Dino Pesole; Marco Rogari, Il Sole 24 Ore 31/10/2013, 31 ottobre 2013
TAGLI, COTTARELLI ALZA L’ASTICELLA
Una spending review permanente, sul modello delle migliori pratiche internazionali, e non più in versione una tantum o limitata a singoli comparti. Con l’obiettivo di andare ben al di là dei target minimi di risparmio fissati dalla legge di stabilità: 600 milioni nel 2015 e 1,3 nel 2016 ai quali vanno aggiunti rispettivamente altri 3 miliardi e 4 miliardi previsti dalla clausola di garanzia per ognuno dei due anni per arrivare complessivamente a circa 12 miliardi nel 2017. Il nuovo commissario straordinario per la spending review, Carlo Cottarelli, anche se si è insediato a via XX settembre solo da cinque giorni dopo aver lasciato il prestigioso incarico che ricopriva al Fondo monetario internazionale, ha già ben chiare le coordinate su cui condurre questa sorta di «mission impossible». Così come la tabella di marcia. Cottarelli conta di presentare le sue proposte operative e le linee di intervento già a marzo-aprile del prossimo anno, ben prima della scadenza di luglio 2014 fissata dalla stessa "stabilità".
Un progetto ambizioso, come è emerso da un briefing tecnico a via XX settembre, che prevede, in linea con il vincolo di bilancio, di finalizzare i maggiori risparmi ottenuti dai tagli selettivi di spesa alla riduzione della pressione fiscale ma anche alla riqualificazione della stessa spesa pubblica. E che coinvolgerà tutti i settori della spesa primaria, a livello centrale e periferico. Ricognizione a tutto campo dalla quale saranno esclusi, almeno in prima battuta, quei settori su cui si è intervenuto recentemente e a più riprese, come nel caso delle pensioni. Nel mirino anche le società controllate che non emettono titoli, e dunque anche la Rai. Ma le proposte che arriveranno dal commissario straordinario sono destinate ad incidere soprattutto direttamente sulla pubblica amministrazione. Che potrebbe essere interessata anche da processi di mobilità del personale e per la quale, in ogni caso, Cottarelli si augura che si possa arrivare alla trasformazione dei dirigenti pubblici in veri e propri manager, come accade già in altri Paesi europei.
Cottarelli non si nasconde le difficoltà del suo mandato triennale ma è convinto di potercela fare. Dopo 25 anni al Fmi, ora la mission è mettersi al servizio del suo Paese. Già entro il 13 novembre presenterà le linee guida del suo piano di lavoro al comitato interministeriale per la spending review e al Parlamento.
Cottarelli, che oltre a rinunciare all’auto blu si è ridotto lo stipendio del 13%, accollandosi i costi del cuneo fiscale, rispetto al tetto di 300mila euro lordi fissato dal decreto "fare" (sulla falsariga del limite stabilito per tutti i dipendenti pubblici), si avvarrà di un gruppo di lavoro di 10 persone tutte interne alla Pa, quindi a costo zero. Il commissario straordinario lavorerà in stretto raccordo con la Ragioneria generale dello Stato e in particolare con il Ragioniere capo Daniele Franco, facendo leva su una consolidata collaborazione ultraventennale. Il nucleo centrale sarà poi coadiuvato da altri gruppi di lavoro per materia, dei quali potranno far parte esperti dei singoli ministeri o delle singole amministrazioni interessate e anche personalità provenienti dal mondo accademico.
Un sistema di lavoro snello ma articolato. Non un uomo solo al comando, dunque, ma una squadra con connotati specifici e innovativi che faranno di questa spending review permanente una sorta di «Cottarelli spending», con cadenza biennale o triennale per gli aggiornamenti e nuove fasi di revisioni della spesa sempre proiettate su tre anni. In questo tentativo su cui conta molto il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ha fortemente voluto Cottarelli alla guida della struttura, non si partirà da zero. Cottarelli è intenzionato ad attingere all’operato del suo predecessore Enrico Bondi, al rapporto elaborato lo scorso anno dall’allora ministro Piero Giarda, e al dossier Giavazzi sulla razionalizzazione degli incentivi alle imprese. Se non si può, si fa senza: è l’antico adagio del Cremonese, terra del commissario, cui Cottarelli ha deciso di attenersi.