Angiola Bellu, Rolling Stone 5/2004, 1 novembre 2013
OMINO NERO OMINO BIANCO
[Francesco Cossiga]
Presidente, lei si considera un passionale o un razionale?
«Mia figlia, pittrice, abile ritagliatrice alla giapponese, mi ha fatto un quadro di un omino nero e un omino bianco. L’omino nero ha i piedi per terra, il bianco è svolazzante. Dice che io sono così. Sono pessimista, introverso e razionale. Però anche passionale, estroverso e caciarone. L’estroversione è una reazione e una copertura».
Sono curiosità e passione che l’hanno portata a studiare i meccanismi dello spionaggio?
«Non la passione. La Democrazia Cristiana non aveva nessuno che si occupasse di politica estera, militare e di politica dell’intelligence. Allora Rumor mise su una specie di staff non pubblico, e sono diventato quasi un professionista in materia. E poi mi sono occupato della famosa Gladio».
Che era un’organizzazione segreta.
«Era un’organizzazione segreta, legittima ma paramilitare: ho conosciuto così anche l’aspetto operativo delle organizzazioni segrete. Me ne sono interessato anche perché sono metodico: se mi danno un incarico, comincio a informarmi, a leggere...».
Le piacciono di più le spie o le controspie?
«Mi propone un argomento sul quale richiamai l’attenzione di Ken Follett. Quando ero al Quirinale, sono stato a pranzo sia con John Le Carré sia con Ken Follett e la moglie, deputato laburista. Ebbi la soddisfazione di vedere Follett, simpaticissimo, che prendeva appunti. Gli dissi di fare attenzione: spionaggio e controspionaggio sono due cose culturalmente diverse. Alla spia, o informatore, si chiede fantasia, ardimento, coraggio fisico. La controspia deve essere fredda, metodica, avere la mentalità del puzzle, e non tanto coraggio»
Ha detto di non essere buono, ma cortese e gentile. Cioè?
«Non sono buonista. Il buonismo è essere buoni per tattica».
Che cosa è la bontà?
«Tutta un’altra cosa. La bontà è una tendenza al bene, alla tolleranza. Cerco di essere buono»
La politica crea dipendenza?
«Sì. Se è droga ciò che crea di pendenza, la politica è una droga. Non ho mai conosciuto uno (eccetto chi è entrato in politica solo per fare affari) che l’abbia lasciata».
Che genere di droga?
«È tipo la cocaina».
La prima cosa che si perde di vista con il successo politico?
«La misura di se stessi».