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 2013  ottobre 30 Mercoledì calendario

VIETATO CONTESTARE LA PRESIDENTE


È la terza carica dello Stato. E, per questo, merita tutto il nostro rispetto. Ma anche chi rappresenta il popolo italiano e siede sullo scranno più alto di Montecitorio deve saper accettare le critiche e le contestazioni. Specialmente se, oltre a ricoprire per anni un ruolo al servizio dei profughi di tutto il mondo nelle vesti di portavoce dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati, appartiene a un partito come Sinistra Ecologia e Libertà che è per tradizione più di lotta che di governo. Ma la presidente Laura Boldrini, che ha alle spalle anche un passato da giornalista, sembra non gradire le critiche. E chi protesta contro di lei rischia grosso.
L’episodio più recente che dimostra la sua insofferenza è accaduto a metà Ottobre. Nella piazza davanti alla Camera dei deputati due uomini, Davide Fabbri, 47 anni, residente a Cervia, in provincia di Ravenna, e Antonio Pastori, nato a Pesaro un anno prima e residente a Milano, srotolano uno striscione lungo due metri e mezzo che recita: «Priebke responsabile dei 335 morti delle Fosse Ardeatine - Boldrini responsabile dei 413 morti di Lampedusa». Ma l’importante non è la vaghezza e la scarsa validità dell’irriverente accostamento. È la sproporzione nella repressione della suddetta manifestazione. In piazza Montecitorio, infatti, intervengono subito gli agenti del commissariato Trevi-Campomarzio, che sequestrano lo striscione bianco e la catena con la quale i due si erano assicurati a una grata. La coppia viene, ovviamente, identificata. E per Fabbri scatta un provvedimento riservato in genere agli ultrà più violenti: una sorta di Daspo, ovvero l’ordine di «rimpatrio» (una volta si chiamava foglio di via) nella sua Cervia e il divieto di calpestare i sampietrini della Capitale per tre anni. La motivazione contenuta nel provvedimento firmato dal Questore? L’uomo (che non ha precedenti penali) «è stato trovato dedito alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la tranquillità pubblica» e viene allontanato per «esigenze dettate dalla necessità ed urgenza di impedire che possa reiterare comportamenti analoghi». Insomma, zitto e vai via, così impari. Al di là del fatto che il messaggio dello striscione era politicamente incorretto, è un davvero bell’esempio di tolleranza.
Ma non è l’unico. Il 4 agosto il sindaco di Roma organizza una «notte bianca» per festeggiare la (presunta) pedonalizzazione dei Fori Imperiali e i cittadini del Divino Amore, che da tempo sono inferociti per la discarica che dovrebbe sorgere vicino alle loro case, ne approfittano per rovinare la «festa» a Ignazio Marino. Volano parole grosse: «Vergogna, buffone!», urlano alcuni manifestanti proprio mentre Marino e la Boldrini stanno percorrendo i Fori. Parole non indirizzate alla presidente dei deputati. Ma che la mandano su tutte le furie, tanto da prodursi in una dura reprimenda sulla gestione dell’ordine pubblico. Qualcuno sosterrà che, proprio per questa contestazione, la Boldrini ha rinunciato a fare il suo discorso e ha abbandonato, stizzita, i Fori. In realtà, non era previsto alcun discorso della presidente. Ma la rabbia è grande e le si legge sul volto. E a farne le spese sarà il Questore.
E ancora. Senza soffermarsi sulla reazione delle 186 finaliste a Miss Italia alle sue osservazioni sul concorso più famoso del Belpaese, basta ricordare che cosa è accaduto quando un giornalista di Latina ha postato su facebook un fotomontaggio della Boldrini-nudista che già girava sul social network. Un falso, naturalmente. Ma dieci ore più tardi veri poliziotti sono piombati in casa del giornalista, che ora è indagato per diffamazione. Insomma, chi protesta, critica o contesta l’irascibile presidentessa è avvisato.
Ma. Ga.