Franca Giansoldati, il Messaggero 31/10/2013, 31 ottobre 2013
«TELEFONI VATICANI SOTTO CONTROLLO GLI USA SPIAVANO ANCHE IL PAPA»
IL CASO
CITTÀ DEL VATICANO Dopo la Cancelliera Merkel e il premier Letta, nel mirino della Nsa potrebbe esserci finito anche Francesco. Il sospetto che sta prendendo sempre più corpo in queste ore (nonostante le smentite vaticane) è che il Papa argentino che ha fatto del telefono un eccellente strumento pastorale per conversare direttamente con gli amici a Buenos Aires, i sacerdoti del Brasile, i missionari in Africa, così come con una miriade di semplici fedeli sparsi nel mondo, sia stato ascoltato come è accaduto per altri capi di Stato. Di certezze non ce ne sono ma nessuno in linea teorica lo può escludere. E così l’ombra del Datagate potrebbe allungarsi persino sul Cupolone. Panorama ha rivelato che nei 46 milioni di telefonate tracciate dagli Usa nel nostro Paese tra la fine del 2012 e gli inizi del 2013 ci sarebbero infatti anche quelle da e per il Vaticano alla vigilia del Conclave. E chissà se le intercettazioni si sono protratte anche oltre. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha detto di non essere a conoscenza di eventuali ascolti clandestini: «A noi non risulta nulla». Non ha voluto aggiungere altro, tagliando corto soprattutto per smorzare sul nascere ogni polemica. Più tardi è arrivata la smentita della Nsa: non abbiamo mai avuto il Vaticano come obiettivo, queste notizie non sono vere. In ogni caso in Vaticano la questione viene affrontata con filosofia, un po’ perché non è proprio una novità che i servizi segreti di vari Paesi, anche in passato, abbiano cercato di monitorare il campo papale nell’evidente tentativo di captare messaggi, informazioni o rapporti. Basterebbe solo dare una occhiata alla mole di materiale che ha messo on line Julian Assange nei rapporti di Wikileaks. La Santa Sede (per forza di cose) fa parte di quelle realtà geopolitiche da tenere sotto osservazione e persino il cardinale Bergoglio, quando ancora era arcivescovo di Buenos Aires, avendo avuto un ruolo fondamentale nel precedente conclave, quello del 2005, rappresentava già un soggetto di interesse per gli Usa, così come accadeva per altri porporati.
GRANDE FRATELLO
Tuttavia al di là del Tevere i sospetti dell’attività di una sorta di Grande Fratello perennemente in azione vengono pesati pragmaticamente, senza farne un dramma. Nessuno in linea teorica nega che qualche conversazione sia stata captata, ma gli esperti fanno notare che tecnicamente non è poi cosa tanto facile da realizzare, sia per i sistemi interni di criptazione delle comunicazioni che costituiscono una buona barriera, sia perché dipende dal tipo di telefonate che vengono fatte. Se una chiamata parte da un cellulare ed è diretta all’estero, magari in Argentina, essendo destinata a transitare da un satellite, aumenta il rischio di essere intercettata, soprattutto se quel numero è inserito in un cervellone. Cosa diversa, invece, per le conversazioni sul territorio italiano. In questo caso servirebbe una postazione fissa di ascolto, collocata a distanza ravvicinata dalla Casa di Santa Marta, dove abita il Papa, cosa improbabile da concretizzare perché difficilmente passerebbe inosservata, oppure occorrebbe che la compagnia telefonica, su autorizzazione di un magistrato, consentisse di tracciare le telefonate di una utenza specifica. Come, per esempio, è accaduto a monsignor Scarano. In ogni caso sulla vicenda Datagate pure il Papa pare abbia appreso la notizia senza preoccuparsi troppo.
Franca Giansoldati