Massimo Gaggi, Corriere della Sera 1/11/2013, 1 novembre 2013
L’ACCUSA DI OBAMA: BERLINO FRENA LA RIPRESA
Via i guanti di velluto: il Tesoro Usa accusa, per la prima volta in modo esplicito, la Germania di attuare una politica economica troppo egoista che danneggia i suoi partner dell’Europa meridionale e soffoca l’economia globale: «La crescita anemica della domanda interna tedesca e la dipendenza di questo Paese dalle esportazioni hanno ostacolato il ribilanciamento delle economie proprio quando a diversi altri Paesi dell’eurozona era stato chiesto di contribuire all’aggiustamento frenando la loro domanda interna e comprimendo le importazioni. Il risultato di tutto ciò è stato una tendenza deflazionista prima dell’area dell’euro e poi dell’economia mondiale». Rilievi di un’asprezza insolita contenuti in un documento, il rapporto semestrale sulle valute, ai quali il governo di Berlino risponde immediatamente e con altrettanta durezza.
«L’economia tedesca — spiega il Tesoro tedesco — è competitiva, l’occupazione è a livelli record: essere criticati per questi successi è qualcosa di incomprensibile». Invece di fare prediche, aggiunge Michael Meister, un parlamentare democristiano molto vicino alla Merkel, «il governo Usa dovrebbe analizzare criticamente la sua situazione economica». «Il nostro attivo della bilancia commerciale» aggiunge il ministero dell’Economia tedesco in una nota ufficiale, «riflette la competitività della Germania e il forte apprezzamento internazionale per la qualità dei nostri prodotti».
La posizione americana non è nuova: è da almeno due anni – da quando la crisi dello «spread» mise alle corde Spagna e Italia rischiando di far precipitare l’euro e di produrre un avvitamento delle economie dell’area Ue – che Barack Obama preme su Angela Merkel affinché la Germania faccia politiche più espansive sostenendo la domanda interna. Numerosi anche gli inviti ad aiutare le economie dell’Europa mediterranea anziché strangolarle imponendo un’ «austerity» troppo draconiana.
Ma queste pressioni erano state sempre esercitate in modo discreto, nei colloqui diretti e in quelli telefonici tra i due leader: al culmine della crisi, e prima della sua rielezione, il presidente aveva addirittura scherzato (ma neanche tanto) raccontando ai giornalisti: «Da un po’ di tempo parlo più spesso con Angela che con Michelle».
Negli ultimi mesi la pressione di Obama si era attenuata, un po’ perché l’emergenza-Europa è parzialmente rientrata, un po’ perché il presidente ha poi incassato la rielezione mentre l’economia Usa ha continuato a crescere, sia pure a ritmi non entusiasmanti. La recrudescenza di ieri ha suscitato, quindi, un certo stupore: c’entra in qualche modo l’impatto negativo sui rapporti Berlino-Washington della vicenda del cellulare della Merkel spiato dall’«intelligence» Usa? O c’è qualcosa di più profondo come le preoccupazioni per un nuovo peggioramento dell’orizzonte economico americano? Una certa debolezza è confermata dalla decisione, presa l’altro ieri dalla Federal Reserve, di prolungare le politiche monetarie «accomodanti» fin qui seguite per sostenere l’economia oltre i limiti che la stessa Banca centrale si era data.
Il capo della Fed, Ben Bernanke, era stato accusato da qualche «falco» di scherzare col fuoco dell’inflazione. Il documento del Tesoro serve anche a mettere l’Istituto al riparo da questi attacchi: il pericolo è la deflazione «made in Germany», dice Washington.
L’unica cosa certa è l’improvvisa fiammata di animosità nei confronti della Germania che, nel rapporto, viene messa in cima alla lista dei «cattivi», perfino sopra la Cina, bersaglio abituale delle critiche americane. Quello del Tesoro è un documento tecnico ma importante. Storicamente è stato spesso usato dal governo Usa per mandare messaggi di diplomazia economica ad alleati e avversari. Sono partite da qui le accuse a Pechino di tenere il cambio dello yuan artificialmente basso, anche se poi la Cina non è mai stata ufficialmente messa sul banco degli imputati come manipolatrice di valute. Potrebbe essere così anche stavolta: un messaggio forte ai tedeschi mentre a Berlino si cerca di mettere in piedi un nuovo governo di coalizione.