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 2013  ottobre 31 Giovedì calendario

I VICINI DELLA DONNA MUMMIFICATA: “NOI NON LA VEDEVAMO DA 18 ANNI”


La casa dei vivi e quella dei morti è la stessa. Stessa palazzina stinta con le ringhiere arrugginite. Le prime due finestre sono sprangate, sotto sequestro penale, «a disposizione dell’autorità giudiziaria». La terza e la quarta, invece, mandano bagliori bluastri di una televisione accesa. Alle sei di sera scende giù una signora con i capelli neri tagliati alle orecchie. È la madre di quattro ragazzine. «Lasciateci stare - dice - non sapevamo nulla di questa storia terribile...».
La finestra numero 2 è quella del mistero. Dentro quella stanza c’erano scatoloni, vecchie cornici e il corpo mummificato di Graziella Giraudo, la madre della donna scesa al cancello. «Morta come minimo da un anno», dice il medico legale Mario Abrate. «L’abbiamo trovata curata e pulita - spiega - quasi completamente calva. Con gli arti inferiori avvolti fino al bacino in una specie di sudario. La pelle brunastra aveva la consistenza del cuoio. Il cadavere, già in fase di scheletrizzazione, era in posizione seduta. Con le braccia larghe, come quelle di chi si appoggia ai braccioli di una poltrona».
Due appartamenti adiacenti. Stesso ingresso. Stessa scala. Stesso sangue di famiglia, quello dei vivi e quello dei morti. Ecco l’incubo che sta togliendo il sonno a questo paesone di 12 mila abitanti, che non avrebbe altra ambizione se non quella di essere un posto tranquillo, quasi una depandance di Cuneo. Ma così tranquillo forse è troppo.
Non è campagna. In via Pedona ci sono villette a schiera moderne. Cani da guardia ai cancelli, occhi veloci che si affacciano per verificare qualsiasi anomalia. E poi c’è questa palazzina stinta su uno spiazzo d’erba alta, diversa dalle altre case, al fondo di una stradina interna. Nell’alloggio dei morti vivevano due nonne molto legate fra loro. Giovedì sera Rosa Giraudo si è arresa a un tumore. Sabato mattina i parenti sono venuti a rendere omaggio alla salma. Solo domenica notte è stata aperta la stanza con dentro il cadavere di Graziella Giraudo. Hanno anche lo stesso cognome, ma questa è soltanto una coincidenza.
Però i figli di una e dell’altra donna, sposati fra loro, abitano nell’alloggio adiacente. Giurano di non essersi mai accorti prima della situazione: «Erano due nonne estremamente chiuse, non volevano vedere gente. Dicevano di stare bene così». Parole in sintonia con quelle scelte dall’avvocato Adalberto Pasi, che assiste entrambe le famiglie: «Riservatezza. Vite appartate. Una solitudine rivendicata. Ecco la chiave per capire l’accaduto».
Però Graziella Giraudo mancava all’appello da un tempo esagerato. «Siamo venuti ad abitare qui nel 1991 - dicono i vicini Giovenale e Claudina Einaudi - a quell’epoca vedevamo uscire le due donne su una Citroën grigia, spesso al mattino prestissimo. Guidava sempre la signora morta di tumore. Mentre l’altra, bionda e corpulenta, sembrava quasi si facesse portare in giro. Come se la prima fosse l’autista della seconda. Talvolta le incontravamo in auto per le valli cuneesi, ci chiedevamo dove andassero. Ma dal 1995, ci sembra di ricordare, la signora bionda non l’abbiamo più vista. Eravamo convinti che l’avessero ricoverata in qualche casa di riposo».
Adesso in paese la signora bionda è chiamata «la mummia». Per quanto brutale, non è del tutto inesatto. Curata, pulita, imbalsamata. Una Tac stabilirà se lo scheletro custodisce ancora resti delle viscere o se sono stati consumati dal processo naturale di decomposizione. Era una mummia seduta. Una cittadina italiana assente all’appello da un tempo che oscilla dai 12 mesi ai 10 anni.
L’ex marito di Graziella Giraudo abita poco distante. Ha lavorato alla Michelin. Non vuole dire niente, se non questo: «State esagerando...». Della signora imbalsamata, in paese ricordano quasi tutti: «Faceva pranoterapia, leggeva i tarocchi. Diceva di avere energie curative». Ma anche questi aneddoti sulla «santona Graziella» risalgono alla notte dei tempi. «Da anni non si vedeva in giro, nessuno veniva a trovarla», dicono i vicini. E allora, perché tenerla nel limbo? «Non incassava pensioni», spiegano i carabinieri. Non si capisce il motivo.
Nel reticolato di stradine tutte uguali, una villetta dopo l’altra, si arriva alla cancellata bianca di una casa speciale. Dentro abita una signora che riceve disperati, malati e depressi. Alle sei di sera ci sono nove persone nel suo salotto. Non è dottoressa, non è psicologa. «È come una mamma - dice una signora in attesa sul divano verde - una che ci ascolta». Ed ecco la grande mamma del paese sulla porta: «In passato la signora Graziella leggeva i tarocchi e imponeva le mani. Mi è stato raccontato. Però è una vecchia storia. Non credo andassero a casa sua recentemente. E comunque, vi prego, non assimilateci». Sola. Vestita da mummia. E senza nemmeno il conforto di una sepoltura. Così si può morire nel paese più tranquillo del mondo.