Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 01 Venerdì calendario

LA NUOVA LEGGE DELL’UE RENDE TUTTO PIÙ FACILE


Da molti anni l’Unione europea non si occupa più solo della circolazione delle merci e della moneta, ma anche delle persone, della loro vita e delle loro relazioni familiari.
Nel 2003 è stato approvato un regolamento (il numero 2201/03), che garantisce il riconoscimento in tutti gli Stati dell’Unione europea delle sentenze di divorzio pronunciate in uno dei Paesi membri. Tuttavia, gli Stati dell’Unione non hanno accettato di creare una legge uniforme sui presupposti del divorzio. E la ragione di ciò è ovvia: la legge che regola i presupposti del divorzio è considerata un tema eticamente sensibile e molti Stati non sono affatto disponibili a rinunciare alla loro sovranità su questa materia. Infatti i presupposti del divorzio sono regolati in modo molto diverso nei diversi Stati europei.
La legge italiana è fra le più severe, costringendo i coniugi che non vanno più d’accordo ad attendere tre anni di separazione (autorizzata da un giudice) prima di ottenere il divorzio. Al contrario, nella maggior parte degli ordinamenti europei, il divorzio può essere pronunciato immediatamente se gli sposi sono d’accordo. Ciò ha indotto molti italiani a recarsi all’estero per ottenere la pronuncia del divorzio in un Paese che non prevede il periodo di separazione triennale.
Le norme europee affermano, infatti, che la pronuncia del divorzio possa essere chiesta nello Stato in cui anche uno solo dei coniugi è residente: sembra dunque sufficiente che uno degli sposi sposti per tempo breve la sua residenza anagrafica per aggirare la legge italiana e i suoi limiti. La residenza, però, deve essere effettiva ed il giudice straniero correttamente può rifiutare di pronunciare il divorzio se verifica che nessuno vive in realtà nel luogo ove il divorzio è stato chiesto. Ma il fenomeno del «turismo dei divorzi» è destinato a finire anche per un’altra ragione che, sorprendentemente, pochi conoscono.
Nel 2010 è stato approvato un ulteriore regolamento europeo sul divorzio (il numero 1259/2010) che si applica dal giugno 2012. Questa nuova legge europea prevede che il divorzio possa essere pronunciato direttamente in Italia sulla base della legge di qualsiasi altro Stato con cui gli sposi abbiano una qualche connessione.
I coniugi possono infatti scegliere che il loro divorzio sia regolato dalla legge dello Stato dove hanno vissuto assieme o dalla legge dello Stato di cui almeno uno è cittadino. Quindi, se i coniugi hanno vissuto assieme in Inghilterra, possono chiedere anche in Italia che il divorzio sia pronunciato secondo la legge inglese.
Naturalmente, anche secondo le nuove norme, è necessario che la residenza all’estero sia una residenza effettiva e non sia un inganno creato per aggirare la legge italiana. Le norme europee non si prestano a una certa furbizia nostrana nell’applicarle. Forse, però, il nostro Parlamento dovrebbe finalmente allinearsi agli standard europei ed eliminare l’inutile periodo di separazione triennale.