Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 31/10/2013, 31 ottobre 2013
MICROLEADER
& MICROSPIE–
Nemmeno un maestro del genere, un Feydeau, un Courteline, un Labiche, poteva inventare un vaudeville come il Datagate o una farsa come quella della chiavetta regalata da Putin ai colleghi nell’ultimo G-20 di San Pietroburgo per introdursi nei loro computer con un “cavallo di troia” informatico e spiarli meglio. Uno capirebbe un diamante, un gioiello, un fermacravatta d’oro, un Rolex di platino, cose così: ma una pen-drive? Deve conoscerli davvero bene, Putin, quei barboni dei politici europei per pensare che basti omaggiarli di una pennetta da 3 o 4 euro, o di un cavetto per ricaricare il cellulare, perché quelli si affrettino a infilare la prima nel loro pc e il secondo nel loro telefonino. Poi c’è il caso italiano, che è una farsa nella farsa. Il Corriere raccoglie l’“ira di Letta”, nel senso di Enrico, perché gli altri “grandi” sono stati avvertiti una settimana fa, mentre lui l’hanno “informato solo ieri”. Il dubbio di non essere un “grande” non gli è proprio venuto, e ora si teme un’altra crisi di nervi quando scoprirà che la sua chiavetta e il suo cavetto sono senza cimice, perché Putin non l’aveva riconosciuto, anzi l’aveva scambiato per un addetto al catering. Né vorremmo essere nei panni del Cainano, che in queste ore sta facendo bonificare con i sonar tutti i regali ricevuti negli anni dall’amico Vladimir, temendo che nascondano qualche microspia collegata con uno spione russo che annota tutto. Dopo De Gregorio, Lavitola, Tarantini, la Began, la Bonev, Dell’Utri, Previti e un battaglione di Olgettine, manca soltanto Putin. Aveva appena ripreso a dormire la notte, e riecco l’insonnia popolata di dubbi atroci. Non è che quelle tre squinzie alte due metri che Vlady gli donò per dargli il benvenuto nella dacia sul Mar Nero erano Mata Hari travestite, o peggio bambole gonfiabili imbottite di cimici? In effetti, di gomma ne avevano più della Santanchè. E quella simpatica pròtesi a pompetta di fabbricazione siberiana che funziona così bene, non sarà per caso un’antenna direzionale? Avessero ragione Paolo Guzzanti e tutta la commissione Mitrokhin?
Lui, pover’ometto, tremava tutto per quattro toghe rosse di Milano, Napoli, Palermo e Cassazione: e intanto America e Russia origliavano e mettevano via. Anche Napolitano non se la passa mica bene. Specie da quando, ieri, s’è scoperto che l’Nsa si era installata a Roma almeno dalla fine del 2012 fino al conclave di marzo ascoltando tutto e tutti, persino il futuro papa Bergoglio e gli altri cardinali. Qualcuno, per favore, gli dica se erano in loco anche l’anno prima, quando Mancino iniziò a stalkerarlo per farla franca nell’inchiesta di Palermo e il custode della Costituzione gli dava retta e spago, mobilitando mari e monti. Con tutta la fatica che ha fatto per far distruggere quelle quattro telefonate con l’amico Nicola, manca soltanto che le abbia ascoltate e conservate pure l’Nsa. Perché lì non c’è Corte costituzionale che tenga: quelli mica le bruciano al primo segnale convenuto. Quelli tengono tutto. Mah, speriamo almeno che non siano riusciti a tradurle dal dialetto napoletano e da quello avellinese. Ma soprattutto che non abbiano continuato a intercettare a tutta randa anche negli ultimi mesi, dopo che il Datagate era già scoppiato. Altrimenti quelli ora conoscono tutti i segreti di Fatima e di Pulcinella della politica italiana. Tipo chi sono i famosi 101 o 111 o 121 franchi tiratori del Pd che si sono fumati Prodi, e in cambio di cosa, e chi li mandava. E cos’ha promesso o fatto credere King George al povero Cainano per farsi rieleggere e farlo entrare nelle larghe intese. E cosa diceva davvero in privato, mentre giurava a favore di telecamere che mai e poi mai si sarebbe lasciato rieleggere presidente. E dire che l’ultima volta alla Casa Bianca, quando Obama gli aveva detto “noi ascoltiamo sempre la sua voce”, Napolitano aveva pensato al suo formidabile prestigio internazionale. Ed era anche arrossito un po’. Vatti a fidare degli amici.