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 2013  ottobre 28 Lunedì calendario

QUANDO IL MATEMATICO SBAGLIA A FARE I CONTI


Quasi mai perdo tempo a rispondere alle esternazioni antisemite, oggi rese più frequenti grazie all’uso di Internet ed altri mezzi di comunicazione,— specie se si tratta di materiale propagandistico, reperibile fin dalle origini nelle pattumiere del nazifascismo. Contestarle non servirebbe a far balenare il lume della ragione in convincimenti nutriti da secoli di calunnie e di menzogne, ma se mai a dar loro spazio per ripetere lugubri minacce e maledizioni. Talvolta, peraltro, mi sento indotto alla rottura del silenzio se la bestialità antiebraica viene pronunciata da chi non te l’aspetti o per storia o per cultura e, quindi, ci si sente obbligati a far richiamo alla ragione. Una speranza, peraltro, soggetta sovente, all’illusione anche perché, esaminando con attenzione passate biografie ci si accorge che raramente l’antisemita è caduto in un occasionale impulso e già altre volte una mezza frase, una battuta, una citazione hanno rivelato il suo sincero e originale stato d’animo.
È il caso in cui è incorso il matematico Piergiorgio Odifreddi il quale, non sappiamo se stimolato da qualche nascosta “comprensione” per Priebke, ha creduto di dare prova di libero pensiero associandosi, nel blog che abitualmente lo ospita su Repubblica, a un altro lettore nel sostenere «il valore semplicemente propagandistico del processo di Norimberga ai gerarchi nazisti» per poi definire le «camere a gas impossibili per motivi tecnici e logici oltre che storici ». Al che un “Bene! Bravo! Bis” deve essere sfuggito dall’ugola del matematico, che appare poco aduso alla logica e alla matematica. Almeno così pare se subito si precipita ad esprimere la sua concordia con il lettore negazionista al quale assicura: «Su Norimberga confesso di essere molto vicino alle sue posizioni. Il processo è stato un’opera di propaganda. I processati hanno dichiarato con lapalissiana evidenza che, se la guerra fosse andata diversamente, a essere processsati per crimini di guerra sarebbero stati gli alleati. Non entro nello specifico delle camere a gas perché su di esse so soltanto ciò che mi è stato fornito dal ‘ministero della propaganda’ alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che uniformarmi all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti».
Non leggo altri brani, il cui disgusto va molto al di là dell’abituale casistica antisemita. C’è da aggiungere che appena pervenuto a Repubblica.it la prosa dell’Odifreddi è stata subito espurgata dal portale. Purtuttavia alcune copie sono sfuggite e pervenute ad altri giornali che non hanno mancato di esprimere la loro indignazione. Tra l’altro è stato ripreso un libro postumo di Shlomo Venezia, uno dei pochi sopravvissuti, incaricati nei gulag di disseppellire i corpi, che in una delle pagine più drammatiche di Sonderkommando Auschwitz (Rizzoli 2007), tradotto in 24 lingue, racconta dell’unica volta in cui fu ritrovata all’apertura dei forni una creatura viva. Si trattava di una neonata attaccata al seno della madre defunta. «L’abbiamo presa e portata fuori, ma ormai era condannata: ci pensò una SS, sulla soglia delle celle che la finì con uno sparo in bocca». Forse una gita scolastica ai lager gioverebbe al matematico che si giustifica con l’ignoranza. A meno che non ci risponda con le Maledizioni di Lutero contro i giudei: «Essi sono cani assetati di sangue di tutta la cristianità e assassini di cristiani per volontà accanita e gli piace talmente farlo che sovente sono stati bruciati vivi sotto l’accusa di aver avvelenato le acque e i pozzi, rapito bambini e averli smembrati e fatti a pezzi, con lo scopo di raffreddare la loro rabbia con del sangue cristiano». Un richiamo bibliografico per il cattedratico sprovveduto: Van den Juden und thren Luegen, (1543).