Paolo Siepi, ItaliaOggi 29/10/2013, 29 ottobre 2013
PERISCOPIO
Il pil in Italia è fermo da vent’anni. Metà Paese è nella condizione di non pagare le tasse e vive sulle spalle di chi è costretto a farlo. Collettivamente ci siamo cullati su un’illusione pericolosa, ovvero credere che le nostre piccole e medie imprese fossero una forza. Che è come scambiare per un sintomo di sviluppo una metastasi. Marcello De Cecco, Ma cos’è questa crisi. Donzelli.
(mfimage) «Vedi, questa è la prima legge generale del socialismo reale: i dirigenti mentono, sempre, anche quando non sarebbe necessario. La seconda è che l’agricoltura non funziona. La terza, facci caso, è che le caramelle hanno sempre la carta attaccata» (Enrico Berlinguer a D’Alema nel 1984, durante il viaggio a Mosca per i funerali di Jurij Andropov). Giuseppe Salvaggiulo, Il Peggiore: Ascesa e caduta di Massimo D’Alema e della sinistra italiana. Chiarelettere.
Entrai nella sezione di via Crema, a Roma, per documentare una giornata di voto, tra iscritti e non, del Pd. All’improvviso, mi accorsi, come mai fino a quel momento, quanto l’illusione di essere ancora qualcosa che in qualche modo si avvicinasse allo spirito di un tempo andato, fosse vana. Alle spalle degli scrutatori non c’erano le foto di Gramsci, Berlinguer o Togliatti, ma quelle di Moro, Martinazzoli, Zaccagnini, Don Sturzo, De Gasperi. I democristiani «buoni» vigilavano sulle operazioni di voto del partito che fu dei comunisti. Diego Bianchi. il venerdì.
Il 98% degli statunitensi possiede una tv e vi trascorre davanti, in media, 1.700 ore all’anno. Equivalgono al 58% della vita desta, tolte le ore del sonno e di lavoro: 254 milioni di televisori da soli in America, ingombrano l’anima per più della metà del tempo libero. Sommandovi le porzioni occupate dalle radio e dalla musica in auricolare o da internet, già senza il bisogno di altri calcoli, s’intuirà come ogni esistenza navighi, le piaccia o no, in una colonna sonora e di immagini. Di esse, la più parte, se non è prodotta per un mercato mondiale, è comunque omologata, dall’americanismo, ai suoi film e ai suoi rumori, al suo software e alla sua lingua. Geminello Alvi, Il capitalismo. Marsilio.
Ma davvero pensavate di poter assorbire milioni di extracomunitari (che eufemismo cretino, questo, come se fra loro ci fossero anche finlandesi e giapponesi e svizzeri) senza svegliare il diavolo del razzismo che dorme in tutti gli esseri umani? Guglielmo e Vittorio Zucconi, La Scommessa - Cento ragioni per amare l’Italia. Rizzoli, 1993.
Quando andavo dal colonnello Lombardi stavo zitto. Lombardi! Non posso ricordare il suo viso senza che si rinnovi in me un fremito. Alto, taciturno, cupo. Quando lo guardavo in viso non mi sentivo di fissarlo a lungo e quando, molto di rado, sorrideva, faceva male al cuore. Sembrava facesse parte di un altro mondo e sapesse delle cose che a noi non poteva dire. Una notte, mentre mi trovavo da lui, venne una pattuglia russa e le pallottole del mitra sfiorarono l’orlo della trincea. Io, allora, abbassai il capo e guardai attraverso la feritoia. Lombardi, invece, stava ritto con tutto il petto fuori, e non si muoveva di un filo. Io avevo paura per lui, sentivo di arrossire per vergogna. Una sera, poi, durante l’attacco dei russi, venne il sergente Minnelli a dirmi che Lombardi era morto con una pallottola in fronte mentre, fuori dalla trincea, ritto in piedi, sparava con un mitragliatore imbracciato. Ricordai allora com’era sempre stato taciturno e il senso di soggezione che mi dava la sua presenza. Pareva che la morte fosse già in lui. Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Einaudi.
Jacques Vergès era un avvocato francese brillante, temuto e qualche volta anche odiato. Si era costruito con un raro piacere una statua piena di cinismo e di provocazione, fingendo di amare che non lo si ami. Quando gli si domandava educatamente come andava, egli rispondeva, da anni, «Incurabilmente bene». Frank Johannès. Le Monde.
Paul Tibbets è il pilota che sganciò l’atomica su Hiroshima. Nel 1985 un giornalista del The Columbus Dispatch, Mike Harden, lo intervistò e, alla luce delle spaventose conseguenze di quella bomba, gli chiese: «Lo rifarebbe oggi?». «Certo», rispose, «sono stato educato alla disciplina. Ai miei tempi se uno riceveva un ordine da chi ne aveva l’autorità, obbediva». Non capisco perché quello che, a quel tempo, valeva per Paul Tibbets, non dovesse valere anche per Erich Priebke. Solo perché gli americani la guerra l’hanno vinta e i tedeschi persa?». Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.
Giove in doppiopetto era una meravigliosa commedia musicale di Garinei&Giovannini degli anni 60, allora interpretata da Carlo Dapporto. Mi domando: esiste oggi un pubblico in grado di sapere chi sia Giove? Frastornati dalla menzogna di una storia orba delle radici pagane, ci sarà mai qualcuno che sappia riconoscere il tonitruante padre degli Dei? Anche il concetto di «doppiopetto» risulta ostico. Così come risulterebbe ostico capire una parodia come quella del Quartetto Cetra che aveva per titolo: Una lacrima sul Griso. Pietrangelo Buttafuoco. Il Foglio.
Una volta i maestri delle elementari sbirciavano collo, unghie e orecchie degli scolari e, in pagella, accanto alla voce «igiene e cura della persona», scrivevano lodevole, buono, suff., insuff. Scomparse le pagelle, aboliti i voti, l’insegnante oggi dà i famosi giudizi, ma si guarda bene dal mettere il naso nelle abluzioni altrui: piomberebbe una delegazione di genitori e lo denuncerebbe per reato di lesa famiglia. Fortunatamente è entrata in scena la pubblicità: non dà il voto, ma ha ereditato la funzione igienico-didattica legata alla scuola. Si cominciò nel dopoguerra (con molta discrezione) a parlare di lozioni antiforfora, rinfresca alito, pediluvi antisudorazione. Poi, dall’estremo nord e dal profondo sud del corpo umano, prese a delinearsi la grande manovra a tenaglia: dapprima una testa di ponte, a mezza strada, con gli spray ascellari e quindi battaglia campale nelle zone centrali ove, prima di allora, nessuno aveva mai osato avventurarsi con uno slogan. Luca Goldoni, Lei mi insegna. Mondadori.
Quando un uomo è cosi saggio da guardare dove mette i piedi, egli è anche troppo vecchio per poter andare da nessuna parte. Billy Crystal.
I romani (e io lo sono) mi piacciono più per i loro vizi che per le loro virtù. Roberto Gervaso. Il Messaggero.