Vera Schiavazzi, la Repubblica 30/10/2013, 30 ottobre 2013
E ILPINSCHER SCACCIÒ L’ALANO ECCO PERCHÉ NELLE NOSTRE CASE IL CANE È DIVENTATO TASCABILE
AIUTO, mi si è ristretto il cane! Dieci anni, e i migliori amici dell’uomo — che pure continuano a vivere nelle nostre case in oltre sette milioni di esemplari — sono rimpiccioliti del 25 per cento: lo dicono le tabelle di chi produce cibo, accessori e medicinali per i pet. Così il Rottweiler (45 chili e oltre) è uscito dalla classifica delle dieci razze più gettonate stilata dell’Ente nazionale della cinofilia (che raccoglie l’anagrafe dei pet più blasonati) dove pure era al quinto posto su dieci nel 2002, quando l’ansia di sicurezza appariva più forte, mentre il Jack Russell, un piccolo terrier bizzoso e aggressivo che non arriva ai dieci chili, si è piazzato al quarto posto nel 2012 e il Chihuahua (sotto i cinque chili) al sesto nello stesso anno.
Le ragioni sono diverse, e non dipendono soltanto dalla crisi economica. E se è vero che i dati di Assalco, il sindacato dei produttori di alimenti, dicono che la preferenza dei consumatori si orienta verso confezioni più piccole e meno convenienti, mentre le foto delle celebrities ci restituiscono l’immagine di dive e semplici socialites con il Chihuahua o il Pinscher nella tracolla griffata, è altrettanto vero che i numeri disegnano un fenomeno più complesso. I maxi-cani sopravvivono fuori città, nelle cascine e nelle ville dove ci si vuole difendere, mentre i piccoli e i piccolissimi fanno parte dello stile di vita urbano, così come cani di taglia medio-alta, Labrador o Golden Retriever: resi famosi da spot dove (ancora cuccioli) si divertivano a srotolare la carta igienica, sono diventati popolarissimi nelle case degli italiani che desiderano un animale tranquillo, biondo ed elegante, piuttosto silenzioso. Un po’ come accadde ai dalmata (che tuttavia sono accusati di un pessimo e rumoroso carattere) dopo La carica dei 101, ai cocker (difficilissimi e mordaci) dopo Lilli e il vagabondo o ai pastori scozzesi e ai border collie dopo Torna a casa Lassie.
«Gli animali da compagnia sono considerati a tutti gli effetti membri della famiglia, e nonostante la crisi i proprietari non rinunciano a garantire un’alimentazione studiata per le loro esigenze», spiega Luigi Schiappapietra, presidente di Assalco. I dati che Gfk Eurisko ha raccolto per il Rapporto Assalco-Zoomark 2013 lo confermano: «Il 59% dei proprietari afferma di non badare a spese per i propri animali da compagnia, ed il 55% non è disposto a rinunciare agli alimenti migliori. E se si preferisce la piccola taglia è perché è più semplice da accudire in un appartamento ». Ma non è tutto: cresce, insieme all’età media del Paese, anche la longevità dei cani, passata da 15 a 17 anni in media (e i piccoli vivono più a lungo). Angelo Sagrada, direttore marketing di Bayer Italia, aggiunge: «C’è un fattore-moda, ma anche un mutamento nelle abitudini. Oggi i proprietari sono attenti soprattutto alla facilità dei prodotti e alla prevenzione». E se si cerca di contenere le spese veterinarie, sono sempre più frequenti le richieste di pagare a rate il “dottore”. I veterinari raccontano le consultazioni al telefono, o l’invio di mail con foto e audio che raccontano il disturbo dell’ani male. Ma senza mai mettere a rischio la salute: il 54 per cento ha dichiarato all’Eurisko: «Non faccio tagli sull’animale di casa». E ha aggiunto: «Tutti possono tenerne uno. Lo stile di vita migliora e si diminuiscono gli sprechi». Se i cani si sono ristretti, dunque, non è solo per risparmiare: piccolo è facile, è di moda, è portabile e si può gestire anche da soli. A condizione di potergli fare compagnia.