Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 28 Lunedì calendario

MICROCREDITO: TANTE SPESE, POCHI PRESTITI


Notizia diffusa dall’Ansa giovedì 24 ottobre: «L’Agenzia del Demanio e l’Ente nazionale per il microcredito hanno firmato un protocollo d’intesa per avviare una collaborazione finalizzata a sostenere il microcredito e la microfinanza e a promuovere lo sviluppo dei territori, attraverso l’utilizzo economico del patrimonio immobiliare pubblico». Letteralmente frenetica, l’attività di questo piccolo ente pubblico, fondato otto anni orsono e presieduto dall’ex parlamentare udc e pdl nonché ex vicepresidente del Senato, nonché ex ministro della funzione pubblica nel governo di Silvio Berlusconi, Mario Baccini.
Nel solo biennio 2010-2011, leggiamo l’ultima relazione della Corte dei conti, ha siglato ben dieci protocolli d’intesa con vari soggetti, dal Centro italiano opere femminili salesiane alla Repubblica Dominicana, all’Unione delle Province italiane… Ha poi firmato due convenzioni con i Comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena e stipulato tre accordi internazionali. Ma ha anche avviato cinque programmi di «formazione» e altrettanti di «comunicazione», oltre a svolgere «attività di promozione della cultura in materia di microfinanza attraverso iniziative convegnistiche dirette e promosse da altre istituzioni, sia in Italia che all’estero». Per non parlare dell’«attività di ricerca e studio su differenti aspetti riguardanti il settore della microfinanza in Italia, nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti». Il tutto svolgendo «studi comparativi sulla microfinanza» sviluppando «proposte regolamentari condivise nonché modelli d’intervento per la microfinanza della cooperazione e domestica».
E pensare che qualcuno lo considerava un ente inutile. Il governo di Mario Monti, in quella insensata furia della spending review scatenatasi nell’estate del 2012, l’aveva cancellato per decreto. Ma Baccini non si è fatto trovare impreparato: a Montecitorio lui e i suoi colleghi deputati hanno risolutamente bocciato il taglio e riesumato l’ente prima che venisse calato nella fossa. E dopo averlo salvato, qualche mese dopo il Parlamento ha anche ripristinato, nella legge di Stabilità approvata appena prima dello scioglimento delle Camere e delle elezioni del febbraio scorso, il finanziamento pubblico di un milione e 800 mila euro che era stato soppresso. Risultato ottenuto grazie a un emendamento votato all’unanimità in commissione alla Camera. L’autore? Mario Baccini, ovviamente. Il quale nell’occasione ha spiegato: «Si tratta di incentivi alla lotta alla povertà per creare microimprese».
Nel 2011, secondo la Corte dei conti, del milione 800 mila euro di contributo pubblico, un milione 66 mila euro se ne sono andati per spese di funzionamento (di cui 177 mila per compensi al segretario generale e al suo vice), 81.595 euro per «comunicazione integrata» (la Rivista del Microcredito e della Microfinanza), 60.750 per «interventi di microfinanza», 65.210 per studi e ricerche, 67.949 per servizi informatici e 66.100 per «organizzazione e partecipazione a convegni, congressi e meeting». E non è tutto qui. Perché ai soldi statali si dovranno aggiungere i cospicui fondi europei che l’ente pubblico dell’ex ministro Baccini si è aggiudicato. Per realizzare i seguenti programmi: «Monitoraggio dell’integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al microcredito e alla microfinanza, capacity building sugli strumenti finanziari di microcredito (definizione e sperimentazione di nuove competenze e strumenti per la gestione efficiente ed efficace dei programmi) e promozione e creazione presso i servizi per il lavoro di strumenti operativi innovativi volti all’autoimpiego e alla microimprenditorialità». Totale, 7 milioni 669 mila euro di denari pubblici, finanziati almeno per la metà dall’Erario italiano. Chi aveva osato dire che è un ente inutile?