Gualtiero Gualtieri, Il Sole 24 Ore 27/10/2013, 27 ottobre 2013
SEVERGNINI INI INI INI
È il passeggero ideale da incontrare negli scompartimenti (se solo ce ne fossero ancora, di treni così, così inclini alla conversazione, signora mia…). È fine dicitore e scrittore che sa spiegare il mondo con lo spirito di patata tipico della provincia. Lui, coi suoi libri – anzi, coi suoi bestseller – copre quel mercato fatto con le patate scoppiettanti della futilità. Solo che un poco ci marcia e tutta la sua divertente inutilità – nella grisaglia dell’editoriale – rovina nel grottesco. Figlio del notaio di Indro Montanelli, di cui incautamente si dice erede, invece che stare nel solco di Luca Goldoni, ormai crede di essere Paolo Mieli. Con esiti bizzarri per il suo giornale, Il Corriere della Sera. Il nostro – popolare al punto di diventare un personaggio di Walt Disney – ha tanto talento nel brio e non però nella leggerezza. Meno che mai nell’estro mielista.
È l’ospite ideale dei tè – purché non danzanti – e alle Invasioni Barbariche e a Otto e Mezzo (giusto ieri, ohibò), esibisce l’ars sua tutta di tuberi. Non è un imbroglione, è un interista e cade solo su pignolerie che un pignolo da caffè qual è lui non può permettersi. Conosce la lingua inglese e ammaestra il pubblico dei pendolari sull’uso giusto delle parole più giuste. Una mia amica inglese si diverte a pizzicarlo in questo suo essere paesano e quando lui ci azzecca nel dire jogging e non footing, al contrario crolla nel rimproverare l’uso del termine body per indicare la guaina contenitiva delle grazie femminili. Smuove tutto quel po’ di comò che si ritrova sul mento ed enuncia catsuit (quello di Cat Woman) e risulta persino retrò. Una parola così, è giusta – fu anche costretto a correggersi – ma la sta pescando dai vocabolari degli anni ’40 perché il body è body e basta. Altrimenti in italiano in luogo del push-up dovremmo dire stringipetto.
È un divo, mangia pane e vanità e ai festival del giornalismo (come a Perugia) o nelle restanti tappe dei tour culturali, fa in modo di farsi trovare all’imbocco delle strade per mietere sorrisi. I ragazzi lo salutano e pensano di prendere un contratto. Dovreste vederlo per le strade di Crema. Parla sempre di sé tra sé e sé. E cammina congratulandosi con tutti. Hanno, infatti, una gran fortuna: tutti concittadini di Beppe Severgnini.