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 2013  novembre 03 Domenica calendario

COSÌ LO RIPORTAI IN SOCIETÀ DOPO TANGENTOPOLI


E’ un personaggio rimasto ai margini nella vicenda Fonsai ma il cui lavoro ha destato più di una curiosità negli inquirenti. Si chiama Alberto Alderisio e conosce e frequenta Salvatore Ligresti dal 1988. E’ uno dei pochi, nel variegato entourage dell’ingegnere, che può permettersi di dargli del «tu» e di essere ricevuto nel suo ufficio anche senza appuntamento. Don Salvatore è legato a lui anche dalla gratitudine, per il suo ritorno sulla scena dopo le disavventure che coinvolsero Ligresti all’epoca di Tangentopoli: «In concreto, mi assumevo l’incarico di favorire un suo reingresso in società», spiega al pm Marco Gianoglio che lo sta sentendo come persone informata dei fatti per l’inchiesta Fonsai. «Dopo “mani pulite” Salvatore Ligresti era piuttosto isolato e questo isolamento finiva per nuocere alle sue attività imprenditoriali; io mi occupai di organizzare eventi al fine di favorire l’incontro tra lui e le persone con le quali avevo avuto modo nel tempo di instaurare contatti. Ed è proprio grazie a questa mia attività di pubbliche relazioni che Salvatore Ligresti riprese la sua notiretà», spiega a verbale.
Il suo mestiere principale, diciamo, è proprio questo: il «consulente» di pubbliche relazioni. La realtà è un po’ più articolata. Naviga con agilità tra politica e affari, sanità e industria bellica, finanza e potere. Tra il 2000 e il 2005 è al ministero della Difesa, uomo di fiducia del sottosegretario Filippo Berselli (ministro Martino). Nel 2006, con le elezioni e il cambio di governo, resta al suo posto: si trattava di un incarico «tecnico e non politico», Nello stesso periodo, ci tiene a precisare, si occupa anche d’altro. «Ero altresì assistente del presidente della Mercedes-Benz Italia, responsabile delle pubbliche relazioni di Deutsche Aerospace. Avevo anche conoscenze nella sanità, posto che ero direttore commerciale e responsabile delle pubbliche relazioni del San Raffaele». Fa la sua apparizione tra le carte dell’inchiesta il 18 dicembre del 2012, quando viene intercettata una sua telefonata all’ex ad Fausto Marchionni: «Hanno detto che la massoneria ha deciso così, l’hanno detto senza mezzi termini», dice Marchionni al suo interlocutore, gettando ombre sinistre sulla fusione Unipol-Fonsai. Ma i suoi contatti sono assidui anche con Salvatore, con il figlio Paolo, con lo stesso marchionni e con un altro «fedelissimo» dell’ingegnere, Antonio Talarico. In una delle telefonate con Marchionni gli lancia un messaggio a metà tra l’invito e il consiglio, che letto nelle carte dell’inchiesta suona un po’ sinistro: «Io ho conosciuto personaggi di grandissimo rilievo nel mondo economico-bancario che oggi sono al vertice, ancora in giro, tranquilli e sereni e con posti importanti, però hanno saputo stare un po’ zitti, buoni e tranquilli come te».
Quando viene sentito, l’11 settembre scorso, minimizza tutto. Marchionni? Una conoscenza occasionale, non so perché mi ha contattato in più occasioni nel periodo recente. Quando dice, intercettato, «nessuno meglio di me ha visto tutto», chiede il pm? «Aria fritta». E il riferimento alla massoneria? Non ne so nulla, replica, «ne sono assolutamente estraneo».