Antonio Manzo, il Messaggero 3/11/2013, 3 novembre 2013
DEPRESSIONE E ANORESSIA, I MALI DELL’EMERGENZA CARCERI
IL FOCUS
ROMA Alfredo Liotta aveva quarantuno anni quando morì di anoressia nel carcere di Siracusa, il 26 luglio di un anno fa. Nel giro di sei mesi perse quaranta chili. La cartella clinica certificò: «Sindrome anoressica». Scrisse il medico del carcere, il giorno prima: «Il detenuto mi chiede insistentemente di farlo morire». E Alfredo Liotta il giorno dopo ottenne quel che voleva. Morire.
Ma ora, tra Roma e Milano, rischiano di morire anche due detenuti, affetti da cancro, «per mancanza di cure», come denuncia l’associazione Antigone. Per uno di questi a Roma, a gennaio scorso, sono saltate due visite mediche presso una struttura pubblica: la prima volta, mancava la scorta della polizia penitenziaria; la seconda, invece, il detenuto ammalato e l’agente che lo accompagnava sono dovuti tornare al carcere, perché non avevano con sé i documenti clinici.
«Non puoi mica scegliere, da detenuto, una clinica privata. Se salta la visita si ricomincia a sperare nella lista di attesa» dice Simona Filippi, avvocato romano, difensore civico di Antigone.
IL COLLE
C’è chi rischia di morire, chi è morto e chi morirà, nell’inferno delle carceri italiane, ripetutamente denunciato dal presidente della Repubblica Napolitano, a San Vittore come, recentemente a Poggioreale. Chi ha già contato la morte, e sono in tanti i familiari che attendono giustizia, non intende deporre le armi di una battaglia civile. «Ai colloqui vedevo mio marito trascinato su una sedia a rotelle, sempre più magro, un barbone. Io, inutilmente a protestare - dice Patrizia Savoca, moglie di Alfredo Liotta - ed i medici, inutilmente, a visitarlo. Io ho chiesto solo un trattamento umano».
Ricorre sempre questa invocazione di umanità, nelle centinaia di lettere che ogni giorno arrivano alle associazioni che lottano in difesa dei diritti dei detenuti. O alle centinaia di lettere, telegrammi, mail, telefonate in diretta che arrivano alla redazione di Radiocarcere, il programma di Riccardo Arena su Radio Radicale seguito nelle carcere italiane e spesso l’ultima istanza per la denuncia di violenze, soprusi, diritti umani violati.
In Italia ci sono 66.888 detenuti a fronte di una possibilità delle carceri di ospitare, per regolamento, 44.608 detenuti. Tre metri quadrati per detenuto, è la regola. Ma nelle 206 carceri italiane si vive un’autentica tragedia nazionale eil sovraffollamento è causa di malattie, depressioni, patologie acute. Metà dei carcerati italiani è affetta da epatite, il 30% è tossicodipendente, il 10% soffre di patologie psichiche, il 5% affetto da Hiv.
Ma è sempre più alto il numero dei morti dietro le sbarre: tra il 2000 e il 2013 nelle carceri italiane si sono contati 2.222 detenuti morti, dei quali 794 per suicidio.
Al ministero di Giustizia li definiscono «eventi critici», con numeri in aumento. «Ma non c’è una sola lettera di aiuto - dice Simona Filippi, difensore civico dell’Associazione Antigone - dove si possa rintracciare il sospetto di una furberia del detenuto».
Antonio Manzo