Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 31 Giovedì calendario

DA NOI SI PREMIA CHI DELINQUE L’AMNISTIA PRODUCE IMPUNIT


[Piercamillo Davigo]

Normalmente, quando si chiedono lumi ai tecnici, questi tendono a farla piuttosto difficile. Non Piercamillo Davigo, consigliere di Cassazione e già pm del pool Mani Pulite, un magistrato con la passione per gli esempi. E per le frasi concise, tipo questa: “In Italia delinquere conviene”.
Dottor Davigo è d’accordo con l’idea di fare un indulto o un’amnistia o, in un’orgia perdonista, addirittura entrambi?
Il solo effetto annuncio, a prescindere dalla realizzazione, è dannoso perché fa calare il ricorso ai riti alternativi e quindi allunga i tempi della giustizia. In un Paese dove in cinquant’anni ci sono stati 35 provvedimenti tra amnistia e indulto, chi vuole che patteggi, se aspettando, può arrivare un atto di clemenza?
Da cosa dipende il sovraffollamento carcerario?
Da una serie di fattori: il principale è il numero di fattispecie penali. I vari pacchetti sicurezza hanno previsto una serie di aumenti di pena per i recidivi. Ormai le frontiere sono evanescenti, il tasso di repressione concretamente applicato in un Paese non può essere troppo diverso da quello degli altri, per l’ovvia ragione che se è più alto esporti criminalità, se è più basso la importi. Se, puta caso, stabilissimo che la rapina in banca qui non è più reato, tutti i rapinatori verrebbero in Italia. Il primo vincolo è questo. Allora dobbiamo vedere quanti detenuti hanno gli altri Paesi, scoprendo che l’Italia è quella che ne ha meno. Abbiamo le carceri sovraffollate perché abbiamo poche strutture. L’articolo 81 della Carta prevede che le leggi che comportano nuove spese indichino con quali mezzi farvi fronte. Quando il legislatore aumenta le pene, si guarda bene dal chiarire dove si troveranno le risorse. Pensano di risolvere il problema in verticale, con le brandine a castello. Ovvio che poi arrivi la Corte europea a sanzionarci.
L’ultimo indulto è del 2006, la condanna di Strasburgo risale al gennaio scorso: perché non hanno fatto nulla?
L’imprevidenza è una caratteristica della nostra classe politica. Se si attenua la pressione della Corte, magari perché si fa un indulto, l’emergenza cessa e la questione cadrà nel solito oblio. Indulto e amnistia sono soluzioni tampone. Se si vuole ridurre la popolazione carceraria, bisogna depenalizzare i reati o ridurre le pene.
Qualcosa hanno depenalizzato: il falso in bilancio.
Non definirei il falso in bilancio un reato che intasa le carceri. Aboliscono quelli dei colletti bianchi perché...
...amnistia e indulto hanno a che fare con questioni politiche?
Non credo che faranno né l’uno né l’altra: i cittadini sono ferocemente contrari.
Le espressioni “condono fiscal e” o “condono edilizio” non hanno equivalenti in inglese e francese.
Una volta cercavo di spiegare l’amnistia a un gruppo di giudici californiani che ci chiedevano come mai da noi non funzionassero i riti alternativi. Avevano capito questioni complesse, ma quando abbiamo spiegato che l’amnistia è una legge che perdona tutti, erano convinti che avessimo fatto loro uno scherzo. Vede, Carl Schmitt sosteneva che tutti i concetti del diritto pubblico europeo moderno sono concetti teologici secolarizzati. La secolarizzazione dell’indulgenza plenaria dà luogo all’amnistia, all’indulto, ai vari condoni. Con una differenza: la Chiesa esige il pentimento, lo Stato no.
I corrotti non si sono mai pentiti, anzi si sono poco evangelicamente moltiplicati.
Ho spesso ripetuto che noi organi preposti alla repressione svolgiamo la funzione che in natura svolgono i predatori. Dunque abbiamo preso le zebre lente e sono rimaste quelle veloci.
Mani Pulite è stata inutile?
Ha lacerato il velo dell’ipocrisia. De la Rochefoucauld ha detto che l’ipocrisia è l’omaggio che il vizio rende alla virtù: caduto il velo dell’ipocrisia, l’effetto è stato che non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsi.
Che pensa della vulgata sulla pacificazione e la presunta guerra tra politica e magistratura?
La politica anziché fare pulizia al suo interno, come accadeva prima di Mani pulite e come accade negli altri Paesi, ha rimesso alla valutazione dei magistrati la selezione della classe dirigente. Ma i magistrati decidono sulla base di regole che non sono quelle della vita di tutti i giorni. Intendo: se l’intercettazione che prova che Tizio è il mandante di un omicidio è inutilizzabile, Tizio sarà assolto. Resta un assassino, un colpevole che l’ha fatta franca, cosa molto diversa da un innocente. Nessuno nella vita di tutti i giorni utilizza la presunzione d’innocenza: la giustizia è una virtù cardinale, ma lo è anche la prudenza. Per questo se il nostro vicino è stato condannato per pedofilia, anche se la sentenza non è definitiva, difficilmente gli chiediamo di tenerci i bambini.
E la controversa legge Severino?
Sono contrario alle leggi che prevedono l’incandidabilità. Dovrebbe bastare il costume.
In Italia è evidente che il costume è malcostume.
Allora non valgono le leggi. Comunque, nel momento in cui si dice che chi ha riportato una condanna non inferiore a due anni può essere candidato, significa che se la condanna è sotto i due anni uno si può candidare. Cioè se sei stato condannato a un anno non puoi fare il bidello, ma il deputato sì: che roba è?
Dà ragione a Berlusconi sulla Severino?
Allora: la norma introduce un mero requisito di candidabilità. Esattamente come quello che prescrive il compimento del quarantesimo anno di età per l’elezione in Senato. Se domani una norma stabilisse che ce ne vogliono 45, qualcuno urlerebbe alla retroattività? Il problema, in Italia, è la mancanza di capacità di indignarsi.
Peggio le monetine ai politici o l’anestesia?
Le monetine sono sintomo di una rivolta qualunquista che io malsopporto. È la solita storia del “rubano tutti”. Quando qualcuno me lo dice gli chiedo se lui ruba. Se mi dice: “Io non rubo” gli rispondo “neanch’io”, perciò non è vero che rubano tutti. Se partiamo dal presupposto che rubano tutti, i processi sono inutili. Se il presupposto è rubano in molti, è giusto fare i processi per distinguere chi ruba da chi non ruba.
Tutti vogliono riformarvi, anche i saggi del Colle.
La riforma della giustizia è indispensabile, ma per questioni del tutto diverse da quelle che pensano i politici, compresi i saggi. Abbiamo 9 milioni di procedimenti pendenti. Il sistema tutela più chi viola la legge di chi subisce la violazione: ogni anno vengono avviate in Italia più cause civili di quante non ne vengano cominciate in Francia, Gran Bretagna e Spagna sommate insieme. Nel penale, bisogna ridurre le fattispecie, incidendo sulle impugnazioni. Tre gradi di giudizio ci sono dappertutto. In appello, se ricorre l’imputato, il sistema italiano prevede il divieto di aumentare la pena. In Francia non c’è, infatti solo il 40 per cento delle sentenze di condanna a pena da eseguire vengono appellate. In Italia tutte.
Perché non si fa?
Ridurre il numero dei processi, significa ridurre il reddito degli avvocati. Una classe politica che non è venuta a capo della debolissima lobby dei tassisti, può riuscirci con la ben più potente lobby degli avvocati?
@silviatruzzi1