Sergio Romano, Corriere della Sera 1/11/2013, 1 novembre 2013
IL SINDACATO DEI MAGISTRATI NELL’ITALIA DELLE CORPORAZIONI
Le sembra opportuno che il presidente della Repubblica presenzi al congresso del sindacato dei magistrati?
Enzo Maestripieri
Caro Maestripieri,
Esistono precedenti. Nel gennaio 1998, Oscar Luigi Scalfaro, allora presidente della Repubblica, partecipò al congresso dell’Associazione nazionale magistrati. Il presidente del Consiglio era Romano Prodi e il Parlamento si preparava a discutere una bozza di revisione della seconda parte della Costituzione su cui l’Anm si era espressa molto criticamente. I magistrati, in particolare, erano contrari alla separazione delle due carriere giudiziarie (giudici e procuratori) e all’istituzione di due Consigli superiori. Scalfaro parlò a braccio, correndo con gli occhi di tanto in tanto a un foglio d’appunti, e disse di condividere totalmente, «anche nei particolari», le critiche contenute nella relazione introduttiva del congresso. Non mancò di biasimare i procuratori per la loro inclinazione ad arrestare gli indagati (il «tintinnio di manette» di cui aveva parlato nel discorso televisivo della fine dell’anno) e li esortò a controllare certi «comportamenti esterni». Ma li invitò a continuare il loro dialogo con il Parlamento dando prova di «pazienza e perseveranza».
Scalfaro pensava quindi che il sindacato dei magistrati italiani avesse tutti i titoli necessari per essere l’interlocutore del potere legislativo nelle questioni che concernono l’organizzazione della giustizia. Credo che il governo e il Parlamento, prima di riformare la macchina della giustizia italiana, possano chiedere un contributo di idee e riflessioni al Consiglio superiore della magistratura. Ma la riforma delle pubbliche istituzioni non dovrebbe essere materia di negoziati sindacali.
Nell’ultimo congresso dell’Associazione nazionale il presidente della Repubblica non ha preso la parola. Ha ascoltato e in una particolare circostanza, a quanto pare, ha applaudito, ma senza riconoscere esplicitamente all’Anm un profilo istituzionale. Qualcuno potrebbe osservare che i presidenti della Repubblica non hanno l’obbligo di onorare con la loro presenza i convegni delle organizzazioni sindacali e che la presenza del capo dello Stato è già, di per sé, un’altra anomalia italiana. Ma è un’anomalia che viene da lontano e concerne altre associazioni, dalla Confindustria alla Cgil, dalla Cisl alla Uil, dall’Ordine dei giornalisti a quello dei medici e degli avvocati. Per un singolare paradosso l’Italia antifascista ha ereditato la filosofia corporativa dello Stato fascista e ha conferito un profilo pubblico ad associazioni che in altre democrazie hanno esclusivamente un carattere privato. In un regime fortemente autoritario le corporazioni avevano funzioni meramente consultive. In una democrazia sfilacciata e faziosa, le corporazioni concorrono a rendere l’Italia ancora più difficilmente governabile.