Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 29 Martedì calendario

«L’ITALIA TI SPEZZA IL CUORE» L’ARTICOLO CHE DIVIDE GLI USA


«L’Italia ti spezza il cuore», ha scritto Frank Bruni sabato scorso sul New York Times in un editoriale. Bruni ci conosce bene: è stato capo dell’ufficio romano del New York Times dal luglio 2002 al marzo 2004 ma torna spesso in Italia, visto il cognome che porta. Il suo è un ritratto di un Paese in disfacimento, nonostante «la grande bellezza e le tante promesse», dove dilaga un «pessimismo teatrale», perché gli italiani hanno «un talento per la lamentela, qualcosa che sta tra lo sport e l’opera, fatto di ampi gesti e intonazioni musicali».
Si parte da Milano, dove Bruni incontra una coppia decisa a trasferirsi a Londra soprattutto per assicurare al figlio di dieci anni un futuro diverso perché in Italia c’è «un tasso disoccupazione del 40% tra i giovani adulti». Poi racconta di una signora settantenne che nelle Marche lo corregge. Bruni parla di «paradiso italiano». E lei: «No, siamo in un museo, e ogni anno perdiamo un pezzo di importanza nel panorama internazionale».
Girando per la Penisola, Bruni non sente altro che storie di giovani pronti ad andarsene in Gran Bretagna o negli Stati Uniti: «Nel secondo trimestre del 2013 il debito pubblico dell’Italia è salito fino al 133% del Pil, il secondo rapporto più alto, preceduto solo dalla Grecia. Il tracollo del Pil italiano di circa l’8% rispetto ai picchi pre-crisi è peggiore che in Spagna o in Portogallo».
Poi Bruni cita l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera che descrive anni e anni di paralisi, racconta di quella «gerontocrazia che impedisce ogni meritocrazia». C’è l’incontro col sindaco di Roma, Ignazio Marino, che spiega come il danno procurato da Berlusconi sia «la cultura che ha creato, il senso della responsabilità non è più un valore». Gli italiani, deduce Bruni, «sembrano tanti adolescenti impegnati in una festa, in un infinito tira e molla con le regole, e ora arriva il dopo-sbronza della mattina».
Il bello viene poi dai commenti che appaiono online. Scrive Martha da Napoli: «Attualmente vivo in Italia. Ho molti amici che amano l’Italia e Napoli, magari vorrebbero vivere qui. Ma, credetemi: venire da turisti in Italia è diverso che viverci. Perché viverci è un inferno. In certi posti forse un po’ meno, ma comunque un inferno, Bruni ha ragione». Gli ribatte da Parigi Suedoise: «Qualsiasi europeo, di ritorno da un viaggio dagli Stati Uniti, potrebbe raccontare ciò che Bruni ha trovato in Italia. Decadenza e cambiamenti ovunque». Nicholas racconta una sua esperienza: «Abbiamo vissuto per dieci mesi nella campagna toscana. Abbiamo provato ad aprire un’attività e abbiamo toccato con mano quanto possa essere soffocante un’amministrazione locale».
Ginger, infine, sdrammatizza: «Ho vissuto a lungo in Italia, un signore un giorno mi disse che il suo Paese era come la Torre di Pisa: pendeva sempre ma alla fine non cadeva mai. Vedo che non è cambiato nulla» Chissà. Forse Ginger, che scrive dalla soleggiata Florida, ha proprio ragione.