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 2013  novembre 02 Sabato calendario

LIGRESTI: PARLAI A BERLUSCONI PER NON FARLA TRASFERIRE


MILANO L’allora prefetto Cancellieri si è rivolta a me perché desiderava non cambiare incarico, e io mi sono attivato con successo presso Berlusconi: parola di Salvatore Ligresti. Che sia verità o millanteria o una via di mezzo, forse conta meno del segnale proveniente da questa deposizione di Ligresti: «dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io», è proverbio mai più pertinente di ora per Anna Maria Cancellieri e i suoi rapporti di pluridecennali amicizia con la famiglia dell’imprenditore condannato per tangenti in Mani pulite negli anni Novanta e arrestato lo scorso 17 luglio dai magistrati di Torino per falso in bilancio e aggiottaggio nell’inchiesta Fonsai.
Adesso si scopre, infatti, che proprio l’amico Ligresti quasi un anno fa, e dunque molti mesi prima della telefonata di «solidarietà umana» fatta il 17 luglio 2013 dal ministro della Giustizia alla sua compagna il giorno dell’arresto del patron e delle due figlie, aveva già consegnato alla magistratura questo episodio in sè piccolo e privo di rilevanza penale quand’anche vero, ma ora a posteriori potenzialmente in grado di mettere in una luce differente il telefonico «dispiacere» della Guardasigilli per gli arresti della famiglia il 17 luglio («non è giusto», «c’è modo e modo») e il suo successivo interessamento con i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per la salute di Giulia Ligresti.
Già nel 2012, infatti, Ligresti (che è indagato sia a Torino sia a Milano) viene interrogato più volte come indagato a piede libero, alla presenza di pm, di ufficiali della Guardia di Finanza e dei suoi difensori Riccardo Villata e Gianluigi Tizzoni. Non sono mai verbali esplosivi. Però ogni tanto lancia delle briciole che, al vaglio degli inquirenti, prendono comunque corpo. Succede ad esempio quando conferma ciò che la figlia Jonella (forte di una registrazione nascosta in Mediobanca) ha cominciato a svelare al pm milanese Luigi Orsi a proposito di un «papello» firmato dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, con alcune condizioni per l’uscita della famiglia tenute nascoste alla Consob: vicenda per la quale Nagel e Ligresti finiscono indagati per «ostacolo alla Consob». E accade anche quando Ligresti afferma di aver intercesso presso l’allora premier Berlusconi per cercare di far ottenere un incarico all’Antitrust a Giancarlo Giannini, presidente uscente di un’Isvap (autorità di controllo delle assicurazioni) indulgente per anni sulle magagne di Fondiaria: anche qui, per altri elementi, Giannini è poi indagato (con Ligresti) per l’ipotesi di corruzione.
Proprio mentre parla dell’aiuto a Giannini, Ligresti buttà lì il nome di Cancellieri, che in quel momento — plurime fonti indicano dovrebbe essere dicembre 2102 — non è più solo un prefetto ma è ministro dell’Interno nel governo Monti. Nel raccontare che altre volte si sarebbe fatto portavoce di esigenze altrui al cospetto di Berlusconi, cita Cancellieri che da prefetto gli avrebbe esposto il desiderio di restare in un incarico di cui si avvicinava la scadenza (non è chiaro in quale data se Parma o Bologna, nei ricordi dell’ingegnere potrebbe esserci un errore). E verità o millanteria, il dato è che Ligresti si assume la responsabilità di affermare di aver veicolato a Berlusconi il desiderio per la quale, a suo dire, gli si era rivolta il prefetto Cancellieri.