Lorenza Castagneri, La Stampa 1/11/2013, 1 novembre 2013
PERCHÉ SCOMPAIONO LE CASTAGNE ITALIANE?
Le castagne italiane non esistono quasi più: nel 2013, infatti, la produzione di questi frutti Made in Italy è scesa al di sotto del minimo storico. L’allarme lo ha lanciato Coldiretti. Perché si é verificata questa situazione?
A parte le condizioni climatiche sfavorevoli, la colpa è di un insetto killer, il Cinipide galligeno, arrivato in Italia dalla Cina che, in molte aree, ha colpito gli alberi di castagno con gravi conseguenze per la produzione di quest’anno. I numeri raccontano di un calo al di sotto dei 18 milioni di chili. Il che si traduce in circa il 70% in meno rispetto agli anni precedenti l’infestazione.
Ciò significa che dovremo dire addio alle caldarroste?
Nient’affatto e i chioschi che vendono castagne appena abbrustolite, ricomparsi puntuali anche quest’anno, lo dimostrano. Certo è che gli italiani rischiano di trovarsi nel cartoccio più castagne di origine straniera che nostrane. Per sopperire al calo della produzione interna, infatti, le importazioni di prodotti stranieri sono cresciute del 20% nei primi sette mesi del 2013. Un trend non nuovo, considerato che, nel 2012, l’import era praticamente raddoppiato rispetto all’anno precedente e quasi triplicato rispetto al 2010.
Quali sono le possibili conseguenze per i consumatori? Il prezzo delle nostre castagne potrebbe aumentare?
Questo rischio non esiste. Il motivo è semplice: le castagne prodotte all’estero vengono quotidianamente spacciate per nostrane. Del resto è difficile, se non praticamente impossibile, rendersi conto della differenza. Il costo al chilo rimarrà grosso modo invariato rispetto agli anni scorsi. Fare delle cifre, però, è complicato: molto dipende dalla zona di provenienza dei frutti, dal fatto che questa sia stata più o meno colpita dalla malattia dei castagni e dalla loro tipologia. Ma si può stare tranquilli. Per i portafogli non ci saranno brutte sorprese. A perderne, semmai, sarà il palato.
In che senso?
Le castagne italiane sono conosciute in tutto il mondo per la loro qualità. Sono saporite, hanno un gusto più forte rispetto a molte altre ed è per questo che sono così amate. E poi conta la varietà: esistono centinaia di tipologie diverse e sono 12 quelle che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Tra queste: la Castagna di Cuneo Igp e il Marrone della Val di Susa in Piemonte, il Marrone del Mugello e la Farina di Neccio della Garfagnana in Toscana, la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide della Campania. Ciò dimostra che, se la situazione nazionale - a detta di Coldiretti - è preoccupante dal punto di vista quantitativo, il primato sul piano qualitativo delle nostre castagne è confermato. Niente a che vedere con quelle che importiamo.
Da dove vengono le caldarroste che mangeremo quest’anno?
Le castagne del 2013 sono per lo più originarie della Spagna, del Portogallo, della Turchia e della Slovenia. Tutti produttori storici, ma difficilmente paragonabili all’Italia.
Perché?
Le montagne dell’arco alpino e appenninico, l’habitat naturale ideale delle piante di castagno, fanno sì che il nostro Paese sia sempre stato tra i leader nella produzione di questi frutti. Basti pensare che all’inizio del Novecento l’Italia produceva da sola tante castagne quante oggi ne esistono a livello mondiale: 829 milioni di chili. Numeri enormi che, negli anni, a seguito dell’abbandono delle montagne e dei boschi, si sono progressivamente ridotti. Coldiretti afferma che tra 1999 e 2007 sono stati prodotti, in media, 50 milioni di chili di castagne italiane all’anno che, come detto, quest’anno si sono ridotti a 18 milioni.
A quanto ammonta il danno economico a seguito di questo calo?
Considerate sia le industrie di vendita di castagne sia le imprese addette alla trasformazione - per esempio, quelle che producono marron glâces o farine di castagne - Coldiretti stima che le perdite potrebbero essere di centinaia di milioni di euro.
E il prossimo anno la situazione potrebbe migliorare?
È ancora presto per fare delle previsioni per il 2014. Le istituzioni stanno cercando di andare incontro ai produttori, lanciando un parassita che, nelle intenzioni, dovrebbe servire a uccidere il Cinipide galligeno. Per verificare se le misure hanno avuto effetto, però, bisognerà attendere la prossima stagione.
Esistono strumenti per tutelare le castagne italiane?
Non ancora. Ma con la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura il rischio è che le castagne importate vengano spacciate come nostrane, mettendo a rischio le produzioni nazionali sopravvissute. Per questo Coldiretti ha lanciato un appello per il rilancio del settore.