Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano 29/10/2013, 29 ottobre 2013
I DOLORI DI ONIDA, SAGGIO PER DECRETO
Il saggio, si sa, rischia l’infelicità. Soprattutto, si direbbe, perché ha continuamente a che fare con gli evangelici stolti. Quando poi uno non solo è saggio da una vita, ma ha per di più a dimostrare la sua condizione l’apposito decreto di nomina presidenziale, rischia di farsi prendere dallo sconforto di fronte ai rovesci della fortuna. Prendiamo il caso di Valerio Onida, già presidente della Consulta, giurista tra i più fini, cavaliere di gran croce e uomo il cui vivace progressismo ha reso più frizzanti le primarie del centrosinistra a Milano.
Ebbene il nostro – saggio del Quirinale prima e saggio di palazzo Chigi poi – da un paio d’anni s’affanna a spiegare a quei “non saggi” dei politici che le province non vanno abolite: d’altronde stanno in Costituzione e lui è costituzionalista. Solo che la saggezza in un mondo poco saggio è moneta di scarso valore: diciamo, per esempio, che 44 saggi costituzionalisti – tra cui il saggio per apposito decreto - firmino un ponderoso documento per dire alla politica (e soprattutto al ministro competente, Graziano Delrio) che è meglio lasciar stare questa faccenda dell’abolizione e quello invece no, insiste. “Io dell’appello dei costituzionalisti non so che farmene: le aboliremo entro l’anno” , ha messo a verbale ieri. Pure una settimana fa era stato parecchio scortese: “Vedo che questi professori giudicano il mio decreto incostituzionale. Rispondo che gli esperti che abbiamo utilizzato noi per redigere il testo lavorano per la presidenza della Repubblica e forse sono più autorevoli dei 44 firmatari dell’appello”.
CI SAREBBE DI CHE PERDERE la pazienza, se non il lume dell’intelletto, eppure Onida resiste: il governo non è saggio e lui lo è (e chi ha saggezza la usi, si sarà detto). Tre suoi colleghi - Beniamino Caravita di Toritto, Massimo Luciani e Giandomenico Falcon - saggi per decreto pure loro, hanno invece talmente poca fiducia nel disinteressato rapporto con la politica che hanno difeso, con successo, le province davanti alla Corte costituzionale contro il decreto del governo Monti che le riduceva da 86 a 51 per accorpamento. Onida no, è uomo di mondo e affronta le cose con proustiano snobismo da Jokey Club: anche la sua esperienza nei saggi quirinalizi, come ebbe modo di confessare al telefono ad una finta Margherita Hack, la viveva così, con la coscienza della sua intrinseca inutilità. Solo una volta, qualche settimana fa, una piccola crepa ha scolpito la liscia, saggia, fronte del nostro: quando ha scoperto che alcuni costituzionalisti, qualcuno persino saggio per decreto, sono indagati per aver truccato un concorso universitario. Non sia mai: lì Onida ha perso la pazienza. Coi colleghi? Macché: coi giudici e i giornali che attaccano i saggi per fare “un’operazione politica”, ha messo a verbale sul Corriere della Sera. Ecco, forse quella volta il professore ha un po’ ecceduto. Niente di male: d’altronde, ci ha spiegato William Blake, è la strada dell’eccesso a condurre al palazzo della saggezza.