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 2013  ottobre 29 Martedì calendario

«NÉ PERDONO, NÉ ASSOLUZIONI GIUDICATEMI PER IL MIO LAVORO»


Perché un uomo che ha suc­cesso, soldi, potere, popolarità, amore, una bella famiglia, a un certo punto sente il bisogno di passare notti insieme a dei tran­sessuali? E perché arriva a un tale punto da rovinarsi completa­mente la vita? Sono le domande che in molti si sono fattiall’indo­mani dello scandalo che ha por­tato Piero Marrazzo a dimettersi dalla presidenza della Regione Lazio. Sono le domande che lui stesso si è fatto in questi quattro anni, da quella sera in cui alcuni carabinieri entrarono nell’ap­partamen­to di via Gradoli per fil­marlo mentre era insieme a Nata­lie per poi ricattarlo. Una storia di sesso a pagamento, cocaina, ri­catti, omicidi, che ha portato al­l’arresto dei carabinieri, e che per l’ex governatore si è chiusa senza alcun procedimento pena­le. Dopo mesi di riflessione e di te­rapia, lui si è dato questa rispo­sta: «Non è stato lo stress derivan­te dal successo, dal potere, dalla quantità di impegni a portarmi a commettere questi errori. Ma una questione strettamente per­so­nale che ha attinenza con Pie­ro uomo e non con Piero perso­naggio politico». E una questio­ne con cui Piero uomo ha fatto i conti, tanto che ora è pronto a riapparire in televisione, a torna­re a fare il suo primo lavoro di giornalista e di conduttore. Dal 13 novembre presenterà su Rai­due in seconda serata Razza umana , titolo mutuato dalla ri­sposta che Einstein diede quan­doall’u­fficioimmigrazioneame­ricano gli chiesero a che razza ap­partenesse ( «Appartengo all’uni­ca razza che conosco, quella umana»).Una razza che può sba­gliare, come lui e come altri uomi­ni e donne di cui il programma vuole raccontare le storie con re­portage, filmati, ospiti in studio.
Marrazzo, non è facile ripre­sentarsi al grande pubblico. Pensa che la gente l’abbia ca­pita e perdonata?
«Non chiedo perdono né asso­luzioni. Almeno non più. Ho commesso gravi sbagli, mi sono dimesso dalle cariche pubbli­che, ho sofferto molto e pagato un alto prezzo familiare. Ora vor­rei essere giudicato per il mio la­voro di giornalista e vorrei che si smettesse di ridurre la mia vita so­lo a quello scandalo».
Però se lei torna a condurre un programma televisivo (dal suo rientro in Rai nel 2010 ha girato solo alcuni re­portage), non può sottrarsi al giudizio della gente.
«Sono un giornalista Rai da quasi trent’anni. Lo era mio pa­dre. Non ho alcun carico giudizia­rio pendente (tranne un’indagi­ne per abuso d’ufficio che si con­cluderà agli inizi di novembre), non ho commesso reati, non so­no stato sospeso dall’albo dei giornalisti, per quattro anni mi sono tenuto lontano dal video, non ho alcuna dipendenza dalle droghe. Se tutto questo non ba­sta, allora in questo Paese è vieta­to sbagliare, allora non c’è possi­bilità di sanare i propri errori».
C’è già chi dice: «Con tutto quello che ha combinato, noi continuiamo a pagargli lo stipendio».
«Visto che sono un dipenden­te Rai, per me è un dovere oltre che un diritto tornare a lavorare, non un premio. Ho letto molti commenti negativi sui social netwok per non parlare degli arti­coli di giornale che hanno ripor­tato notizie false. E come penso che sia importante difendere la li­bertà d’espressione dei giornali­sti, penso anche che non sia giu­sto che i processi vengano cele­brati sulla stampa invece che nei tribunali, e che bisogna riportare voci d’accusa e di difesa. Come penso che bisognerebbe riflette­re sulla deriva illiberale del web. Farò tesoro dei giudizi, ma non li accetterò più tutti».
Che rapporto ha ora con le sue tre figlie e la sua ex mo­glie Roberta Serdoz?
«Ho ottimi rapporti con le mie figlie e con entrambe le mie due ex mogli: è a loro che ho chiesto perdono. Spesso ci troviamo tut­ti insieme. E da un anno vivo un ottimo rapporto con la mia nuo­va compagna ( la ballerina Patri­zia Mancini). Sono un papà che cucina per le sue figlie e che le por­ta al cinema, per loro sono stati anni difficili, certamente, ma mi sono state vicine. Quando cam­miniamo per strada, si stringono a me. Diletta, la secondogenita, mi dice: non è possibile che tu sia giudicato solo per lo scandalo».
Quelle persone coinvolte nella vicenda e rimaste ucci­se (il pusher Salustri e la trans Brenda) non popola­no i suoi incubi?
«Sono fatti in cui non c’entro assolutamente nulla. Le ho lette sui giornali. Ribadisco che sono una vittima, non un reo. Come la magistratura ha accertato».
Cosa vorrebbe che rimanes­se di tutto questo dramma?
«Qualcuno pensava che mi sa­rei ucciso. Ma ho capito che solo proseguendo nella vita si può ri­parare l’errore. Oggi sono un uo­mo pieno di cicatrici ma più ric­co. I giovani devono sapere che la vita si può affrontare, in ogni caso. Se questo messaggio non passa, continueranno a esserci drammi come quello del giova­ne gay di 21 anni che si è ammaz­zato ieri perché aveva rinuncia­to a lottare».