Filippo Casaccia, Rolling Stone 8/2004, 1 novembre 2013
IN TV MI CENSURANO, E CAPISCO PERCHÉ. FANNO BENE
[Beppe Grillo]
È reduce da 130 date di uno spettacolo chiamato Blackout e adesso è in vacanza come tutti i cristiani. È un amico disponibile e io sono uno scocciatore. È libero. Quattro squilli. «Chi sei!?». Filippo... Per l’intervista... «Adesso starei prendendomi una vacanzina». Guarda, per rispetto della privacy ti avverto che sto già registrando. «E allora spara!».
Non c’è più una certezza a pagarla. Ma almeno sulla Luna ci siamo stati?
«Mah! E il discorso non è mica se ci siamo stati o no, è che cosa ha comportato. Doveva essere un enorme balzo per l’umanità e da quell’investimento di migliaia di miliardi ci abbiamo ricavato il teflon. Hai presente che cosa fa un uovo quando lo butti in un tegame di teflon? Cerca di scappare, scivola! E con le pentole in cui non si attacca il cibo scomparirà anche l’arte culinaria, che è quella dell’attenzione. Sono queste le ricadute delle grandi scoperte. Come per Marte: ci mandiamo tre sonde, come i carabinieri... Una sonda che va, un’altra che guarda e una terza che controlla le altre due. Hanno speso miliardi di dollari per guardarsi tra sonde!»
I miliardi si spendono anche per una guerra e per qualche gallone di petrolio in più...
«Eh, l’energia. È che s’è spenta l’energia vitale del cervello: io sono in un momento storico mio di grave disagio. Mi sembrava che le energie rinnovabili fossero la soluzione, poi mi dico: e se avessimo l’energia gratis, cosa faremmo? Produrremmo dieci volte più automobili! Sono in una situazione di panico mentale. Non so dove stiamo andando. Poi accendo la tv e vedo Terna, Alessandro Volta che ci vende le azioni dell’Enel e nessuno informa che quelle azioni, tra un po’, non varranno più nulla, perché quando verranno fuori gli atti del Garante si dimostrerà che l’Enel è l’unica responsabile del blackout del settembre 2003. E allora sai le cause».
A te che produci energia elettrica in proprio, il blackout t’ha preso?
«Ero a Roma: Veltroni aveva deciso di tenere aperto, Roma accesa per tutta una notte una sfiga che neanche Saddam Hussein! Sono uscito all’una, sono andato al cinema e poi sono rimasto chiuso dentro un ascensore: ho provato il panico della mancanza di energia! Guardi una spina, una presa, e capisci l’importanza di quei due buchi, anche se hai sempre pensato che fossero altri, i due buchi importanti».
Manchi dalla tv da 12 anni: non ti vogliono loro o non vuoi tu?
«Hanno iniziato loro, ma poi mi hanno convinto! Ora sono felice e lo è anche la mia famiglia: quando guardano un programma e io non ci sono, mi fanno i complimenti. Io non ne farei una catastrofe. Sono censurato, capisco perché sono censurato e sono d’accordo che mi censurino perché sono io che non voglio avere rapporti con questa gente».
E le querele? Non sono una forma di censura?
«Eh sì, c’è questa specie di querela intimidatoria... L’ultima me l’ha fatta Fininvest per un articolo che ho scritto per Internazionale. Una menata: devi prendere un avvocato, fare una memoria, andare all’udienza. Fa parte del lavoro, l’ho messo in preventivo, va bene, ma sono rimasto malissimo perché hanno chiesto 250 mila euro di danni. Anche in casa si sono incazzati: eravamo abituati ai miliardi. Biagio Agnes voleva 22 miliardi di lire, adesso invece una miseria!».
Una volta mi hai detto di essere un «Bossi informato»: la gente paga per ascoltare i tuoi comizi. Perché la politica ufficiale non è informata?
«Perché la politica ormai si gira su se stessa. Si basa su cose meschine, piccole: la risposta, la ripicca... Siamo fermi al dibattito sulla destra e sulla sinistra, con la gente che crede ancora che la politica sia la ricerca di un leader. Non abbiamo fatto la fine dell’Argentina solo perché eravamo nell’euro. Se no, con la svalutazione del 50%, eravamo tutti per strada a battere le padelle e i coperchi. Ma di teflon, eh».
Tu hai una famiglia splendida, una villa lussuosa, un bel conto corrente: perché sei cosi incazzato?
«Mio malgrado, ma con piacere, sono diventato un punto di riferimento delle proteste di migliaia di persone: e-mail, telefonate, lettere, biglietti. Vengo a conoscenza ogni giorno di situazioni terrificanti, truffe coi telefoni, porcate bestiali. Come fai a non incazzarti? Dopo il caso Parmalat sono diventato un consulente finanziario, mi chiamano i pensionati per sapere che fare con le Pirelli e io gli dico che Tronchetti Provera è indebitalo nove volte quello che era indebitato Tanzi o che la Fiat ha il doppio dei debiti della Parmalat. La gente, poi, quando ha uno spiraglio, si muove, reagisce, come quelli di Montecorvino che vanno sui binari e s’incatenano. È l’Intifada, la reazione contro l’ingiustizia di chi prende un sasso e lo lancia. Perché da noi non si fa? Perché hanno asfaltato tutto!».
E alla fine di tutto, qual è il senso della vita?
«Ma e l’immortalità! Attraverso i figli. Io ne ho sei e me la sono garantita».