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 2013  ottobre 30 Mercoledì calendario

E PER PALAZZO CHIGI L’EX PREMIER VALUTA LA CARTA ZINGARETTI


Ormai ci hanno rinunciato. Al massimo sperano di arrivare a quota 30 per cento. Un otto per cento in più di quello che attualmente ha il loro candidato. Insomma, i sostenitori di Gianni Cuperlo si sono rassegnati al fatto che il segretario del partito sarà Matteo Renzi.
Ma non si sono tutti arresi. Non Massimo D’Alema, per esempio. Dicono che l’ex premier punti ora a mettere i bastoni tra le ruote al sindaco di Firenze in un altro modo. Cioè favorendo la candidatura di un altro esponente del Pd alle primarie di coalizione, quelle che serviranno per scegliere il candidato del centrosinistra alla presidenza del Consiglio. A largo del Nazareno sussurrano che il nome del contendente di Renzi d’Alema lo abbia già in mente. Sarebbe il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che è ben visto anche a sinistra del Partito democratico, per esempio da Sel. I maligni aggiungono anche un’altra cosa: l’ex premier, che finora aveva sempre detto che il sindaco era l’unico candidato vincente per Palazzo Chigi, avrebbe cambiato idea da quando ha capito che con Renzi non riuscirà a trattare per se stesso un posto di prestigio in Europa. Ma si tratta di dicerie che fanno il giro nella sede del Pd da qualche giorno. Comunque, D’Alema non è tipo da riuscire a nascondere per troppo tempo ciò che pensa. E infatti ieri in un’intervista al Mattino si è lasciato andare: «Può darsi che possa sorgere un’altra candidatura, che qualcuno, cioè, voglia sfidarlo proprio com’è successo tra Bersani e lui. Renzi non potrebbe sottrarsi a questa sfida, tanto più che andremo ad elezioni con una coalizione, non certo da soli. Quindi non si può certo escludere che ci possano essere altri candidati a guidare il centrosinistra. La questione, insomma, non mi pare affatto risolta. Di sicuro non dipenderà solo da Renzi ma da una lunga serie di fattori».
Insomma, se al sindaco non si può sbarrare il passo lungo la strada che lo porterà alla segreteria del partito si può tentare di farlo nel cammino che conduce a Palazzo Chigi. E lungo quel cammino si sta posizionando un altro esponente del Pd: Stefano Fassina, il quale ogni giorno attacca Renzi. Di più: lo irride, lo prende in giro. Tanto che da giorni, nel Transatlantico di Montecitorio, gli stessi sostenitori di Cuperlo si domandavano il perché di questo atteggiamento: «È pur vero che il sindaco non gliene perdona una, però Stefano è pesantissimo e non si capisce il perché, visto che tra meno di un mese e mezzo sarà Renzi il suo interlocutore nel Pd, sarà lui a dettare la linea del Partito democratico, a sollecitare il governo, a chiedere all’esecutivo di adeguarsi all’agenda democratica». Effettivamente non si capiva il perché, finché ieri uno degli esponenti di punta dei «giovani turchi» si è dato una risposta: «Forse Stefano punta a fare il candidato premier in contrapposizione a Renzi quando la fase del governo Letta sarà esaurita».
Del resto, il vice ministro dell’Economia è in ottimi rapporti con la Cgil (c’è chi sostiene addirittura che sia stata Susanna Camusso a spingerlo ad alzare la voce e a minacciare le dimissioni sulla legge di Stabilità), e qualche tempo fa persino Nichi Vendola lo corteggiò offrendogli di entrare dentro Sel. Dunque, Zingaretti e Fassina, due possibili competitor di Renzi alle primarie per Palazzo Chigi, che strizzano l’occhio a sinistra. E che perciò potrebbero dare fastidio al sindaco. Peccato però che Sel nel frattempo sia cambiata. Gennaro Migliore, che è stato alla Leopolda, spiega: «Ci sono cose su cui non sono d’accordo con Renzi, ciò detto è chiaro che lui è un candidato vincente, però c’è una sinistra che preferisce perdere piuttosto che cambiare e aprirsi alle differenze».
Maria Teresa Meli