Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 29/10/2013, 29 ottobre 2013
LA CORSA DELLE «SMALL CAP» USA
NEW YORK Piccolo è bello, sul mercato azionario americano. I titoli delle aziende a minor capitalizzazione oggi vengono premiati a Wall Street ben più di quelli delle società leader nella market cap. Da inizio anno, per la precisione, le azioni contenute nell’indice per eccellenza delle small cap, il Russell 2000, hanno marciato a velocità quasi doppia rispetto ai 30 titoli nel Dow Jones Industrial Average: il guadagno è stato del 32% contro il 19 per cento.
La marcia di questo allargato esercito di titoli e settori - che si sta verificando anche in Europa e in Italia - potrebbe essere di buon auspicio: può segnalare una tenuta sia delle piazze finanziarie che dell’economia, scacciando eccessivi pessimismi sulla fragilità dell’economia o su gravi correzioni al ribasso in agguato. Negli Stati Uniti la società-tipo nel Russell 2000 deriva l’84% delle vedite dal mercato interno, diventandone un attendibile barometro, contro il 55% di un gruppo nel Dow.
L’attuale differenza di «velocità» nella crescita dei titoli del Russell e del Dow è ancora più ragguardevole quando paragonata al passato: era dal 2003, stando a Bloomberg, che non appariva così pronunciata.
Negli ultimi 34 anni, tre delle quattro occasioni nelle quali si è verificato un simile distacco si sono rivelate prologo di ulteriori rialzi azionari e accelerazioni dell’espansione.
Non mancano gli allarmi: tra gli analisti c’è chi teme che le small cap abbiano ormai corso troppo e che l’ampiezza del rally non metta loro, né la Borsa, al riparo da rischi di scosse e rovesci. Il rapporto prezzo/utili nel Russell 2000 si è impennato del 52% a 27,5 da gennaio, contro le quotazioni di 14,7 volte gli utili dei titoli del Dow.
Ma i segnali positivi per le small cap americane, la cui market cap è in media di 972 milioni di dollari rispetto ai 152 miliardi dei marchi del Dow, al momento si moltiplicano. La loro è stata un’accelerazione progressiva: in quattro mesi da fine giugno, il passo della crescita è stato del 14% contro il 4,4% del venerabile Dow. Vale a dire una distanza senza pari addirittura dal 1997. Questo a coronamento di un aumento in meno di quattro anni del 226% rispetto al 138% delle large cap.
Altri criteri mostrano la spinta propulsiva ad oggi generata dai «piccoli» titoli: stanno battendo le attese di bilancio trimestrale più nettamente delle grandi imprese. La dimensione media delle sorprese positive tra le società del Russell 2000 ha raggiunto l’11%, più del doppio rispetto ai gruppi del Dow Jones. Le piccole aziende sono inoltre reduci da utili migliori delle previsioni nel secondo trimestre mentre le sorelle maggiori hanno deluso. E il loro outlook su profitti e fatturato appare tuttora più promettente: in media gli analisti si aspettano profitti in grado di registrare, nel corso del 2014, rialzi quattro volte superiori alle piu’ grandi rivali.
Tra i protagonisti assoluti della Borsa si contano marchi quali la catena di mobilifici e arredamento Pier 1 e il produttore di camion Dana Holding. Entrambi, dall’inizio del mercato rialzista del Toro nel marzo 2009, hanno guidato il Russell 2000 dall’alto di incrementi di ben l’11.000 per cento. Il paragone è con i guadagni migliori messi a segno nello stesso periodo tra i membri del Dow: American Express è salita del 676% e Walt Disney del 344 per cento. A mostrare che l’ottimismo tra gli investitori potrebbe non essere ancora esaurito ci sono le previsioni in arrivo da altre aziende, dalla catena di farmacie Rite Aid alla società di elettronica per la difesa Teledyne Technologies. Hanno appena alzato le previsioni di profitto, intenzionate a tener fede a una marcia in Borsa che le ha viste guadagnare nel 2013 rispettivamente il 276% e il 39 per cento.