Luca Fraioli, la Repubblica 30/10/2013, 30 ottobre 2013
CAVALLI
& COCCHI–
È la nuova tendenza del turismo equestre. Una vacanza con i cavalli e tra i cavalli che non richiede abilità particolari. Non si deve essere amazzoni o cavalieri, basta aver voglia di godersi il viaggio con l’andatura lenta del tempo che fu. Ed essere pronti a farlo salendo...in carrozza. Su vecchi postali tirati da quadriglie di cavalli che attraversano l’Europa o su agili carrozze condotte da pariglie che attraversano le colline del Chianti. A cassetta però ci vogliono mani esperte, che sappiano tenere sotto controllo - con redini e un tocco di frusta animali robusti e potenti. Sono gli eredi di un mestiere antico, quello del cocchiere, ormai relegato, almeno in Italia, a immagini da cartolina, con il cavallo che “scarrozza” turisti nei centri storici delle città d’arte.
Ma le cose stanno cambiando, anche da noi: se in passato bisognava andare in Irlanda o in Scandinavia per una vera vacanza su carrozze e slitte ora si può fare anche in Italia. Perché il settore degli “attacchi” ha sempre più appassionati. Ci sono i virtuosi delle “redini lunghe” (per distinguerle da quelle con cui si guida un cavallo da sella) che fanno girare in pochi metri una quadriglia lanciata al galoppo, frenano, ripartono, curvano a tutta velocità evitando di ribaltarsi, fanno lo slalom tra birilli e steccanti. I migliori - in arrivo da tutta Europa, Canada e Stati Uniti - parteciperanno alla tappa di Coppa del mondo di Attacchi che si terrà a Verona dal 7 al 10 novembre in occasione dell’edizione 2013 di “Fieracavalli” (www.fieracavalli.it), la più grande manifestazione europea in fatto equitazione. E sempre nella kermesse veronese proporranno diversi itinerari coloro che, senza fare acrobazie e tempi da record mondia-le, guidano cavalli e carrozze sulle strade italiane. Per viaggiare e far viaggiare tutti noi come si faceva una volta.
Si comincia dall’arco alpino, dove nella stagione invernale le ruote sono sostituite dai pattini e i carri diventano slitte: una coperta o una pelliccia sulle gambe e via attraverso boschi e valli innevate. Quasi in ogni località sciistica, dal Piemonte alle Dolomiti, l’offerta non manca: brevi gite di poche ore o giornate intere: tappa obbligata la baita dove ci si riscalda a colpi di polenta e vin brulé, prima di rientrare in albergo. A quote più basse ci si muove su ruote. «Usiamo vecchi carri agricoli tipici del Canavese chiamati tamagnoni che possono portare fino a 10 persone» spiega Tiziano Bedostri. «Su prenotazione, organizziamo una giornata alla scoperta delle bellezze della Val D’Aosta. Si parte dal centro storico del capoluogo e si risale il fiume Dora fino al Castello reale di Sarre, residenza di caccia di Vittorio Emanuele II. Lungo il percorso, si sosta in cantine per degustare vini e grappe locali». Ma volendo c’è un itinerario messo a punto proprio per le carrozze che collega, in tre giorni di viaggio, Aosta a Gressoney. Ora Bedostri sta mettendo a frutto sull’Appennino modenese l’esperienza accumulata in oltre vent’anni di guida a cassetta in Val d’Aosta (www. gruppoattacchivda. it): «Siamo già in grado di portare i turisti a esplorare i dintorni di Polinago, tra castelli e caseifici che producono Parmigiano Reggiano, ma stiamo progettando viaggi di più giorni in collaborazione con la Coldiretti: la difficoltà infatti è trovare aziende agricole che a fine giornata siano in grado di accogliere i viaggiatori ma anche i cavalli».
«In Toscana questo problema non c’è, gli agriturismi sono quasi sempre attrezzati con scuderie. Semmai è ormai impossibile muoversi in carrozza evitando del tutto le strade normali — ammette Giacomo Goldkorn che a 35 anni ha mollato la vita precedente per reinventarsi cocchiere a Firenze e dintorni (www.toscanaincarrozza.com) — nei miei viaggi riduco al minimo i tratti di strade statali e uso le vecchie brecciate. Ma ci sono centinaia di chilometri di strade di campagna tra le colline, i vigneti e i filari di cipressi che corrono tra Firenze e Siena, che, pur se aperte al traffico automobilistico, una volta percorse in carrozza regalano emozioni uniche».
«Qui nella Majella la situazione è un po’ diversa — spiega Frank Montefusco, che in collaborazione con le autorità del Parco Nazionale organizza escursioni a cavallo e in carrozza (www.parcoequituristicomajella.it) — questo tratto di Abruzzo è relativamente incontaminato e selvaggio. Muoversi in sella o trainati da una pariglia è l’ideale». Montefusco è tornato nella sua terra d’origine dopo un lungo periodo di permanenza in Alto Adige, dove ha avuto modo di apprezzare i piccoli ma resistentissimi Avelignesi: «Quando sono rientrato in Abruzzo ho creato una scuderia con solo questi cavalli per dedicarmi al turismo equestre. Ho iniziato rivolgendomi ad amazzoni e cavalieri, ma poi mi sono reso conto che è un pubblico ancora molto di nicchia: il requisito fondamentale per fare un viaggio in sella è saper andare a cavallo! E allora ho deciso di insegnare ai miei Avelignesi come trottare davanti a un calesse. E ora i viaggi che organizzo sono davvero per tutti». Dunque, in carrozza!
Luca Fraioli