Adelaide Pierucci, il Messaggero 31/10/2013, 31 ottobre 2013
LA MADRE DI LUCIA: «SAPEVO TUTTO NON L’HO FERMATA, HO TROPPI DEBITI»
LA CONFESSIONE
«Sapevo tutto, sin dall’inizio. Tra me e mia figlia non c’erano segreti. Sapevo dei filmini e del giro dei clienti. Ma non sono stata io a istigarla a fare la baby squillo, l’ho solo accettato. Ero sommersa di debiti, stavamo per precipitare nel baratro». Piangeva ieri in carcere la mamma maîtresse finita dentro per aver favorito il giro di prostituzione minorile, con base ai Parioli, che vedeva sfruttate due ragazze in particolare, sua figlia, una liceale appena quindicenne, e un’amichetta di quest’ultima, studentessa in un altro liceo, quattordicenne.
Ieri a Regina Coeli erano in programma gli interrogatori di garanzia per i cinque arrestati dell’inchiesta: per la mamma sfruttatrice, per il tenutario dell’appartamento, Mirko Ieni, per il commercialista Riccardo Sbarra, che aveva rapporti con una di loro e la consigliava a conoscenti, e per Mario Michel de Quattro, un trentenne, il solo arrestato in flagranza di reato, accusato di estorsione per aver filmato i rapporti con una delle lolite per poi chiedere 1.500 euro per non diffonderne i video. L’interrogatorio del caporalmaggiore dell’esercito, che si occupava del reclutamento, Nunzio Pizzacaglia, invece, si terrà per rogatoria nel carcere militare dove è recluso. Tra i primi a parlare davanti al gip Maddalena Cipriani e il pm Cristiana Macchiusi, ieri, è stata proprio la madre maîtresse. Lei, non ha scelto la strada del commercialista, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.
LA GIUSTIFICAZIONE
La signora ha deciso di parlare, ha provato a giustificare, quello che per l’accusa è ingiustificabile. «Mia figlia mi raccontava», ha detto tra lacrime e imbarazzo. «E pure quando non lo faceva capivo come era andata la giornata. Ma non le organizzavo incontri». «Se ho una colpa è quella di non aver fatto piazzate. Ho accettato per disperazione». A fine inchiesta il «suo ruolo sarà ridimensionato», si è limitato a dire il suo legale, all’uscita del carcere. Hanno la stessa convinzione anche i difensori del commercialista, gli avvocati Agostino Mazzeo e Piergiorgio Micalizzi: «Aveva conosciuto una ragazza in chat. Si presentava come maggiorenne. E lo sembrava davvero. Il nostro assistito avrà modo di chiarire». «Vittime le ragazzine? Ma facciamola finita» è esplosa ieri fuori dal carcere la sorella di Mirko Ieni: «Erano le ragazze che chiamavano Mirko perché gli piacevano i soldi. Non è giusto screditare solo lui, piazzare la sua foto quando qua c’è una madre che favoriva il tutto. Mio fratello gira con la macchina a gas di mio padre, che chissà quante volte si è fermata perché restava a secco: figuriamoci quanti soldi poteva maneggiare. A Mirko piacere ridere e scherzare, ha amiche di tutte l’età. Una di queste ragazze è assieme a lui sul suo profilo facebook. Tutto sembra meno che una minorenne. Io ho un bar, magari è venuta anche a qualche festa da noi».
La mamma di Mirko parlava a bassa voce: «È dura, è dura. Ma non si dica che mio figlio è un mostro e quelle santine». Gli arrestati resteranno tutti in carcere, mentre la procura di Roma allarga l’inchiesta: sul registro degli indagati sono finiti anche dieci clienti.
Adelaide Pierucci