Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 30/10/2013, 30 ottobre 2013
NOSTALGIA DI GRILLI E POLVERE
Dall’abitazione romana, che oggi ospita un museo in suo nome, Goethe scrisse alla madre: «Non riesco a esprimerle il piacere che provo nel vedere esauditi tanti sogni e desideri della mia vita». Era il 1786. Il sogno di Goethe, in quel periodo, era lo stesso di molti artisti tedeschi che sulle tracce del Grand Tour avevano deciso di fermarsi a Roma. Una collezione delle loro opere è oggi conservata nella Casa di Goethe (via del Corso 18), che fino al 19 gennaio 2014 ne espone un nucleo consistente nella mostra «Grilli e polvere»: acqueforti di paesaggisti tedeschi accanto a sei fogli del romano Carlo Labruzzi con le «Vedute della Via Appia». La mostra completa e illustra le osservazioni del celebre viaggio del poeta di Weimar. Punto di partenza per il sogno italiano dei tedeschi dell’epoca è un album gioiello del pittore Heinrich Cotta, che ritrae in 65 acqueforti altrettanti angoli della città. Quando il caldo di agosto diventava insopportabile, i pittori si trasferivano in campagna, «tra grilli e polvere». Sciamavano verso i Monti Sabini alla ricerca dei paesaggi cantati da Orazio, o verso i monumenti di Tivoli, o le aspre bellezze di Olevano. Capitava di incontrarli, sempre in gruppi di tre o quattro, seduti su spunzoni di roccia e intenti a fissare con la matita dura e ben affilata ogni minimo dettaglio delle vedute che si allargavano sotto ai loro occhi. In mostra si possono ammirare i disegni di Joseph Anton Koch, Jakob Philipp Hackert e Wilhelm Friedrich Gmelin che raffigurano vedute di Tivoli e dell’Aniene e tranquilli paesaggi fluviali con pastori. Infine le «Vedute pittoriche dei dintorni di Roma» di Adrian Ludwig Richter, noto per aver fissato nelle memorie scritte immagini vivaci dell’esistenza quotidiana dei colleghi: dagli alloggi sopra la scalinata di Trinità dei Monti alle serate trascorse nella locanda della Barcaccia o all’osteria del Teatro Marcello. Le vedute di Richter furono pubblicate nel 1931, molti anni dopo il ritorno dell’artista a Dresda, e diedero corpo alla diffusa nostalgia per l’Italia. Vi si può vedere il Monte Circeo, chiamato all’epoca anche Monte Circello, accanto a raffigurazioni delle zone montuose nei pressi di Olevano. In tutte le acqueforti le figure umane svolgono un ruolo importante. Richter le osservava soprattutto nelle osterie: in quella di campagna ritratta in una delle incisioni, e in quella chiamata il Tritone, a piazza Barberini, dove la compagnia dei pittori tedeschi si ritrovava, alla fine delle giornate in plein air, a mangiare prosciutto e caldarroste.
Lauretta Colonnelli