Maurizio Tropeano, La Stampa 3/11/2013, 3 novembre 2013
LA CRISI MOLTIPLICA I TAGLIALEGNA ABUSIVI
I ladri di legname preferiscono le specie quercine, perché possono essere utilizzate per il riscaldamento ma anche per la produzione di mobili e accessori. Ma vengono trafugati anche cerro, carpino nero, rovere, farnia. E poi olivi, castagni e pioppi. Secondo il Corpo forestale dello Stato sta emergendo una «nuova realtà criminale» che riesce a ricavare dai 3 agli 8 euro al quintale a seconda della specie lignea rivenduta. L’allarme della Forestale nasce dalla comparazione delle operazioni di prevenzione e repressione messe in atto nel corso del 2013 e quelle dell’anno scorso: «Registriamo un aumento esponenziale del fenomeno che ha già portato ad effettuare più arresti». Nel 2012 sono stati riscontrati più di 800 illeciti penali, con conseguenti 20 arresti, e 4.000 illeciti amministrativi a fronte di circa 40 mila controlli con circa 3 milioni di danni riscontrati.
I tagliatori abusivi di legna operano in tutto territorio nazionale ma, soprattutto nel centro e nel sud del paese «con particolare insistenza in Calabria e Puglia». Nel mirino ci sono soprattutto foreste demaniali, boschi compresi in zone sottoposte a vincoli idrogeologici e paesaggistici, parchi nazionali e regionali ma anche in terreni privati e proprietà comunali.
La Cia, Confederazione Italiana degli agricoltori, mette in evidenza come «malgrado l’esistenza di filiere di legna certificata sia per scopi manifatturieri che per fini energetici, la maggioranza del legno che circola è anonimo e questo favorisce il furto della legna». Per la Coldiretti il fenomeno è legato alla crisi economica e al fatto che stanno aumentando gli italiani che hanno riscoperto stufe al punto che «siamo diventanti il primo paese ad importare con un incremento del 15% nei primi sette mesi del 2013».