Paolo Zappitelli, Il Tempo 1/11/2013, 1 novembre 2013
DALLA CENTRALE DEL LATTE AL CAV LE MILLE PIROETTE DI LINDA
«Balla Linda» le cantavano consiglieri e assessori della maggioranza della Giunta di Rutelli in una cena festante dopo l’approvazione del bilancio comunale di Roma. Era la fine degli anni ’90 e lei, Linda Lanzillotta, la senatrice di Scelta Civica che con un’abile piroetta è passata dal no al sì sul voto palese per la decadenza di Silvio Berlusconi, era l’assessore che gestiva le finanze del Campidoglio. Ma soprattutto, in quegli anni, aveva dato il via libera all’operazione che più ha sconquassato la vita politica del Comune di Roma, la cessione della Centrale del latte alla Cirio di Sergio Cragnotti. Una vicenda ingarbugliata, complicata e con mille lati oscuri che si è trascinata tra denunce, processi e interventi della Comunità europea per oltre quindici anni. Ecco, fino a mercoledì pomeriggio, Linda Lanzillotta era conosciuta soprattutto per quella vendita – o svendita, come hanno insistito per anni i comitati dei lavoratori della Centrale, esponenti di Alleanza Nazionale e Rifondazione Comunista – e poi per essere la moglie dell’assai più famoso ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini.
Su quell’operazione in Campidoglio Linda Lanzillotta ci mise la faccia e si intestardì fino a minacciare le dimissioni, contro gli attacchi che gli venivano da destra e da sinistra. Che cosa contestavano i consiglieri dell’opposizione? Che quella vendita puzzava di bruciato perché l’azienda capitolina valeva molto di più degli 80 miliardi che, nell’estate del ’97, Sergio Cragnotti versò al Campidoglio. Anche perché nel ’98 – nonostante una clausola stabilisse che la Centrale non poteva essere rivenduta prima di cinque anni – venne ceduta alla Parmalat di Callisto Tanzi per un valore nettamente superiore, circa 180 miliardi. Quella «furbata» provocò la reazione dei Ds e della stessa Lanzillotta che intraprese la strada giudiziaria per chiedere i danni. Ma alla fine il Campidoglio si accontentò di una transazione finanziaria «riparatoria» di soli 15 miliardi.
Nel frattempo sulla cessione della Centrale del latte aprì un’inchiesta la Procura di Roma e la Ue una procedura di infrazione contro l’Italia. E alla fine di tutta la vicenda le azioni della Centrale del latte sono tornate nelle mani del Comune. Perché il Tribunale di Roma, all’inizio di quest’anno, ha annullato la vendita alla Cirio di Cragnotti proprio per la violazione della clausola che ne impediva la cessione a un’altra società prima del fatidico quinquennio.
Il nome di Linda Lanzillotta è finito anche nel polverone scaturito dallo scandalo Monte dei Paschi di Siena. A chiamarla in causa è stato un articolo di Paolo Cirino Pomicino che accusava lei e il marito Franco Bassanini di essersi opposti alla fusione di Montepaschi con la Bnl.
Accuse che l’ex ministro della Funzione Pubblica ha sdegnosamente respinto e confutato, spiegando che «non ho e non ho mai avuto rapporti con la finanza francese (e tanto meno con la massoneria, francese o non francese, come Pomicino ha insinuato in altra sede). Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Pomicino risponderà delle sue affermazioni diffamatorie in sede giudiziaria. In più: non ho reso alcun “favore ai cugini d’oltralpe”».
Intanto, però, di piroette Lanzillotta ne ha fatte parecchie anche nella vita politica. «Balla Linda» le cantavano – a ragione – gli esponenti della maggioranza rosso-verde capitolina e in effetti la Lanzillotta ha ballato molto da un partito a un altro. Sempre, però, ancorata al centrosinistra. Nasce socialista ma ferocemente contraria al partito comunista e lavora come funzionario alla Camera dei Deputati. Poi, nel ’93, il salto nella politica che conta, quando Rutelli la chiama in Giunta come assessore al bilancio. Finita quell’avventura, a metà del secondo mandato del sindaco, nel ’99, diventa capo di gabinetto del governo Amato, allora ministro del Tesoro, e lo segue quando diventa presidente del Consiglio come segretaria generale. Nel 2006 Romano Prodi vince le elezioni e la chiama a fare il ministro degli Affari regionali. Nel frattempo «Balla Linda» si iscrive prima alla Margherita, poi, nel 2007, è fra i 45 membri del Comitato Nazionale che fondano il Partito Democratico. Che lascia per seguire – ancora una volta – Francesco Rutelli nell’Api. Ma visto il declino del partitino dell’ex sindaco – accusato, tra l’altro, di eccessivo personalismo – Lanzillota approda, per farsi eleggere ancora una volta in Parlamento, a palazzo Madama, a Scelta Civica di Mario Monti. E da lì, dopo aver coltivato per giorni il seme del dubbio sulla necessità di un voto segreto, si è improvvisamente convertita alla votazione palese.