Filippo Facci, Libero 1/11/2013, 1 novembre 2013
UNO SCEMO TRA NOI
Gianni Cuperlo, il 20 marzo 2007, intervenne a una cerimonia a cui ero presente anch’io, e raccontò un aneddoto che mi appuntai sul taccuino. Lo riporto per come lo scrissi: «Quand’ero giovanissimo ed entrai per la prima volta a Botteghe Oscure, un plenipotenziario del Partito mi prese da parte e mi raccontò come funzionavano le cose lì dentro. Il plenipotenziario mi disse che il segretario del Partito, d’abitudine, sceglieva sempre un vice destinato a succedergli, ma lo sceglieva sempre non troppo intelligente affinché non gli facesse le scarpe prima del tempo. Il vice, tempo dopo, divenuto segretario, sceglieva a sua volta un vice destinato a succedergli, ma lo sceglieva non troppo intelligente affinché non gli facesse le scarpe prima del tempo. Anche questo vice, divenuto segretario, sceglieva poi un vice non troppo intelligente che non gli facesse le scarpe prima del tempo: e via a scendere, sinché, dopo svariate scremature, l’ultimo segretario era talmente uno scemo da scegliersi a sua volta un vice che riteneva non troppo intelligente (eccetera) ma che in realtà era un genio, e che gli faceva immediatamente le scarpe: così il circolo poteva ricominciare da capo». Oggi - detto senza malizia - guardo Guglielmo Epifani, guardo Pier Luigi Bersani, guardo Pippo Civati, guardo Gianni Pittella, guardo lo stesso Cuperlo: e mi chiedo che posizione pensano di occupare.