VARIE 30/10/2013, 30 ottobre 2013
ROMA - Finisce sette a sei. La giunta per il regolamento del Senato dice sì al voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare
ROMA - Finisce sette a sei. La giunta per il regolamento del Senato dice sì al voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare. Linda Lanzillotta (Sc) ha confermato il proprio via libera allo scrutinio palese interpretando, di fatto, l’ago della bilancia della situazione. La notizia però irrita il Cavaliere che salta il pranzo in programma con i ministri e scatena le reazioni furiose del Pdl che immediatamente riagita lo spauracchio della crisi di governo e minaccia conseguenze. Fino a ieri infatti il risultato all’interno dell’organismo era in pareggio: 6 per il voto segreto (Pdl, Lega, Gal e Autonomie-Psi), e altrettanti per il voto palese (Pd, M5S e Sel). Ma visto che il presidente del Senato e della giunta, Pietro Grasso, per prassi non si esprime, l’incognita era rappresentata proprio dalla Lanzillotta che aveva fatto sapere di voler prendere una decisione dopo aver ascoltato le relazioni di Anna Maria Bernini (Pdl) e Francesco Russo (Pd). Le reazioni. Secondo Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, la decisione della giunta "è stata corretta, non c’è stata nessuna interpretazione né modifica del regolamento". Ma secondo la Bernini del Pdl, "la giunta ha partorito un mostro costituzionale contro Berlusconi. E’ stato modificato il regolamento del Senato, è intollerabile, di una gravità inaudita. È impensabile che diamo i nostri voti per sostenere il governo di cui fa parte un partito, il Pd, che vuole decapitare il nostro leader Berlusconi". E Renato Schifani: "Pagina buia, la giornata di oggi non potrà non avere conseguenze. Daremo risposte concrete con il massimo della determinazione". Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, su Twitter tuona così: Ago della bilancia. "Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto. Io sono per il voto palese - ha detto la Lanzillotta - e ho proposto di circoscrivere la decisione all’applicazione della norma della legge Severino. Sul piano tecnico regolamentare - ha spiegato l’esponente di Scelta civica - gli elementi che mi hanno indotto a questa decisione sono i seguenti: il Senato applica per la prima volta la legge Severino e quindi non esistono precedenti invocabili in modo univoco. Non esiste nel regolamento del Senato una norma esplicita che indichi la modalità di votazione utilizzabile nei casi analoghi ma non identici (ineleggibilità e incompatibilità). Il voto segreto è stato applicato in via di prassi. Il regolamento precisa invece che il voto per la decadenza non è un voto sulla persona e quindi si applica il voto palese. In altre occasioni, alla luce di nuove valutazioni giuridiche e istituzionali, prassi consolidate sono state modificate senza che fossero mutate le norme positive. Una estensione non dovuta del voto segreto andrebbe in direzione opposta a quella che ha orientato, dagli anni novanta in poi, l’evoluzione dei regolamenti parlamentari per fare sì che le procedure di Camera e Senato si svolgano nel rispetto della Costituzione e sempre più aderendo al bisogno di trasparenza che viene da parte dei cittadini e che è la condizione per conservare il rispetto dell’istituzione parlamentare e la legittimazione dell’esercizio delle prerogative da parte di ogni singolo deputato e delle assemblee nel loro complesso". Condividi Voto allo status non alla persona. L’orientamento della giunta è stato, quindi, quello di restringere il campo alla sola decadenza da senatore di Berlusconi, perché il voto sulla decadenza è considerato voto non alla persona ma allo status di parlamentare. Diversa invece la questione dell’ineleggibilità e dell’incandidabilità che va a toccare appunto la persona, e secondo il regolamento di Palazzo Madama necessita di uno scrutinio segreto. Ciò non toglie che al momento della discussione in aula sulla vicenda dell’ex premier si possa presentare un ordine del giorno, firmato da almeno 20 senatori e motivato, nel quale si richiede invece il silenzio dell’urna. In quel caso il presidente Pietro Grasso sottoporrebbe di nuovo la richiesta al giudizio dell’assemblea. Quanto alla data per votare la decadenza in aula, questa sarà calendarizzata oggi, quando sarà convocata la conferenza dei capigruppo. Presumibilmente, avverrà tra il 4 e il 15 novembre. Il Movimento 5 Stelle ha già chiesto a Grasso di calendarizzare "immediatamente, per la prossima settimana, già dal 5 novembre il voto sulla decadenza del senatore Berlusconi. Ora non ci sono più ostacoli. Si voti subito". La replica del premier. I lavori della giunta erano ripresi stamani dopo una seduta caotica, quella di ieri sera, in cui si sono confermate inconciliabili le posizioni di Pd e Pdl. Ma mentre al Senato il suo partito scatenava il caos, Berlusconi ha intensificato la pressione sul governo affinché affermi la non retroattività della legge Severino. La risposta del presidente del Consiglio Enrico Letta arriva dai microfoni di Radio anch’io ed è negativa: "La risposta" chiesta da Berlusconi "è contenuta nel voto di fiducia del 2 ottobre. Il Parlamento mi ha dato la fiducia con largo consenso. Il pilastro di quel discorso era che l’Italia ha bisogno di ripresa, di stabilità, e che ci sia separazione tra singole vicende giudiziarie e il destino del governo. E il Parlamento ha dato larga fiducia a quel discorso". Parole che scatenano subito l’ira dei parlamentari Pdl, da Mara Carfagna a Daniele Capezzone a Jole Santelli. Ma al presidente del Consiglio dà man forte il ministro per gli Affari regionali in quota Pd, Graziano Delrio, il quale si dice a favore del voto palese pur non volendo fare di Berlusconi "un’ossessione". E afferma: "La vita del governo dipende dai gruppi parlamentari che ne hanno votato la fiducia e quindi anche da Pdl e da Forza Italia, non so come definire la nuova formazione politica. Non possiamo risolvere noi i problemi giudiziari di Berlusconi, il governo non c’entra. Non credo che il Consiglio dei ministri deciderà per la retroattività". Francesco Nitto Palma (Pdl), presidente della commissione Giustizia, aveva proposto di riconvocare la giunta per il 4 novembre basando la sua richiesta sulle motivazioni della sentenza della corte d’appello di Milano, rese pubbliche proprio ieri: "Il fatto che si sia precisato come la decadenza sia una sanzione amministrativa va a vantaggio della nostra tesi sull’irretroattività della legge Severino. Una sanzione amministrativa, infatti, non può avere effetti retroattivi. Pertanto chiediamo che i lavori della giunta vengano sospesi e si rimandino tutti gli atti alla giunta per le immunità", sostiene l’esponente Pdl. Ma sulla contrapposizione tra voto segreto e palese, a intervenire stamani era stato pure Giuseppe Civati, deputato e candidato alla guida del Pd: "A differenza del mio partito - ha detto a Omnibus su La7 - non vedo così fuori dal mondo il voto segreto. Questa è un’altra cosa che mi differenzia dal mio gruppo dirigente". Sì al voto segreto anche secondo Pierferdinando Casini (Udc) che però ha detto no alla retroattività della legge Severino. Stoppata la diretta su Facebook. Intanto, nel corso della riunione odierna il presidente Grasso ha bacchettato Maurizio Buccarella del Movimento 5 Stelle per i post piazzati su Facebook in diretta: Bucarella, infatti, ha utilizzato il social network per rendere pubblici, passo dopo passo, gli interventi in corso durante la giunta. E’ lo stesso Bucarella a rendere noto in una sorta di ’passo e chiudo’ sul suo profilo Fb l’invito lanciatogli da Grasso: "Su segnalazione di agenzie che stanno riportando i flash aggiornativi dei lavori in giunta, il presidente mi invita a sospendere ogni comunicazione onde evitare qualsiasi polemica. Accolgo l’invito. A dopo", conclude. Il primo commento al suo post, però, suona così: "Fateci sapere come vota il Pd". CORRIERE.IT La decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, per effetto della legge Severino e a seguito della condanna definitiva per frode fiscale, sarà votata dall’aula di Palazzo Madama con il voto palese. I senatori dovranno esprimersi pubblicamente sul destino del leader di Forza Italia e, di conseguenza, assumersi la responsabilità di un eventuale voto in dissenso dalla linea del proprio gruppo parlamentare. Lo ha deciso la Giunta per il regolamento, che dopo lo stop di martedì sera si era riunita di nuovo questa mattina per decidere sulla richiesta del Movimento 5 Stelle di una votazione pubblica. La svolta - sancita da sette voti a favore contro sei contrari - è arrivata con la decisione della senatrice Linda Lanzillotta, ex Pd e ora Scelta Civica, di sostenere le ragioni del voto palese dopo che negli ultimi giorni aveva preso tempo riservandosi di ponderare al meglio la questione. Lo scorso 4 ottobre la Giunta per le autorizzazioni del Senato aveva dato parere favorevole alla decadenza. IL PDL: «CI SARANNO CONSEGUENZE» - La decisione di Scelta Civica di optare per il voto palese, riferisce l’Ansa che cita fonti Pdl, avrebbe irritato Berlusconi a tal punto da far saltare un pranzo già fissato con il vicepremier Angelino Alfano e il resto della delegazione governativa pidiellina. «Il fatto è che Berlusconi non ha più nulla da dire ai governativi» spiega un esponente del partito che l’Ansa mantiene anonimo limitandosi a definirlo «un big azzurro». E fioccano le reazioni tra i cosiddetti «falchi»: «Una pagina buia per le regole parlamentari- dice il leader del gruppo Pdl al Senato, Renato Schifani -. La Giunta del Regolamento, a maggioranza e con un voto deliberatamente politico, ha violato le regole in maniera surrettizia, con grave responsabilità dello stesso presidente del Senato, per consentire al Pd e ad altre forze di imporre ai loro senatori un voto contro il leader del centrodestra. La giornata di oggi non potrà non avere conseguenze». Anche il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, tuona sdegnato: «Dalla Giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile». Molto più dure le reazioni degli esponenti meno istituzionali del Pdl che parlano apertamente di «assassinio politico», «ghigliottina», «ordalia barbarica» e «golpe bianco». «LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI» - Di segno opposto le reazioni nel campo del centrosinistra. «Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta - dice il segretario del Pd, Guglielmo Epifani -. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite». «La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata - ha aggiunto -, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti». Beppe Grillo, dal canto suo, canta vittoria:«Due giorni di fiato sul collo in Parlamento sono serviti». Il M5S chiede ora che il voto venga immediatamente calendarizzato, a partire dal 5 novembre. «NON SERVE VOTO SEGRETO» -Martedì la giunta si era aggiornata in tarda serata con la conclusione della relazione di Francesco Russo, senatore del Pd. Il nodo da sciogliere era la posizione in particolare di Linda Lanzillotta, di Scelta Civica, che dopo un primo riserbo sulla decisione ha sposato la tesi del voto palese: «Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto» ha detto la parlamentare in una pausa dei lavori. «Non reinterpretiamo il regolamento - ha aggiunto rispondendo indirettamente alla posizione di chi sostiene che la prassi ha sempre previsto il voto segreto nelle decisione riguardanti le persone - perché è la prima volta che si applica legge Severino». IL NO DEL PDL - Il presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma (Pdl), aveva invece chiesto di riconvocare la Giunta pe il 4 novembre, in linea con la posizione più attendista di tutto il Pdl che chiede tempo per valutare gli intrecci tra l’applicazione della legge Severino e il pronunciamento della Corte d’Appello di Milano che ha pubblicato le motivazioni della sentenza con cui ha abbassato da 5 a 2 anni l’interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici, pena accessoria che si affianca alla condanna a 4 anni di reclusione. Secondo il Pdl, i giudici milanesi avrebbero avvalorato la tesi dell’irretroattività della legge Severino definendo l’incandidabilità una sanzione amministrativa. La legge Severino, entrata in vigore nel dicembre 2012, prevede l’incandidabilità a parlamentare per 6 anni di chi è stato condannato con pena superiore a due anni di reclusione. BOTTA E RISPOSTA - Dopo lo stop di martedì sera, le posizioni in Giunta di Pd e Pdl erano sembrate inconciliabili. L’ex premier Silvio Berlusconi era tornato a chiedere al governo di affermare la «non retroattività» della Severino. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ribattuto a distanza dai microfoni di Radio Anch’io:«La mia risposta sta nel discorso alle Camere del 2 ottobre. Ho chiesto la fiducia al Parlamento» ottenendo «un largo consenso e in quella richiesta il pilastro è che l’Italia ha bisogno di ripresa, di un governo e ci vuole separazione tra le singole vicende giudiziarie e l’azione dell’esecutivo». NO A «DIRETTA» WEB -Nel corso della riunione a porte chiuse il presidente Pietro Grasso aveva invita to il 5 Stelle Maurizio Buccarella ad interrompere la sua sorta di diretta Web, via social network, degli interventi in Giunta. Il senatore stava infatti raccontando sul suo profilo Facebook l’andamento dei lavori. Ma quando la notizia è trapelata, è stato invitato a fermarsi, come racconta lui stesso: «Su segnalazione di agenzie che stanno riportando i flash aggiornativi dei lavori in giunta, il Presidente mi invita a sospendere ogni comunicazione onde evitare qualsiasi polemica. Accolgo l’invito. A dopo», spiega Buccarella ai suoi follower. Già nel giorno della decisione della giunta per le elezioni sulla decadenza, i post sui social network dei senatori grillini avevano scatenato polemiche, con la richiesta del Pdl di sospendere la seduta, che allora si svolgeva in camera di consiglio. 30 ottobre 2013 CORRIERE.IT Ci sono le reazioni amareggiate ma più istituzionali dei due capigruppo, Renato Schifani («Pagina buia») e Renato Brunetta («Decisione assurda». Quelle nette ma ancora più composte dei ministri pdl del governo Letta, da Lupi (« Grave precedente») a Quagliariello («Voto gravissimo») che si spinge a definire la decisione della giunta per il Regolamento del Senato sul voto palese per la decadenza di Silvio Berlusconi «una schifezza». Ma è soprattutto tra le seconde file del Pdl, con l’aggiunta di un leghista filoberlusconiano come Roberto Calderoli, che le dichiarazioni fanno a gara quanto a iperboli, parabole e similitudini. Eccone alcune: «ASSASSINIO ANNUNCIATO» - «Cronaca di un assassinio annunciato. Oggi al Senato è stata uccisa la democrazia. Come fa ancora qualcuno a sostenere nel nome della falsa stabilità che questo governo serve al Paese? Cosa c’è di più importante per un popolo se non la democrazia e lo stato di diritto? Che i nostri “governativi” ce lo spieghino». (Daniela Santanché, Pdl) «PAURA FOTTUTISSIMA» -« Hanno violentato le regole hanno sovvertito la costituzione, le regole che dominano le assemblee democraticamente elette. È l’espressione della paura fottutissima che la sinistra ha di non riuscire a fucilare Berlusconi, questo appare più un plotone d’esecuzione che una discussione serena che doveva essere». (Roberto Formigoni) «ORDALIA BARBARICA» - «Si e’ consumato un colpo di mano, un’ordalia barbarica dichiarata, la vendetta di un mondo politicamente fallimentare e ideologicamente vecchio nei confronti del leader del Pdl-Forza Italia e del centrodestra italiano». (Anna Maria Bernini) «GHIGLIOTTINA POLITICA» - «La ghigliottina politica eretta dal Pd per liberarsi in fretta di un avversario mai sconfitto nelle urne, ha prevalso persino su come votare per l’eventuale decadenza di Berlusconi da senatore’» (Antonio Leone) «PARTE LA BARBARIE» - «Il Pd ha condotto la Giunta lungo la via della barbarie. Per evidenti ragioni di odio politico, si prefigurera’ un precedente inaccettabile rispetto al voto su persone, rispetto alla libera scelta dei parlamentari, rispetto alla stessa civiltà della discussione pubblica. È una pagina di vergogna che resterà per decenni». (Daniele Capezzone) «PORCELLUM DA DILETTANTI» - «Un vero e proprio colpo di mano che, trattandosi del Regolamento, si avvicina ad un colpo di Stato. Una porcata. Il mio “porcellum”, a confronto, era roba da dilettanti». (Roberto Calderoli, Lega Nord) «VOGLIONO IL VOTO» - «Una evidente operazione politica trasversale di coloro che vogliono il voto anticipato, confidando nella vittoria della sinistra». (Maurizio Sacconi, Pdl) «GOLPE BIANCO» - «Il Partito Democratico oggi, con la sua decisione in Giunta, mette il suggello a 20 di guerra senza quartiere a Silvio Berlusconi, e di fatto lo espelle dal Parlamento con un colpo di mano, una sorta di golpe bianco» (Luca d’Alessandro, Pdl) «COME STARE INSIEME?» - «Certo, il malessere e’ tanto per questa prevaricazione, questa prepotenza, questo atto politico dissennato, senza ancoraggio ne’ al diritto ne’ al Regolamento. Come convivere con chi ha fatto questo, io non lo so...». (Francesco Nitto Palma, Pdl) «NUOVA MAGGIORANZA» - «Un fatto gravissimo dovuto a una volontà che è emersa da parte di una nuova maggioranza» (Donato Bruno, Pdl) «CONTRA PERSONAM» - «Si sono cambiate le regole contra personam. In questo modo un voto che dovrebbe essere di coscienza diventa politico ». (Lucio Barani, Pdl) «VIOLENZA ALLA CIVILTA’» - «Pretendere di interpretare una norma chiarissima per farle dire l’esatto contrario di ciò che essa dice non è solo un atto di inaudita arroganza politica, ma una brutale violenza contro le norme basilari del vivere civile» (Lucio Malan, Pdl) «IL PD CAMBI NOME» - «Da oggi sarebbe bene che il Pd cambiasse nome: non c’è nulla di democratico nel decidere la modifica in extremis delle regole, con una forzatura sui regolamenti, solo ed esclusivamente per espellere dalle istituzioni l’avversario politico», (Elena Centemero, Pdl)