Fulmini 5/11/2013, 5 novembre 2013
COMPAGNO
«La definizione “compagno centravanti” l’hanno coniata per Sollier, non per me. Io non ho mai avuto problemi, nemmeno con Agnelli e Boniperti che certamente non la pensavano allo stesso modo. Non facevo comizi, ma non ho mai nascosto da che parte stavo. E da che parte potevo stare? Mio padre era nel consiglio di fabbrica, alla Burgo. Bastava che facesse un fischio e si fermava il reparto» (Roberto Boninsegna, che il 13 novembre compirà settant’anni).
SLOGAN «È stata una sofferenza, riandare indietro a tutto quello che mi è successo. Non ne esco per niente bene. Un egoista, un porco, un arrogante, un bullo, una merda, troppo ubriaco, quasi sempre drogato. Erba e cocaina, insieme. Morfina. Allucinogeni. Malato di sesso. Abbonato alle orge, se non eravamo in venti non mi divertivo. Un manesco che sragionava. Per dirla con uno slogan: boxing, bitches and babies. Pugni, puttane, e bambini» (Mike Tyson, che ha appena pubblicato la sua autobiografia: True).
GIOCATTOLO «Da piccolo ho fatto tante gare davanti ai miei genitori, ora ho un giocattolo più grande e c’è tanta più gente che mi guarda, ma per me è molto speciale che ci siano loro a guardarmi. Li amo molto. Da loro ho imparato tante cose buone che spero di passare ai miei figli, se mai ne avrò» (Sebastian Vettel).
TEMPO «Cosa mi ha spinto a decidere di smettere? La quantità di energia e tempo che spendi in Formula 1. A un certo punto cerchi un equilibrio, vuoi più tempo. Ho lasciato l’Australia molto giovane, tra la prima vittoria e l’ultima sono passati 25 anni. Arriva un giorno in cui ti dici “qui in Australia è estate, è dicembre e devo partire per Jerez”. E la cosa non è più così eccitante» (Mark Webber, 37 anni, che a fine stagione non correrà più).
PIANO PIANO «Università? A metà settembre ho superato bene Economia pubblico, ma non vi dico con che voto. Ne sto preparando un altro, piano piano arrivo, sto continuando a studiare» (Matteo Rivolta, primatista italiano dei 100 farfalla).
CONTESTO «Hanno sconvolto il contesto. Fatto conoscere la Fed Cup, dato dignità al tennis femminile nel nostro paese, preso per mano il nostro movimento e quello dello sport italiano in generale» (Corrado Barazzutti, ct azzurro del tennis, a proposito della squadra femminile italiana che ha conquistato la quarta Federation Cup).