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 2013  ottobre 29 Martedì calendario

SARAH BERNHARDT


La mia doppia vita (Lantana, traduzione di Annalisa Comes) è la storia di Sarah Bernhardt raccontata da lei stessa. Nata a Parigi nel 1844 trascorre l’infanzia affidata a una balia, una sorella, le suore. Ogni tanto compare la madre, di cui Sarah dice soltanto: era bellissima e adorava viaggiare. Della professione di madame Youle in arte Bernhardt, si diceva “demimondane”. Il padre? Chissà. La talentuosa ragazzina, la voix d’or, cresce in Bretagna e diventa presto un gioco di società per uomini strani. Non ci spiega granché, la sua doppia vita è un esercizio di dissimulazione. Entra in Conservatorio e poi alla Comédie- Française, istituzione con la quale manterrà fino alla fine rapporti tempestosi. Fa un figlio, Maurice. Lo scopriamo di colpo, quando è già un ragazzino. Il padre? Chissà. Anche dei suoi amanti dice pochissimo, ma noi sappiamo che ne ebbe quanti ne desiderò, uomini e donne. E animali, moltissimi. Meglio se selvaggi, anche loro: lupi, pitoni, ghepardi, camaleonti, pappagalli, un numero imprecisabile di cani e altre piccole cose domestiche.
Era un’eccentrica, di lei si diceva che conducesse sabba, vestisse da uomo, fumasse la pipa... «Mia povera cara, non puoi farci niente, sei originale senza volerlo, hai una spaventosa criniera ribelle e ricciuta per natura, la tua magrezza è esagerata, possiedi nella gola un’arpa naturale: tutto questo fa di te un essere a parte, ciò che è un delitto di lesa banalità. Questo per il fisico. Non puoi nascondere il tuo pensiero, non puoi curvare la schiena, non accetti nessun compromesso, non ti sottometti a nessuna ipocrisia: questo è un delitto di lesa società». Sono le parole dell’amica e collega Madeleine Brohan, le riporta Sarah.
Era ebrea, magrissima, spregiudicata. Le foto che le fece Nadar ritraggono una ragazzina inquieta e insieme languida, avvolta in una veste a pieghe, un caffetano sotto il quale sembrerebbe nuda. Sposò un tossico, Aristides Damalas, un greco di 27 anni, che la trattava male e spendeva il suo denaro. Fu adorata, idolatrata. Intorno al 1890 si imbarcò sulla nave che l’avrebbe condotta negli Stati Uniti, dove avrebbe recitato in una tournée che si rivelò trionfale. Le pagine dedicate a questo viaggio valgono da sole come un delizioso racconto. Julian Barnes, nel suo romanzo Livelli di vita immagina Sarah Bernhardt. Ne fa l’amante di un tale Fred Burnaby, appassionato di voli in mongolfiera. Chissà se si conobbero davvero. Ma un volo sul pallone aerostatico ci fu, lo racconta lei stessa. Sarah morì a Parigi, il 23 maggio 1923, ed è sepolta nel cimitero di Père-Lachaise.