S. RIG., Corriere Economia 28/10/2013, 28 ottobre 2013
IL CREDEM DEBUTTA IN SERIE A: «NON ABBIAMO PAURA»
Sarà una delle quindici banche italiane a finire, tra un anno, sotto la Vigilanza diretta della Banca centrale europea. Il Credem — il Credito Emiliano di proprietà della famiglia Maramotti, 600 filiali in tutta Italia — ha superato l’asticella dei 30 miliardi di asset solamente considerando anche le attività assicurative. Ma tanto è bastato per entrare tra le big nazionali del credito e dovrà quindi prepararsi per far migrare verso Francoforte la propria documentazione sensibile alla Vigilanza.
«È un cambiamento epocale — ammette Adolfo Bizzocchi, direttore generale del Credem —, ma siamo sereni. La nostra è una banca con discreti fondamentali e siamo sempre stati pronti a rispettare le regole. Ci spiegheranno le nuove e le metteremo in pratica. Piuttosto, sono preoccupato dalla marcia di avvicinamento all’Unione Bancaria, il 2014 si annuncia come un anno di continue ispezioni. L’Unione Bancaria, almeno all’inizio, avrà un impatto organizzativo importante e richiederà uno sforzo non banale, con il rischio di distrarre energie dal business. Noi, come tutti gli altri istituti di credito, destineremo risorse importanti, in termini di persone e di investimenti in information technology per raggiungere l’obiettivo».
La banca reggiana ha chiuso il primo semestre dell’anno con un utile netto consolidato di 71 milioni di euro, in crescita del 7,1 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2012 e con un indicatore Core tier 1 al 9,6 per cento. Al riguardo, è opportuno evidenziare come il Credem sia una delle pochissime banche italiane a non aver chiesto ai soci di aprire il portafoglio nel corso di questa lunghissima crisi. L’ultimo aumento di capitale, per 250 milioni di euro, è datato 2008 e venne realizzato con l’esclusivo fine di finanziare l’espansione per linee esterne: vennero acquisiti una settantina di sportelli attraverso un consorzio di banche. A vendere fu da un lato Unicredit, dall’altro il Banco Popolare. Questi ultimi erano 32, tutti localizzati in Toscana, una delle regioni in cui, fino all’epoca, il Credem era meno presente. Ai morsi della crisi, invece, la banca reggiana ha resistito con le proprie forze. «Il nostro aumento di capitale — sottolinea Bizzocchi — è il dividendo che abbiamo continuato a riconoscere ai nostri soci e che, da parte nostra, abbiamo portato a patrimonio. Abbiamo la fortuna di avere una proprietà privata, che ci permette di attuare piani di lungo periodo e di realizzare uno sviluppo equilibrato. La banca non è una mucca da mungere e i buoni risultati del primo semestre dell’anno vorrei che la banca li ottenesse anche nel 2014, 2015 e negli anni successivi…».
La prossima trimestrale, al 30 settembre, verrà resa nota il 15 novembre. «I dati non sono ancora pienamente disponibili — evidenzia Bizzocchi — ma mi sento di anticipare che teniamo, in un contesto mediamente peggiorativo. Mi aspettavo un trend migliore sugli impieghi, ma sono fiducioso per l’ultima parte dell’anno. Abbiamo deliberato fidi per 1,2 miliardi di euro. La raccolta ha un trend soddisfacente, sia la diretta che la gestita, dove il nostro modello, che affianca a Euromobiliare una trentina di case di investimento, sta pagando in termini di soddisfazione della clientela».
Aumentano invece i costi, ma è una tendenza indotta, volontariamente cercata: «Anno su anno il nostro obiettivo è incrementare il livello dei costi di circa il 3 per cento — conclude Bizzocchi —. Non siamo impazziti, anche se andiamo controcorrente, ma stiamo investendo cifre rilevanti in tecnologia informatica e soprattutto stiamo assumendo. Sono un centinaio i nuovi arrivi dallo scorso gennaio, per due terzi neolaureati». Uno sforzo importante che ha portato il Credem, dopo una rincorsa triennale, a raggiungere nelle scorse settimane il primo milione di clienti, mentre i dipendenti sono passati dai 5.519 di fine 2011 ai 5.651 dello scorso 30 settembre.
S. RIG.
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