica. «È possibile – spiega il professor Becchetti – se si convince la sinistra che si può lottare contro la povertà partendo dalle famiglie e dal loro accesso al credito, terreno preferito della destra, e se questa accetta che puntare su istruzione, ricerca innovazione e tutela dell’ambiente, valori preferiti dalla sinistra, ha un impatto importante anche sul benessere economico». Anche la lotta alla criminalità potrebbe diventare un terreno di incontro perché «una maggiore sicurezza nelle città può permettere di conseguire congiuntamente l’obiettivo di minore violenza contro le donne e contro il patrimonio».
Luca Cifoni