Gi. Fr., il Messaggero 31/10/2013, 31 ottobre 2013
LA PROPOSTA CHOC DI RENZI DIVIDE GLI ECONOMISTI
IL DIBATTITO
ROMA Missione impossibile o intervento indispensabile? La proposta di Matteo Renzi di azzerare le norme sul lavoro e fare un nuovo testo unico composto da 60-70 articoli, convince solo a metà giuslavoristi ed economisti. Tutti d’accordo sul fatto che uno sfoltimento delle norme è necessario, ma in pochi credono che si possa procedere con «il decespugliatore».
Spiega il giuslavorista Michele Tiraboschi: «Purtroppo il progetto di Renzi è impraticabile. Per due ordini di motivi. Uno è politico: ha sempre avuto l’opposizione della Cgil e non credo che il Pd possa attuarlo con il dissenso del sindacato. Secondo: moltissime leggi del lavoro sono di attuazione di normative europee, vincolanti e inderogabili. Azzerarle è impossibile. Ma anche sfoltirle in modo sostanziale è impraticabile. Prendiamo la normativa sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro: si tratta di un testo unico di 300 articoli e 50 allegati tecnici. Sfido qualunque giurista a ridurla a pochi articoli». Per rilanciare il mercato del lavoro, secondo Tiraboschi, occorre togliere le competenze a Regioni e Province su tirocini, apprendistato e agenzie per l’impiego, e «dare più peso alla contrattazione aziendale».
Per l’ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu, «l’idea della semplificazione è giusta. Ma non è facile. Certamente non è realistico l’obiettivo di passare da migliaia e migliaia di regole e norme a 60-70 articoli in tutto. In ogni caso, nell’opera di semplificazione, bisogna stare attenti a non buttare il bambino con l’acqua sporca. Una cosa è eliminare e sfoltire le procedure, un’altra le norme essenziali».
OCCHIO AI CONTENUTI
La questione “contenuti” è dirimente anche per Cesare Damiano, ministro del Lavoro con il governo Prodi: «Sediamoci a un tavolo e parliamone. Comunque immaginare di ridurre tutto a 60-70 regole in un complesso così stratificato di norme, è un po’ come tornare all’idea di contratto unico a tempo indeterminato di Ichino, una proposta che però consentiva all’imprenditore di licenziare senza vincoli».
«La vera semplificazione in entrata e in uscita dei rapporti di lavoro significa cambiamenti sostanziali delle rigidità ideologiche, a partire dalla cancellazione della legge Fornero» dice il senatore Maurizio Sacconi, altro ex ministro del Lavoro. Che precisa: «Si possono fare testi unici con pochi articoli lunghi come lenzuoli».
I PRECARI
R«Azzeramento» bocciato anche da Aris Accornero, professore emerito di Sociologia industriale all’Università di Roma “La Sapienza”: «Non è così che si procede. Altrimenti si alimenta la precarietà o quel che è peggio la sensazione di precarietà, un umore collettivo che non aiuta a venire fuori dai problemi. Buttare giù tutto non si può fare. Altra cosa sono gli interventi mirati. Quello chiave, secondo me, è il raccordo scuola-lavoro, soggetti-imprese. In Italia solo il 2-3% degli occupati trova un impiego attraverso le agenzie del lavoro». Per sbloccare il mercato del lavoro, secondo Accornero sarebbe indispensabile poi un intervento più sostanzioso e significativo di quello previsto nella legge di stabilità sulla riduzione del cuneo fiscale: «Se i soldi sono pochi, concentriamo le risorse dove servono».
I renziani, comunque, sono convinti che la strada della riduzione drastica delle norme sia quella giusta. Spiega il deputato pd Yoram Gutgeld: «Il nostro codice è fatto di norme che intervengono su altre norme creando uno spazio interpretativo troppo ampio per i giudici. Questo crea grande incertezza sia per le imprese che per i lavoratori e, soprattutto, allontana dal nostro Paese gli investitori esteri. Ecco perchè semplificare è importante. Esistono già dei progetti in questa direzione e non ritengo che sia una missione impossibile. Inoltre è necessario ridurre i tempi della giustizia civile e quindi dei processi in tema di lavoro. Credo anche che sarebbe utile definire per i neo assunti un contratto di lavoro privo delle garanzie previste dall’articolo 18 ma che stabilisca in anticipo l’entità dell’indennizzo in caso di interruzione del rapporto di lavoro».
Gi. Fr.