Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 01 Venerdì calendario

LA GERMANIA RICONOSCE IL TERZO SESSO UNA LEGGE CON EFFETTO BOOMERANG


La Germania riconosce il terzo genere. Oggi entra in vigore la legge che consentirà ai genitori di non registrare sul certificato di nascita il sesso del proprio figlio quando è «indeterminato». Si potrà lasciare la casella vuota oppure mettere una X, invece di maschio o femmina.
La Germania è il primo Paese europeo ad adottare una norma del genere, la seconda dopo l’Australia.
I bambini che nascono con un problema di ambiguità sessuali non sono tantissimi: il disturbo interessa, a seconda delle statistiche, una persona su ogni 3-5 mila nati. Ed è legato a anomalie dei cromosomi o a difetti genetici: un individuo ha, per esempio, sembianze femminili, ma i suoi cromosomi sessuali sono XY, cioè maschili.
Per molti la nuova legge tedesca è una conquista perché lascia la possibilità a una persona di scegliere il sesso quando diventa adulto (di solito, invece, un individuo tende a scegliere il sesso che gli è stato assegnato alla nascita) ed evita ai genitori di dover decidere, subito dopo la nascita, il sesso del proprio figlio e di ricorrere a interventi chirurgici che, anche se raramente, potrebbero non essere corretti.
In effetti i chirurghi oggi, sia europei che americani (anche se negli Stati Uniti non esiste per ora alcun riconoscimento formale di queste condizioni) tendono a non intervenire immediatamente per assegnare un determinato genere a un bambino con «genitali ambigui», ma aspettano che cresca.
Per alcuni, però, la nuova legge tedesca potrebbe avere un effetto boomerang.
Alcuni genitori, infatti, potrebbero temere lo stigma legato al fatto che il figlio «non ha sesso» e di conseguenza richiedere, con ancora maggiore urgenza, un intervento chirurgico correttivo. Così la legge, invece di evitare a padri e madri decisioni affrettate, finisce per accelerarle.
E poi c’è tutta la questione etica: secondo alcuni attivisti non essere né maschio né femmina significa essere «it» che nella lingua inglese è il pronome riferito alle cose.
Adriana Bazzi

abazzi@corriere.it