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 2013  ottobre 30 Mercoledì calendario

GRILLO

& SILVIO IN POLITICA L’ASSE ESISTE GIÀ–

L’euro in Italia, salvo forse quando entrò in vigore, non ha mai goduto di grande popolarità. La gente si è accorta quasi subito di aver preso una bidonata: un paio di scarpe che costava, poniamo, 250mila lire, dopo poche settimane (o qualche mese) bisognava pagarlo 250 euro. Non certo un affare. Nonostante ciò, i cittadini hanno tirato avanti, sia pure mugugnando. Vari sondaggi, fino a un anno fa circa, dimostravano che la moneta unica era mal tollerata (come del resto in Francia), ma non pienamente bocciata. Diciamo che gli scontenti si aggiravano intorno al 40 per cento, mentre coloro che la sopportavano erano la maggioranza.
Ora la musica è cambiata. Una ricerca demoscopica segnala che la maggioranza filo euro è diventata minoranza, e che la minoranza si è trasformata in maggioranza. Un ribaltamento in piena regola. Le famiglie si sono rese conto ben prima dei monetaristi che la stessa divisa per tanti Paesi diversi (diversi in tutto: cultura, economia, politica, lingua eccetera) non sta in piedi, è un controsenso. Per le nazioni deboli, una moneta forte è una iattura.
Noi non vogliamo addentrarci in questioni tecniche, compito che lasciamo volentieri agli esperti o presunti tali. Limitiamoci a considerazioni generiche e generali. Le aziende, i lavoratori e i pensionati percepiscono che tutto aumenta, dalle materie prime alla borsa della spesa, tranne le buste paga e gli assegni di quiescenza. Colpa dell’euro? Fatti i calcoli della serva, è così.
Quasi tutti i soloni sostengono che la divisa europea non solo è irreversibile (come la morte), ma che rifiutarla per tornare alla lira provocherebbe una sciagura tale da mandarci in malora. Opinioni discutibili, come tutte le opinioni. Non mi pare però che sia stato fatto uno studio serio e approfondito sugli effetti di un’eventuale marcia indietro monetaria. Sarebbe opportuno farlo, e in fretta, onde evitare sorprese qualora fosse necessario rinverdire la vecchia e gloriosa liretta. Diremo di più a vantaggio di chi abbia la memoria appannata. Il primo leader che avanzò perplessità circa l’utilità dell’euro fu Silvio Berlusconi, il quale naturalmente venne redarguito se non addirittura sfottuto. More solito. In realtà aveva ragione, tanto è vero che Marine Le Pen, che ha cavalcato in Francia i sentimenti contrari alla moneta unica, sta avendo un successo clamoroso col suo Fronte Nazionale: 24 per cento nei sondaggi.
Non dimentichiamo poi Beppe Grillo. Il leader pentastellato (e una moltitudine di suoi elettori), esprimendo in ogni salsa la propria contrarietà all’euro, lo scorso febbraio ebbe un risultato impressionante alle urne. Ora il guru ligure pare meno convinto che in passato: la sua campagna anti euro non è più martellante, ma è probabile che possa tornare a esserlo. Basterebbe un incentivo. Ci domandiamo perché Berlusconi e Grillo non si alleino ( accantonando momentaneamente il nodo giustizia che divide e non consente di imperare) per reciproca convenienza, conducendo insieme una lotta finalizzata alla riconquista italiana della sovranità nazionale e del diritto a battere moneta allo scopo di affrontare le esigenze di noantri poveri tapini in balia dell’onnipotenza teutonica.
Fra l’altro, sia Silvio che Beppe hanno già dichiarato di essere d’accordo su un secondo punto: meglio votare subito col Porcellum, piuttosto che seguitare a menare il can per l’aia con un governicchio gracile, timido e forse anche un po’ tonto. Ultima osservazione: con i voti di Forza Italia, più quelli del M5S, la maggioranza è garantita. Coraggio, che ce vo’?
Vittorio Feltri